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150 anni di Sigmund Freud - La psicoanalisi dopo Freud

05 maggio 2006

La formazione di Freud era di tipo medico; per questo egli ha coerentemente dichiarato che i suoi metodi e le sue conclusioni di ricerca erano scientifici. Tuttavia, la sua ricerca e la sua pratica sono state messe in discussione da altri studiosi. Inoltre, sia i critici che i seguaci di Freud hanno osservato che l'affermazione di base che molti dei nostri pensieri e delle nostre azioni coscienti sono motivati da paure inconsapevoli e desideri, sfida implicitamente le concezioni universali e oggettive sul mondo.
Gli psicologi clinici, che cercano di curare le malattie mentali, si rifanno variamente alla psicoanalisi freudiana. Alcuni hanno modificato questo approccio ed hanno sviluppato una varietà di modelli e terapie "psicodinamiche", mentre altri rigettano il modello della mente proposto da Freud, ed hanno adattato elementi del suo metodo terapeutico, specialmente nel privilegiare il colloquio col paziente come forma di terapia. Gli psicologi sperimentali, che aderiscono normalmente al behaviorismo ed al cognitivismo, generalmente rigettano sia i metodi sia la teoria Freudiana. Infine, pur avendo una formazione medica come lo stesso Freud e la maggior parte dei suoi colleghi contemporanei, gli psichiatri rifiutano la sua teoria della mente e generalmente contano più sui farmaci che sulla psicoterapia. Ci sono, tuttavia, psichiatri che combinano i due approcci terapeutici utilizzando in parte i farmaci e in parte la psicoterapia.

Critiche a Freud
Il dibattito interno ed esterno rispetto alle teorie psicoanalitiche è stato sempre piuttosto acceso. Questi dibattiti hanno spesso permesso di sviluppare ed articolare la teorizzazione freudiana originaria, facilitando l'evoluzione della psicoanalisi dagli originari modelli pulsionalisti ai più recenti modelli relazionali.
Critiche a Freud sono state formulate dalla psicologa londinese Lydiard H. Horton, e scaturiscono dagli atti del 1915 di una riunione congiunta dell'Associazione Psicologica Americana e dell'Accademia delle Scienze di New York, dove la teoria del sogno di Freud viene definita come pericolosamente inesatta e notando che le argomentazioni paiono portare acqua al mulino della psicoanalisi. Anthony Grayling, lettore in filosofia all'università di Londra e un collega dell'università di Oxford, hanno scritto nel The Guardian (2002) che, ad esempio, "le filosofie scatenano l'immaginazione collettiva, ma sbiadiscono lentamente" e quanto alle pretese di veridicità di Freud "il giudizio del tempo sembra lavorare contro di lui."
Un'altra critica celebre a Freud (o meglio, a tutto l'impianto psicanalitico) arriva dal filosofo Karl Popper, che annoverava la psicanalisi (e il marxismo) fra quelle discipline "non passibili di smentita", perciò non scientifiche, a causa dell'eccessivo dogmatismo.

La morte del pioniere di un nuovo mondo
Un anno prima della morte, nel 1938, al suo arrivo a Londra aveva concesso un'intervista alla BBC. L'intervista si era conclusa con uno sguardo alla strada ancora da percorrere per la neonata “scienza”: "La lotta non è ancora terminata" affermò. Il suo attaccamento estenuante nei confronti della madre Amalie Nathanson, lo porterà a dire, dopo la sua morte 1930, che solo ora anche lui se ne sarebbe potuto andare, non certo prima che lei morisse.
Il 21 settembre 1939, il grande medico viennese sul letto di morte consumato fra atroci sofferenze mormorò al suo medico di fiducia: "Ora non è più che tortura, non ha senso" e poco dopo ancora: "Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita". Anna era sua figlia al cui sentire Freud si affidò. Morì due giorni dopo, senza risvegliarsi dal sonno tranquillo che la morfina finalmente gli concesse.

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05 maggio 2006
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