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3 milioni di italiani non cercano più lavoro

Dai dati Istat: aumenta in Italia il numero di chi rinuncia a trovare un impiego, raggiunto il livello più elevato dal 2004

20 aprile 2012

Nel 2011, gli inattivi che non cercano lavoro ma sono disponibili a lavorare con 2 milioni 897 mila (+4,8%, pari a 133 mila unità in più su base annua), raggiungono il livello più elevato dal 2004. In percentuale delle forze di lavoro si passa dall'11,1% del 2010 all'11,6% del 2011.
Lo rileva l'Istat, diffondendo gli indicatori complementari al tasso di disoccupazione e aggiungendo che "in questo contesto, il divario di genere continua a rimanere elevato".
L'incidenza dello scoraggiamento su questa categoria è, infatti, pari al 43%.
Guardando al confronto con l'Ue, l'Istat spiega che "si trovano in Italia un terzo dei circa 8,6 milioni di individui che nei Paesi dell'Unione europea dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili a lavorare, a fronte di poco più del 9% dei disoccupati italiani sul totale dei disoccupati Ue".
Anche in rapporto alle forze di lavoro, questo gruppo di inattivi è in Italia di gran lunga superiore quello Ue: l'11,6% in confronto al 3,6%. Peraltro, percentuali molto contenute emergono in numerosi Paesi tra i quali Francia (1,1%), Grecia (1,3%), Germania (1,4%) e Regno Unito (2,4%).

Quanto alle differenze tra la componente femminile e quella maschile, l'Istituto nazionale di statistica fa sapere che "in quasi tutti i Paesi dell'Unione europea, le donne inattive disponibili, in rapporto alle forze lavoro, sono in numero significativamente più elevato in confronto agli uomini. Tuttavia nel nostro Paese il divario è più ampio: il 16,8% delle donne rispetto al 7,9% degli uomini (4,5% a fronte del 2,8% nell'Ue)". A riguardo il report sottolinea che "oltre allo scoraggiamento, la cura dei figli e/o dei familiari rappresenta per la componente femminile il motivo più significativo della mancata ricerca del lavoro, interessando una donna su cinque", mentre per "la componente maschile rimane, invece, rilevante l'atteggiamento di attesa dei risultati di passate azioni di ricerca".
Nel 2011 i 'sotto occupati' part time sono 451 mila unità (+3,9%, pari a 17 mila unità in più rispetto al 2010) e rappresentano l'1,8% del totale delle forze di lavoro. Nell'Unione Europea l'incidenza è superiore, pari al 3,6%. L'Istat spiega che il segmento della sottoccupazione più vicino alle situazioni di criticità individuate dalla disoccupazione è quello rappresentato dai lavoratori a orario ridotto che vorrebbero svolgere un numero maggiore di ore di lavoro, ma non ne hanno l'opportunità.
La Cgil intanto ha promosso per giovedì 10 maggio una mobilitazione nazionale sulla precarietà. Lo ha annunciato il segretario Cgil, Susanna Camusso, durante il suo intervento introduttivo al comitato direttivo. Al riguardo la Cgil denuncia arretramenti nel ddl di riforma del lavoro sulla precarietà e chiedendo risposte sui giovani. [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

 

 

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20 aprile 2012
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