178 anni fa nasceva Carlo Lorenzini, meglio conosciuto come Carlo Collodi, il papà di Pinocchio
Auguri al creatore più conosciuto al mondo, che voleva la fantasia al potere
Nacque una volta...
- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. Nacque una volta uno scrittore...
Brevemente Collodi...
Carlo Lorenzini nasce a Firenze il 24 novembre 1826, lo pseudonimo che adottò, Collodi, non è altro che il nome del paese di cui era originaria la madre.
Collodi, abbracciando le idee mazziniane, partecipa alle rivolte risorgimentali del 1848-49. Negli anni Cinquanta esercita la professione di giornalista, descrivendo nei suoi articoli una realtà toscana spiritosa e bizzarra, fatta di intrighi e storielle da caffè per mezzo di fulminanti invenzioni linguistiche.
Stimolato da questa esperienza esercita la sua capacità di dar vita, per mezzo della sua poetica, alle novità della vita contemporanea. Ne sono testimonianze i suoi romanzi ''Un romanzo in vapore'' e ''Da Firenze a Livorno'' (1856) in cui l'autore fu tra i primi a evidenziare la novità tecnologica apportata della ferrovia.
Egli trova la sua vera strada quando, già avanti con l'età, si dedica alla letteratura per l'infanzia. Come funzionario al servizio dello stato unitario appena formato, inizia con la traduzione dei racconti delle fate di Perrault, per poi lavorare a vari libri pedagogici per la scuola.
Dopo le raccolte di racconti ''Giannettino'' (1875) e ''Minuzzolo'' (1877) scrive il suo capolavoro, ''Le Avventure di Pinocchio''.
Pinocchio non fu pubblicato immediatamente come la bellissima favola che tutti conosciamo, infatti tutto ha inizio nel lontano 1881, quando Ferdinando Martini, insegnante e pubblicista chiede a Collodi di collaborare ad un nuovo periodico, il ''Giornale per bambini''.
Così il 7 luglio 1881 nel primo numero del foglio di Marini e Biagi (rispettivamente amministratore e direttore) fa la sua prima comparsa in Italia e nel mondo, la ''Storia di un burattino''.
Marini e Biagi spronano il Collodi a continuare, per scuotergli di dosso la sua abitudinaria, quotidiana 'pigrizia'. Collodi un po' scherzando, un po' seriamente, raccomandava di essere ricompensato a dovere perché gli venga voglia di andare avanti.
L'amicissimo Biagi (nella cronaca del suo libro Il babbo di Pinocchio) ricorda di aver ricevuto le prime cartelle della ''Storia di un Burattino'', accompagnate da una lettera che diceva: ''Ti mando questa bambinata, fanne quello che ti pare; ma, se la stampi, pagamela bene per farmi venire la voglia di seguitarla''.
Abbastanza presto però, la ''pigrizia'' Collodiana gioca a tutti un brutto scherzo, nel capitolo xv, n. 17 del Giornale (27 ottobre 1881) gli assassini lasciano il burattino impiccato alla quercia grande, pare proprio che l'autore voglia abbandonare il burattino al suo triste destino. Ma presto giungono in redazione le proteste ansiose e rammaricate dei piccoli lettori, che inducono Collodi, consapevole che il pezzo di legno Pinocchio, può morire e risuscitare, a concludere la storia con la trasformazione del burattino in bambino…
Così le avventure del burattino più famoso del mondo, nato quasi per caso e con l'iniziale disinteresse dell'autore, prendono forma nel libro ''Le avventure di Pinocchio''. Collodi, il 12 dicembre 1883, firma con l'editore Felice Paggi un contratto per l'edizione in volume dell'intero testo uscito a puntate sul "Giornale per bambini", che diventa il libro più conosciuto nel mondo.
- ''à nous la liberté'' (da ''A'' rivista anarchica)
- Fondazione Carlo Collodi
- Parco di Pinocchio a Collodi
- Pinocchio. Storia di un burattino