100 anni coi fratelli Wright
Il 17 dicembre del 1903, Wilbur e Orville Wright si libravano nei cieli della North Carolina con il ''Flyer 1''
L'anniversario è di grande interesse per l'Italia, che vanta gloriose tradizioni aviatorie ed una significativa realtà industriale che continua a tutt’oggi . L'avventura del volo in Italia ebbe inizio sotto l'ala protettrice dei fratelli Wright: fu proprio Wilbur che nel 1909 insegnò i rudimenti del volo a Mario Calderara (primo italiano a conseguire il brevetto di pilota) e Umberto Savoja (progettista di aerei quale lo SVA). Nel nostro Paese, la culla dell'aviazione fu Torino. In questa città volò il primo aereo italiano (Faccioli, 1910), ebbe sede il primo reparto aeronautico militare (Battaglione Aviatori), si svolse la prima esposizione aeronautica e sorsero le industrie (dalla SIT alla Fiat).
A queste origini è legata l'attuale presenza nel territorio torinese di insediamenti industriali ad alta tecnologia quali soprattutto Alenia Aeronautica ma anche Alenia Spazio, Galileo Avionica, Avio (ex Fiat Avio) ecc., oggi tutti raccolti sotto l'egida Finmeccanica nel segno della tecnologia più avanzata.
I fratelli Wright e il volo
L'interesse dei fratelli Wright per il volo ebbe inizio in gioventù. Nel 1878 il padre gli regalò un modellino d'elicottero propulso ad elastico, con cui essi giocarono e fecero diversi esperimenti, giungendo a costruirne parecchie copie di dimensioni maggiori.
Con la morte di Otto Lilienthal, il famoso pioniere tedesco degli alianti, i fratelli Wright, colpiti dall'avvenimento, iniziarono uno serio studio del volo. Dopo che ebbero assimilato tutto ciò che riguardava l'argomento e che era disponibile localmente, il 30 maggio 1899 Wilbur scrisse alla Smithsonian Institution richiedendo tutte le pubblicazioni riguardanti l'aeronautica che avevano a disposizione. Richard Rathbun, che era Assistant Secretary della Smithsonian Institution, rispose nel modo allora abituale per questo genere di richieste: parecchi trattati e ristampe di giornali scientifici insieme ad una bibliografia.
Nell'estate del 1899, i Wright costruirono il loro primo manufatto aeronautico: un aquilone biplano di 152,5 cm (5 piedi) d'apertura alare. Avevano infatti deciso di seguire la strada indicata da Lilienthal, ossia usare gli alianti come tappa intermedia per giungere ad un aeroplano motorizzato che funzionasse.
Aeromobile dei Wright, si basava su tecniche più avanzate rispetto a quelle del pioniere Lilienthal. Le idee dei due fratelli fecero progredire in modo significativo la sperimentazione aeronautica.
Incoraggiati dal successo del loro piccolo aquilone, nel 1900 e 1901 i due fratelli costruirono e pilotarono due alianti a grandezza intera.
Il 17 dicembre 1903 i fratelli Wright inaugurarono a Kitty Hawk, North Carolina, l'era dell'aereo, con i primi voli di una macchina volante più pesante dell'aria. Questa macchina è nota come Wright Flyer, Flyer 1, Flyer 1903 o anche Kitty Hawk Flyer. L'aeroplano era il risultato finale di un sofisticato programma di ricerca e sviluppo durato quattro anni, che Wilbur e Orville Wright avevano iniziato nel 1899. Il Flyer era praticamente una versione ingrandita ed irrobustita dell'aliante del 1902, a cui era stato aggiunto un motore e delle eliche.
Durante il progetto e la costruzione dei loro aeromobili sperimentali, i due fratelli furono fra i primi a utilizzare molti dei principi e delle tecniche fondamentali della moderna ingegneria aeronautica, come l'uso della galleria del vento o la progettazione basata sui risultati di voli di prova.
Il primo volo
Il 14 dicembre 1903 Wilbur aveva effettuato un tentativo di volo, senza successo, ed aveva leggermente danneggiato il Flyer, che era stato prontamente riparato per tentare nuovamente di volare.
