10 mila esuberi entro l'anno prossimo. Questa la caduta occupazionale nel settore bancario
I dati del rapporto Abi (Associazione Bancaria Italiana) del 2002 sugli istituti di credito italiani
Pertanto, il destino delle nostre banche, sia di medio-piccole che di grandi dimensioni, rischia di essere quello di rafforzare le attività tradizionali e di presidiare i segmenti del mercato domestico
Da quanto emerge dal rapporto Abi 2002 sul mercato del lavoro nell' industria finanaziaria, nel settore bancario lavorano 346.229 addetti. Circa il 94% di questi lavora nelle banche, mentre il restante 6% nelle società finanziarie. Inoltre sembra che nell'ultimo anno ci sia stata una riduzione dell'occupazione dello 0,5%. La quasi totalità del settore bancario circa il 95,4 % lavora con un contratto a tempo indeterminato e soprattutto full time ( l'88,7%). Appaiono minime le quote di lavoro a termine (0,9%) e temporaneo (0,7%). I contratti di formazione lavoro sono, invece, il 3% del totale. Sempre in base al rapporto Abi, si rileva una modifica nella composizione del personale nel biennio 2000- 2001. Sono diminuiti i dipendenti con contratto a tempo indeterminato full time.
Si è passati infatti, dall'89,3% all'88,7%. Al contrario sono cresciuti i rapporti part time a tempo indeterminato, passando dal 6,3% al 6,7%, i lavoratori temporanei ( dallo 0,2% allo 0,7%). Inoltre si è ridotto il personale con contratto di formazione lavoro (passato dal 3,4% al 3%), mentre è rimasto identico il numero dei part timers a tempo determinato (lo 0,1% del totale degli occupati). Globalmente, dunque, si registra un incremento dei lavoratori a tempo parziale, che passano a rappresentare il 6,8% del totale degli occupati, a fronte del 6,4% dell’anno precedente. Per quanto riguarda le sole banche, il discorso cambia rispetto a quello dell’intero universo del credito: troviamo più rapporti di lavoro a tempo indeterminato full time (89% contro 88,7%), mentre è ancora contenuto il ricorso a lavoratori a tempo parziale, con la sola eccezione dei contratti di formazione lavoro utilizzati nella stessa misura.
Il rapporto Abi classifica inoltre, gli istituti in 5 fasce diverse. La perdita dei posti di lavoro, secondo questa divisione, colpisce soprattutto le banche maggiori (-2,7%) e quelle grandi (-1,8%), mentre nelle banche minori si è assistito ad un aumento dell’occupazione (+6,7%), nelle piccole (+3,1%), seguite dalle medie (+1,85). Nel Nord Est si è verificato il maggiore incremento occupazionale (+2,6%) mentre le perdite più elevate si sono avute al Sud e nelle Isole (-2,4%), rispetto al -1,1% del Centro e del Nord Ovest.
Aumentano, però, le donne che lavorano allo sportello: a fronte di 10 lavoratrici uscite dal sistema, ne vengono assunte 16, mentre vengono reclutati solo 7 uomini rispetto ai 10 usciti. Il 60% dei nuovi assunti è sempre più giovane, avendo meno di 32 anni. Inoltre, cresce la tendenza a procurarsi le figure di alto livello ricorrendo all’esterno: il 14% delle assunzioni nel 2001 riguarda la figura di quadro direttivo e l’1,4% quella di dirigenti. "La gran parte del risanamento del sistema bancario è stata fatta a spese dei lavoratori, massicciamente espulsi dal mercato del lavoro del settore". Così Marcello Tocco, segretario generale della Fisac-Cgil, riassume la posizione del suo sindacato. "Il fenomeno della concentrazione del mercato in pochi grandi gruppi bancari - spiega Danilo Benedetti, direttore delle risorse umane del Gruppo Mediolanum - non sembra ancora esaurito. In breve, le grandi banche continueranno a ridurre il personale che non potrà essere compensato dalla crescita delle realtà medio piccole". Continuerà, inoltre, ad aumentare il ricorso all'outsourcing. Il ricorso alle esternalizzazioni "costituisce anche una opportunità di ingresso nel mondo del lavoro e di sviluppo professionale ed economico,- continua Benedetti - anche se con qualche perdita in termini di garanzie".