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11 Settembre sei anni dopo...

La paura del terrorismo non è passata, mentre Osama Bin Laden continua a minacciare il mondo

11 settembre 2007

Sono passati sei anni da quel giorno, quel giorno che secondo molti cambiò le sorti del mondo, quel giorno in cui si delineò nettamente la linea di confine tra il prima e il dopo. Tutto ciò avvenne in meno di due ore, dalle 8:46 alle 10:28: quattro aerei di linea dirottati da altrettanti gruppi di terroristi, due Boeing 767 schiantatisi sul World Trade Center e due Boeing 757 precipitati sul Pentagono e in Pennsylvania.
L'attacco, il primo di queste dimensioni negli Stati Uniti d'America,  provocò 2.595 morti al World Trade Center e 125 morti al Pentagono, cui vanno aggiunti gli equipaggi e i passeggeri, inclusi i dirottatori, degli aerei utilizzati: 92 sul volo 11 e 65 sul volo 175 (WTC), 64 sul volo 77 (Pentagono) e 45 sul volo 93, precipitato su Shanksville, per un totale di 2986 vittime.
La deflagrante comparsa di Al Qaida nel panorama internazionale dava inizio alla guerra contro il terrorismo islamico. Dopo l'11 Settembre 2001, l'America attaccava nell'ottobre dello stesso anno l'Afghanistan, presunto luogo dove si nascondeva il presunto ideatore degli attacchi: Osama Bin Laden.
Bin Laden, sceicco saudita conosciuto bene dalle alte sfere statunitensi e nutritosi alla mammella americana in diverse circostanze, rivendicò gli attacchi un anno dopo con il primo di una lunga serie di video che hanno caratterizzato la storia recente, un video con il quale salutava ed omaggiava i suoi kamikaze presentati come ''gli uomini che hanno cambiato la storia del mondo''.

Dopo la guerra in Afghanistan, con la quale gli Usa rovesciarono il regime talebano senza tuttavia catturare Bin Laden - diventato nemico pubblico numero uno a livello mondiale -, l'esigenza americana di trovare un altro capro espiatorio per gli attentati alle Torri Gemelle, concentrò l'attenzione verso l'Iraq di Saddam Hussein, già colpito duramente nel '90 con la Prima Guerra del Golfo. Allora il desposta iracheno, che regnava su di un paese fortemente indebolito dall'embargo imposto dall'amministrazione di Bush padre, diventò il principale nemico da abbattere per ''i contatti con numerosi gruppi terroristici e la possibile collaborazione con loro''. Il vicepresidente Dick Cheney sostenne che esistevano legami certi fra Al Qaeda e l'Iraq e nell'ottobre del 2002 George W. Bush, ottenne dal Congresso l'autorizzazione all'uso della forza per ''difendere la sicurezza nazionale degli USA contro la continua minaccia posta dall'Iraq''.
Nel maggio del 2003 gli Usa rovesciarono il regime di Saddam Hussein, ma la guerra in Iraq, come anche la guerra in Afghanistan, oggi non è ancora terminata.
Così come non sono ancora terminate le inchieste sull'11 Settembre che dal 2001 si susseguono e si moltiplicano, raccogliendo milioni di indizi, testimonianze, supposizioni e raccontando scenari inquietanti, talora incredibili, altre volte impressionanti.
Dopo sei anni, nei quali il World Trade Center è stato ricostruito solo virtualmente mentre Ground Zero rimane ancora una voragine, ripulita sì ma dolorosissima; nei quali tante persone si sono ammalate dopo aver respirato per intere settimane le polveri tossiche delle macerie; nei quali George W. Bush è stato rieletto, nonostante sia stato espressamente reso noto che l'Iraq non c'entrava nulla con Al Qaeda, e che questa ha potuto bene attecchire in quel paese proprio grazie alla guerra americana, dalla verità dell'11/9 si è ancora lontanissimi, come lontanissima è la certezza che si possa riuscire a comprendere cosa realmente ci sia dietro.

Certi sono i morte di quel terribile attacco, come sono certi i cadaveri degli altri attentati che Al Qaeda ha messo a segno in Europa. Certo è ancora il terrore che Osama Bin Laden riesce a propagandare, come sembra ormai certo il fatto che, dopo sei anni, lo sceicco del terrore sia ancora vivo.
Dopo essere apparso in video venerdì scorso (leggi), Bin Laden si è nuovamente fatto vivo per la sua personalissima commemorazione dell'11 Settembre. Un fermo immagine, racconta l'esperta di terrorismo Laura Mansfield, che ha visionato il materiale, accompagnato dalla voce del super-latitante. Il messaggio presunto del capo di Al Qaeda dura circa 14-15 minuti su un fermo immagine che lo ritrae con la barba ''tinta'', com'era apparso nel video precedente del 7 settembre, con sullo sfondo un'elaborazione di una foto che ritrae uno dei due aerei che sta per impattare le Torri Gemelle, sei anni fa. Il resto del messaggio è dedicato al terrorista saudita, Walid al-Shehri, uno dei componenti della squadra di 19 dirottatori dell'11/9, la cui immagine compare accanto a quella del leader. Bin Laden tesse le lodi di al-Shehri, che era tra i terroristi del volo numero 11 della compagnia ''American Airlines'': l'aereo fu quello che per primo si abbattè sull'obiettivo, la Torre Nord del World Trade Center di Manhattan.
Secondo l'esperta Mansfield, il nuovo messaggio è indirizzato ''tanto al mondo arabo che a quello anglosassone'' anche se è presto per dire quali messaggi specifici contenga.

I servizi segreti americani ritengono che Al Qaida resterà per diverso tempo ''la più seria minaccia'' agli Usa e che la sua leadership storica continui a mirare ad attentati che provochino ''stragi di massa, distruzione visivamente drammatica e significative conseguenze economiche''.
Al Qaida, ha detto Michael McConnell, Direttore nazionale dell'intelligence Usa, in un'audizione in Senato a Washington e riportando le conclusioni della comunità d'intelligence americana e dei paesi alleati, ''ha protetto o rigenerato elementi chiave della propria capacità di attacco, tra i quali: un rifugio sicuro nelle zone tribali in Pakistan, luogotenenti operativi e la propria leadership di vertice''.

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11 settembre 2007
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