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11 aprile 2007: ritorna Al Qaeda

La rete terroristica di Bin Laden ha colpito il cuore dell'Algeria. Il terrorismo rimane il pericolo più grande

12 aprile 2007

L'Algeria è sotto attacco. Al Qaeda l'ha colpita al cuore: tre autobombe guidate da kamikaze sono esplose ieri nella capitale, Algeri, una all'ingresso della sede del governo, le altre due contro una caserma di polizia che si trova vicino a un istituto universitario.
Il bilancio sarebbe di almeno 30 morti e oltre 160 feriti secondo fonti ospedaliere mentre la Protezione Civile parla di 23 morti e più di 160 feriti. Tra le vittime anche alcuni studenti dell'università di Algeri uccisi nel secondo attentato.
L'ordigno deflagrato davanti agli uffici del premier Abdelaziz Belkhadem ha fatto tremare diversi edifici adiacenti ed è stata udita in tutta la capitale. Il palazzo obiettivo dell'attentato, in pieno centro, ospita diversi ministeri. Sul posto sono subito arrivate numerose ambulanze e migliaia di persone si sono riversate in strada. Testimoni dicono di aver visto l'auto passare davanti all'edificio una decina di minuti prima dell'esplosione. Poi il kamikaze è tornato e si è diretto verso il posto di controllo. La polizia ha aperto il fuoco, a quel punto il terrorista ha innescato la bomba. Gli attentatori hanno preso di mira poi una stazione di polizia del quartiere di Bab Ezzouar, alla periferia orientale della capitale, vicino all'aeroporto internazionale. Nella stessa zona si trova anche la facoltà universitaria di scienze e tecnologia. Testimoni hanno riferito che a saltare in aria è stata un'autobomba probabilmente piazzata nel parcheggio del palazzo di sei piani.

A rivendicare gli attentati di Algeri (e anche quelli di Casablanca di martedì), la rete terroristica Al Qaeda (in particolare il movimento ''Al Qaeda per il Maghreb islamico'', nome nuovo per quello che, fino allo scorso gennaio, si chiamava ''Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento'') con una telefonata alla redazione di Rabat dell'emittente Al Jazira. Una successiva rivendicazione, sempre di Al Qaeda, è apparsa anche sul web.
L'attentato algerino poi, è stato compiuto in una data che oramai sembra essere la maledetta firma della rete terroristica messa in piedi da Osama Bin Laden: il giorno 11. Come l'11 settembre del 2001, il giorno delle Torri gemelle, l'11 aprile del 2002 in Tunisia, a Djerba nei pressi della sinagoga, l'11 marzo del 2004, la strage di Madrid e l'11 luglio del 2006, quando sette esplosioni avvenute in sei stazioni ferroviarie e in una della metro a Bombay provocarono 200 morti e oltre 700 feriti.

Secondo il giornalista algerino Djilal Bouati intervistato da Al Jazira gli attentati sarebbero una risposta dei terroristi alla vasta operazione compiuta in questi giorni dall'esercito contro le roccaforti di Al Qaeda per il Maghreb islamico, a est e a ovest della capitale. Operazione che ha portato all'uccisione di numerosi terroristi. Gli attentati inoltre suonano come un ammonimento al governo in vista delle legislative del 17 maggio: pochi giorni fa, l'esecutivo ha deciso, di fatto, di escludere dalle elezioni la più importante formazione islamista, El Islah. Il suo leader, Abdhalla Djaballah, non ha mai sposato la lotta armata, tuttavia condivide l'obiettivo politico del Gspc (Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento) di creare un regime islamico.
Il primo ministro algerino Abdelaziz Belkhadem, uscito indenne dall'attentato, ha definito l'attacco un atto ''criminale e codardo''.
Da oltre 15 anni ormai il governo algerino è impegnato in una vera e propria guerra contro il terrorismo islamista e in particolare contro il Gspc, che si calcola abbia fatto oltre 200mila vittime. In gennaio il Gspc ha cambiato nome in ''Al Qaeda per il Maghreb islamico'' e rafforzato di fatto i suoi legami con la rete di Bin Laden. Da allora gli attentati si sono moltiplicati. Anche tutti i leader europei si sono uniti nella condanna di Belkhadem.

Da ieri, dunque, l'Algeria si scopre nuovamente nel mirino del terrorismo islamista. Ma non solo. Sembra, infatti, essere scattata l'annunciata offensiva di primavera di Al Qaeda nei Paesi del Mediterraneo. Offensiva che preoccupa profondamente i servizi segreti europei. In Italia, Francia, e Spagna ci si sente fin troppo a ridosso della linea del fuoco. Uno scenario che preoccupa ma non sorprende i nostri 007.
Nella 58/a Relazione semestrale inviata dai servizi segreti al Parlamento, e presentata giusto ieri, il Cesis ha scritto: ''Le acquisizioni di intelligence confermano legami tra il Gspc e circuiti radicali internazionalisti in Mauritania, Libia, Tunisia e Marocco. Gli scontri armati avvenuti in Tunisia nel dicembre 2006 tra forze dell'ordine e i ''salafiti'' sospettati di contatti con il Gspc hanno evidenziato l'esposizione del Paese a progetti che intendevano integrare piano eversivo-insurrezionale e disegni antioccidentali''.

Più in generale i servizi segreti continuano a considerare una ''minaccia di prima grandezza'' per l'Italia l'attività del ''terrorismo jihadista all'estero, o comunque a cittadini italiani operanti in aree di crisi''. I rischi maggiori, dopo la conclusione della missione in Iraq, ''permangono in Afghanistan e Libano''. ''L' assenza di attentati sul suolo italiano - rileva ancora l'intelligence - non può far sottovalutare la persistenza e l'acutezza di un sentimento e di intenzioni inequivocabilmente ostili''.
Infatti, nel Rapporto viene rilevato ancora, che nel secondo semestre del 2006 sono state 130 le minacce contro interessi italiani: 115 di matrice jihadista e 15 riferite ad ambiti eversivi nazionali. Delle minacce, 71 sono riferite al territorio italiano e 59 a interessi italiani in Paesi occidentali e Paesi arabi moderati: 25 riguardano obiettivi situati in specifiche città italiane.

Sotto attenta osservazione è l'intera galassia terroristica che Al Qaeda sta posizionando nell'area del Mediterraneo. ''Sono ancora tutti da chiarire - scrive ancora il nostro servizio segreto - ruolo e peso che nell'articolata pianificazione avrebbero svolto militanti provenienti dai Paesi limitrofi e dall'Europa. Pure di rilievo gli indicatori in Marocco della presenza di un consistente magma radicale, costituito tanto da cellule autoctone che da espressioni qaediste''. E preoccupa ancor di più la proiezione del terrorismo islamico nei Paesi europei. ''L'intelligence - hanno scritto gli 007 - non ha mancato di rilevare l'espansione di formazioni nordafricane neo-fondamentaliste, prettamente nazionaliste, attestate su posizioni di irriducibile avversione al governo della madrepatria''. Per il momento, la maggior parte di questi radicali si limita a un forte risentimento contro gli autoritari governi dei loro Paesi d'origine. Ma i servizi segreti non nascondono che dal ''progressivo isolamento'' in cui versano, ''potrebbero scaturire slittamenti verso la clandestinità''.

- Dalle terre del Maghreb riparte la guerra di Osama (Corriere.it)

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12 aprile 2007
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