La sera del 16 dicembre sull'orizzonte si stagliava minacciosa una linea nera di nuvole. Il fronte nuvoloso avanzò velocemente e la perturbazione meteorologica colpì Kill Devil Sand Hill, il campo dei fratelli Wright a Kitty Hawk, nel North Carolina. La pioggia cessò verso il mattino, lasciando fra le dune di sabbia delle pozzanghere ghiacciate. Dall'oceano continuava a soffiare un vento di 30 miglia all'ora, che abbassava la temperatura a 4 gradi.
La mattina del 17 dicembre 1903, dopo aver fatto una semplice colazione ed essersi vestiti come tutti i giorni – giacca, camicia con colletto bianco inamidato e cravatta: fu così che pilotarono il Flyer – i fratelli Wright scrutarono lungamente il cielo. Erano consapevoli delle difficoltà del momento e non avevano nessuna certezza che nel pomeriggio, o il giorno dopo, il tempo sarebbe migliorato. La logica suggeriva di arrendersi e rimanere a terra, ma i Wright "dovevano" accettare la sfida alle loro abilità di piloti lanciata dalla meteorologia e dal nuovo aereo. Fecero quello che un pilota non dovrebbe mai fare: sfidarono la sorte. Furono fortunati: migliaia di piloti, dopo di loro, non lo furono altrettanto.
Poco dopo le dieci del mattino, i Wright rischiarono ed issarono una bandiera, il segnale convenuto con il Kitty Hawk Life Saving Crew per avvisarlo che avevano bisogno d'aiuto per preparare l'aeroplano per il volo. Mentre aspettavano, iniziarono a portare fuori il binario di legno ad una sessantina di metri dall'hangar. Nel frattempo cinque uomini – John Daniels, Adam Etheridge, Will Dough, W.C. Brinkley e Johnny Moore – lasciarono un comodo edificio ed un caldo caminetto per andare ad aiutare, nel vento gelido e sferzante, due eccentrici personaggi che trascinavano uno strano aggeggio attraverso la sabbia gelata. Il mondo deve essere senz'altro riconoscente verso queste persone.
Alle 10.30 i Wright e gli altri uomini avevano posizionato il Flyer sul binario di lancio, che lo teneva staccato dal terreno di una ventina di centimetri. Wilbur e Orville fecero girare le eliche e il motore si avviò scoppiettando. Mentre il motore si riscaldava, i due fratelli stettero da soli per un momento. Secondo uno degli uomini presenti, «non potemmo non notare come si stringessero le mani, come due persone in procinto di lasciarsi senza la certezza di potersi rivedere.»
Era il turno di Orville di provare a volare, ed egli si sistemò sul Flyer. Istintivamente fece quello che da allora ogni buon pilota ha fatto prima di decollare: controllò il funzionamento dell'equilibratore, del timone di direzione e del sistema di svergolamento delle ali. Mentre Orville faceva questi controlli, Wilbur incaricò Daniels di scattare una foto nell'istante in cui il Flyer avesse raggiunto la fine del binario. Chiese anche alle persone presenti «di non sembrare troppo tristi, ma di ... ridere ed incitare ed applaudire ... per cercare di sollevare il morale di Orville mentre partiva». Wilbur stava cercando di alleggerire la tensione.
Alle 10.35 circa, Orville mollò il cavo che lo tratteneva e la macchina iniziò a muoversi sulla rotaia, contro un gelido vento che soffiava a circa 27 miglia all'ora. Wilbur correva a lato dell'aeroplano. Dopo aver percorso poco più di 12 metri (40 piedi), ossia i due terzi della rotaia, il Flyer si sollevò in aria e tutti i presenti gridarono d'entusiasmo. Come aveva fatto Wilbur tre giorni prima, anche Orville sottostimò l'efficacia dell'equilibratore, e la macchina cabrò velocemente. Altrettanto velocemente Orville contrastò la cabrata con l'equilibratore e la macchina picchiò. Di nuovo su, di nuovo giù, per 12 interminabili secondi, finché il Flyer atterrò a circa 36,5 metri (120 piedi) dalla fine della rotaia, il pilota e l'aeroplano intatti, eccetto un pattino rotto. Per la prima volta una macchina volante aveva decollato da terra, viaggiato in aria ed aveva atterrato sotto il controllo del suo pilota. Orville Wright fu il primo uomo a volare con una macchina più pesante dell'aria propulsa da un motore. Ad essere sinceri, il pilotaggio era stato ondivago ed incerto, ma era in ogni caso pilotaggio. Orville e Wilbur erano euforici, ma non soddisfatti.
