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2,9 milioni di disoccupati!

In Italia è disoccupazione record! Si tratta del tasso più alto da gennaio 2004

01 dicembre 2012

Cresce la disoccupazione in Italia. Nel mese di ottobre il numero dei disoccupati ha raggiunto quota 2 milioni e 870 mila, il livello più alto dal quarto trimestre 1992. Lo ha comunicato l'Istat, sottolineando come il dato registri un aumento del 3,3% rispetto a settembre (+93mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Su base annua si registra una crescita del 28,9% (+644mila unità).
Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,5%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale. L'Istat ricorda come le persone fra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro sono 639mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d'età.

A ottobre, comunica l'istituto di statistica, il tasso di disoccupazione si è attestato all'11,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre e di 2,3 punti nei dodici mesi. L'Istat segnala inoltre una sostanziale stabilità rispetto a settembre del numero di occupati, pari a 22 milioni 930mila. Su base annua si registra un calo dello 0,2% (-45 mila unità). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale, invariato rispetto a dodici mesi prima.
Inoltre, l'occupazione maschile è sostanzialmente stabile in termini congiunturali mentre diminuisce su base annua (-1,4%). L'occupazione femminile cala invece dello 0,1% rispetto al mese precedente, ma aumenta dell'1,5% nei dodici mesi.
Il tasso di occupazione maschile, pari al 66,5%, aumenta rispetto a settembre di 0,1 punti percentuali, ma diminuisce su base annua di 0,7 punti. Quello femminile, pari al 47,5%, è stabile in termini congiunturali, presentando un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima.

Gli occupati a tempo parziale aumentano nuovamente in misura sostenuta (+11,6%, pari a 401.000 unità), ma si tratta in gran parte di part time involontario, ossia dei lavori accettati in mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno. Parallelamente, aggiunge l'Istat, gli occupati a tempo pieno continuano a diminuire (-2%, pari a -398.000 unità). Un calo che su base annua interessa soprattutto l'occupazione dipendente a carattere permanente e il Mezzogiorno.
L'istituto evidenzia anche una crescita del numero dei dipendenti a termine (+3,5% pari a 83.000 unità), ma esclusivamente nelle posizioni a tempo parziale. Circa la metà dell'incremento del lavoro a termine interessa i giovani di età inferiore a 35 anni e caratterizza soprattutto il commercio e gli alberghi e ristorazione.
L'incidenza dei dipendenti a termine sul totale degli occupati sale così al 10,7%. Significativo anche l'aumento dei collaboratori (+11,6%, pari a 45.000 unità), concentrato nei servizi alle imprese e nell'assistenza sociale.

"È chiaro che anche l'occupazione soffre, è un dato ovviamente negativo, ma atteso", ha detto il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, commentando la disoccupazione record e aggiungendo: "Se l'economia rallenta non si può pensare che l'occupazione migliori, anche nei nostri dati c'è un peggioramento nel 2013".

La disoccupazione giovanile in Italia "è impressionante", ha commentato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "Se non diamo un minimo di sprint all'economia - ha detto Bersani - è inutile che ragioniamo su politiche specializzate. Ci si sta restringendo la coperta. Io chiedo: siamo solo in recessione? Possiamo riprenderci? Bisogna convincerci che bisogna fare un minimo di politiche espansive, per andare oltre al rigore. Serve qualcosa d'altro".

"I dati sulla disoccupazione sono la conferma che l'effetto recessivo della politiche economiche che ci sono state è stato molto profondo", ha commentato il segretario della Cgil, Susanna Camusso. "Perché la scelta - prosegue Camusso - di non occuparsi delle politiche industriali da un lato e di sostegno dall'altro determina un crescente crisi dell'occupazione". E ha aggiunto: "Il 2013, sul piano occupazionale, sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l'anno più pesante della crisi".
Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, i dati diffusi dall'Istat sono "drammatici", soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. "È inutile piangersi addosso", ha sottolineato Bonanni, ma "bisogna fare tutti  insieme qualcosa di più senza scaricare la responsabilità su altri".

"Prosegue a un ritmo allarmante la crescita della disoccupazione, quella generale come quella giovanile", ha commentato il senatore del Pdl ed ex ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. "Solo nell'anno del governo Monti - dice - si è incrementata di 2,3 punti e di 600mila unità. E il governo deve ora riflettere da un lato sulla insufficienza delle politiche di crescita e, dall'altro, sui vantaggi immediati che potrebbero dare la immediata correzione della riforma del lavoro in termini di ritorno alla legge Biagi per le tipologie flessibili, un deciso sostegno all'apprendistato, la defiscalizzazione del salario di produttività definito dagli accordi di prossimità".

Per l'Ufficio Studi della Confcommercio, i dati sulle dinamiche registrate dal mercato nel lavoro ad ottobre "segnalano l'accentuarsi delle difficoltà di ampi strati di popolazione a trovare un'occupazione. Infatti, il deciso aumento del tasso di disoccupazione è sintesi di una contenuta diminuzione degli occupati (-8 mila unità in un mese, -45 mila in un anno) e in misura particolarmente ampia della crescita delle persone che cercano attivamente un lavoro (+93 mila in un mese, +644 mila in un anno)".

Nell'Eurozona a ottobre sono stati registrati 18,7 milioni di disoccupati, pari all'11,7% dato in crescita (+0,1 punti) rispetto al mese precedente. Su base annua l'aumento della disoccupazione è stato di +1,3 punti (10,4% a ottobre 2011), colpendo 2,16 milioni di persone in più in 12 mesi. Lo rende noto Eurostat. I tassi più alti restano quelli di Spagna e Grecia, entrambe sopra il 25%, con una disoccupazione giovanile che si spinge verso il 60%.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

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01 dicembre 2012
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