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16 giorni dopo...

156mila i morti accertati fino ad ora, vittime del maremoto che il 26 dicembre scorso ha dilaniato il Sud Est asiatico

11 gennaio 2005

Il totale delle vittime, accertato fino ad ora, dello tsunami che il 26 dicembre scorso si è abbattuto nel Sud Est asiatico, è di 156 mila morti.
Ogni giorno, nella sola provincia indonesiana di Aceh, vengono ritrovati almeno 2 mila cadaveri.
E' ancora alta l'emergenza bambini e grande il dramma di quelli che la catastrofe ha reso orfani: secondo l'Unicef, in Sri Lanka e Indonesia sono almeno 50mila.
A Sumatra i morti sono più di 100 mila e il bilancio è destinato a crescere non si sa quanto. "Qui i nostri volontari continuano a trovare ancora 2 mila corpi al giorno", ha detto Markku Niskala, il segretario della Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa.
Dopo 16 giorni dal grande terremoto (magnitudo 9.0) la terra nel Sud Est asiatico continua a tremare,  mossa da scosse di assestamento che hanno raggiungono magnitudo di 7.9. Fino all'alba di ieri Banda Aceh, capoluogo dell'omonima provincia, è stata colpita da una scossa di assestamento di 6,2 gradi sulla scala Richter.
Molti hanno abbandonato precipitosamente quel che resta delle loro abitazioni e i rifugi nei quali sono ospitati gli sfollati. La scossa è stata avvertita anche nelle Filippine. Panico anche alle Andamane e Nicobare dove il livello del mare si è alzato di oltre due metri, minacciando di allagare molti centri tra cui la capitale Port Blair.

Un quadro, insomma, con il quale poter identificare uno dei peggiori cataclismi degli ultimi 100 anni.
Nonostante ciò,  i superstiti ora cominciano ad avvertire i benefici degli aiuti, la cui distribuzione si va intensificando anche grazie agli elicotteri mobilitati da diversi paesi. Il totale degli aiuti internazionali ha ormai quasi raggiunto i sei miliardi di euro. Anche quelli italiani sono aumentati. Sono, infatti, 42 i milioni di euro raccolti per l'aiuto alle popolazioni, raccolti dai gestori di telefonia mobile e fissa, dal 'Corriere della Sera', Rai e Mediaset. Lo ha annuncito ieri Emma Bonino, al termine della prima riunione del comitato dei garanti che dovrà supervisionare la gestione dei fondi, affidata alla Protezione civile. Il comitato si rivedrà giovedì prossimo quando la Protezione civile presenterà i primi progetti di intervento.

E tra l'immenso, inestinguibile dolore, si trova comunque qualche notizia positiva che può riuscire a mitigare un panorama tanto apocalittico: cala il numero dei dispersi italiani che è sceso a 268. Nelle ultime 24 ore, è stato accertato che 70 persone che mancavano all'appello stanno bene.
In alcuni paesi come Thailandia e Sri Lanka, con la riapertura di migliaia di scuole torna una parvenza di normalità. Cresce di giorno in giorno la mobilitazione della comunità internazionale.
L'intervento italiano per la ricostruzione dopo il maremoto si concentrerà in Sri Lanka, paese, insieme alla Thailandia, dove vi sono dispersi italiani: nel primo caso 246, nel secondo 22. L'intervento si concentrerà, pertanto, in due aree dove l'Italia è già presente: Hunawatuna e Trincomalee. I settori d'intervento verranno decisi nei prossimi giorni ma sono già più o meno delineati: si tratta di quello sanitario, quello scolastico e quello produttivo, per rilanciare l'economia.

E mentre mare e fango risputa, come già detto, migliaia di corpi al giorno, altrettanti migliaia di cadaveri vengono riesumati dalle fosse comuni  per essere sottoposti al test del Dna.


Tsunami: nessuno si vergogna?
Stupisce, di fronte a un tale macello, l'unanime spiegazione della catastrofe come inevitabile evento naturale.
Non ho sentito i giornalisti televisivi porsi domande.
Non c'è stato scandalo, non c'è stata vergogna.
Non è colpa di nessuno.
E' vero, non c'è un colpevole. Non uno solo. Non un piccolo gruppo.
E' tutto il sistema mondiale ad essere imputato. La scala di valori e priorità.
Come può un mondo dotato di tecnologie spettacolari non preoccuparsi di predisporre sistemi di allarme in caso di simili cataclismi?
I centri di osservazione avevano visto quello che stava succedendo. Ma non sapevano a chi rivolgersi. Chi avvisare.
Ma poi, evidentemente, qualcuno è stato avvertito e ha potuto salvare migliaia di persone, soprattutto turisti occidentali in alberghi di lusso.
Molti altri si sono salvati perché sapevano semplicemente che quando il mare improvvisamente si ritira bisogna iniziare a correre per allontanarsi dalla spiaggia. In Inghilterra lo insegnano ai bambini alle elementari. E proprio grazie a una bambina di 10 anni che ha dato l'allarme, si sono salvati gli ospiti di un intero mega-albergo.
Queste cose non le insegnano in Thailandia?
No? E perché?
Ora, come al solito in ritardo sugli eventi, i politici dell'area colpita si sono accordati per creare un sistema di osservazione e di allarme. Chissà quante volte una proposta simile è stata avanzata dai soliti allarmisti.
Il governo di politici corrotti e stupidi non solo impoverisce un popolo ma lo lascia indifeso davanti a qualunque avversità.
Nader, l'eterno candidato verde regolarmente sconfitto alle elezioni Usa, all'inizio degli anni novanta aveva protestato per la scarsa sicurezza dei voli aerei e aveva chiesto che le cabine di pilotaggio fosse dotata di porte blindate per rendere più difficili i dirottamenti. Se gli avessero dato retta non ci sarebbe stato l'11 settembre 2001.
E non gli hanno dato neanche la soddisfazione di ammettere che aveva ragione.
Siamo andati sulla luna, abbiamo spedito una sonda su Marte e non riusciamo ad avvisare la gente sta arrivando uno tsunami.
E sembra una cosa normale che negli ultimi cinquant'anni così poco si sia speso per prevenire le catastrofi.
"Proteggere la vita della gente? Perché mai dovremmo investire miliardi per rendere più sicuro il nostro pianeta? Che idea assurda, cosa ci guadagniamo?"
E nessuno si scandalizza se più di duecentomila persone ci rimettono la pelle.
Nessuno si inginocchia e chiede perdono. Fatalità.

Jacopo Fo

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11 gennaio 2005
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