Alle 11.20 circa fecero un secondo volo, di poco più di 53 metri (175 piedi), con Wilbur ai comandi. Venti minuti più tardi Orville volò per la terza volta ed atterrò a 61 metri (200 piedi) dal punto di partenza. Infine, a mezzogiorno, Wilbur decollò per la quarta volta. L'inizio del volo fu più o meno come gli altri tre. Dopo circa 90 metri (300 piedi), Wilbur finalmente prese confidenza con l'equilibratore e il Flyer cominciò a stabilizzarsi. Aveva superato il segno dei 244 metri (800 piedi) quando l'aeroplano fu colpito da una raffica di vento e ricominciò il suo volo selvaggio. Wilbur lottò con esso per pochi secondi, cercando di riprendere il controllo, quando il Flyer «precipitò improvvisamente al suolo», secondo le parole di Orville. Il velivolo atterrò a quasi 260 metri (852 piedi) di distanza dal punto di partenza, dopo un volo durato 59 secondi. Il brusco atterraggio ruppe i pattini ed i supporti dell'equilibratore frontale, ma tutto il resto era intatto. Wilbur e Orville erano soddisfatti: il Flyer aveva volato, loro avevano volato, senza dubbi, grazie a ques'ultimo prolungato sforzo.
Trasportando l'aeroplano verso il punto di lancio, gli uomini discussero sulla possibilità di riparare l'equilibratore e di fare un volo ancora più lungo. Sfortunatamente, appena appoggiarono la macchina a terra, per riposarsi, un'improvvisa raffica di vento sollevò un'ala. Daniels afferrò un montante al volo e rimase imbrigliato dalle controventature, mentre la macchina girava su se stessa più e più volte. Quando si fermò, il velivolo era completamente danneggiato e ridotto ad un mucchio di legna da ardere e di tela strappata: non poteva essere fatta nessuna riparazione immediata. Daniels, fortunatamente, non si fece neppure un graffio.
I voli a Kitty Hawk furono interrotti e la macchina danneggiata fu rispedita a Dayton. Il Flyer, il primo vero aeroplano al mondo, non avrebbe mai più volato.
Johnny Moore comunicò la novità alla gente di Kitty Hawk, correndo verso il villaggio e gridando: «L'hanno fatto! L'hanno fatto! Ch'io sia dannato se non hanno volato.»
I Wright, che erano più composti, pranzarono e poi si recarono a piedi fino all'Ufficio meteorologico di Kitty Hawk per spedire il seguente telegramma al padre, a Dayton:
«SUCCESSO QUATTRO VOLI GIOVEDÌ MATTINA TUTTI CONTRO VENTO VENTUNO MIGLIA PARTITI SUOLO SOLO FORZA MOTORE VELOCITÀ MEDIA ARIA TRENTUNO MIGLIA MAGGIORE 57 SECONDI INFORMA STAMPA NATALE CASA. OREVELLE WRIGHT».
Se il fatto che Daniels sia uscito indenne dal grave incidente che distrusse il Flyer ha del miracoloso, ancora più fantastico è il fatto che il Flyer sia riuscito a volare.
Molto tempo dopo il volo di Kitty Hawk, gli ingegneri aeronautici hanno analizzato le caratteristiche di volo del Flyer e hanno scoperto che l'equilibratore, eccessivamente sensibile, lo rendeva quasi incontrollabile. Una simulazione col computer mostrò che il pilota aveva bisogno dei riflessi di un atleta professionista per tenere il velivolo in aria.
Sotto tutti gli aspetti, i fratelli Wright erano dei piloti meravigliosi.