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300 reati all'ora e quasi 2000 tribunali inagibili

Crimine (macro e micro), paura e sofferenza della Giustizia: ecco quello che non va in Italia

09 giugno 2008

SICUREZZA: TRECENTO REATI ALL'ORA
di
Rossella Cadeo (Il Sole 24ORE, 2 giugno 2008)

Nel complesso l'aumento si può definire "contenuto" e il traguardo dei tre milioni era atteso. Ma il problema criminalità resta all'ordine del giorno, tra insicurezza "percepita", episodi di cronaca "effettivi" e allarmi continui. L'ultimo - sull'incertezza delle pene che vanificherebbe "gli sforzi della magistratura e delle Forze di polizia" - l'ha lanciato venerdì scorso al Senato il capo della Polizia Antonio Manganelli (leggi Guidasicilia del 30/05/08). Qualche indicazione concreta sulla situazione e sui trend più recenti può venire dai dati forniti dal ministero dell'Interno - ed elaborati dal Sole 24 Ore del lunedì - che parlano di un bilancio 2007 di 2,9 milioni di reati denunciati, circa 143mila in più rispetto al 2006 (+5,15%), quasi 8mila al giorno o 333 ogni ora.

Rapportando il dato ai 59,2 milioni di italiani, si ottiene una media di 4.900 delitti ogni centomila abitanti: su ogni cento abitanti graverebbero insomma 4,9 crimini (appena un paio di decimi in più rispetto al 2006). Se quindi, considerando l'attività criminale in generale, il quadro non si presenta molto movimentato, luci e ombre emergono da un'analisi più dettagliata, scendendo cioè nelle principali tipologie e nelle performance territoriali. E così si scopre che c'è un reato assai diffuso, quello dei furti d'auto, che evidenzia addirittura un calo rispetto al 2006 (-5,35%), mentre un altro ben più temuto, quello dei furti in abitazione, è salito di quasi un quinto. Collocandosi entrambi intorno a quota 170mila, si può calcolare che ogni ora, in Italia, vengano prese di mira una ventina di auto e un numero analogo di abitazioni.
Incremento oltre la media anche per le truffe informatiche e le frodi (+8,7%): quasi 120mila ed è una cifra che non comprende i numerosi episodi che - a volte per "vergogna" o per paura della vittima, altre volte per le scarse probabilità di ottenere qualche "ristoro" - neppure vengono denunciati. Poi ci sono i crimini per la strada, i borseggi (23mila) e gli scippi (160mila), dati in crescita (rispettivamente +2,35% e + 6,35%) che comunque si riferiscono solo all'emerso. Stabili invece gli omicidi volontari: più o meno sono 600-620 all'anno.

Dalla classifica - che per ognuna delle 103 province fornisce il numero totale dei reati, l'incidenza ogni 100mila abitanti e la variazione percentuale nel 2007 rispetto al 2006 - si constata invece la diversa distribuzione del fenomeno sul territorio. Così è abbastanza prevedibile scoprire ai primi posti per quantità le aree metropolitane, maggiormente esposte all'attacco della criminalità per ragioni di ricchezza e "densità": reddito, demografia, luoghi e occasioni di accesso.
Milano e Roma occupano le prime due posizioni, contribuendo ciascuna a quasi un decimo delle denunce totali, seguite da Torino e Napoli, entrambe sopra quota 100mila. Altrettanto ovvio trovare all'altra estremità della classifica quattro piccole province, Isernia, Enna, Oristano e Matera, tutte del Sud e tutte sotto la soglia dei 4mila casi in totale.
Se, però, si mette il numero dei reati in rapporto con la popolazione, ecco che una provincia di modeste dimensioni si deve "rassegnare" a scalzare le grandi in vetta alla classifica: a Rimini sono oltre 9 ogni cento residenti (ma questa realtà è maggiormente a rischio di reati anche per gli elevati flussi turistici che richiama da anni). Tutta l'Emilia Romagna, peraltro, si trova a pagare l'attrattività del territorio in termini di maggiore incidenza dei fenomeni criminosi: quattro delle sue nove province (Rimini, Bologna, Ravenna e Modena) sono nella top ten dei reati in rapporto alla popolazione. In evidenza si mettono anche altre province con forte appeal turistico, come Firenze e le liguri Genova e Savona.
Quanto al trend, la grande maggioranza delle province evidenzia un aumento dei reati: particolarmente forte quello di Foggia (22%), seguita da Latina, Isernia e Matera, ma almeno le ultime due vantano condizione estremamente soddisfacenti. E non mancano segnali positivi: in 15 province, tra le quali Genova, i reati risultano in calo.

Sicurezza e criminalità in Sicilia - Se un tempo era la mafia a far balzare Palermo in testa alle classifiche nazionali dell'insicurezza, oggi è la microcriminalità a preoccupare di più sia la gente che il Viminale. Le statistiche sui reati commessi nel 2007, anticipatedal "Sole 24 Ore", collocano il Capoluogo siciliano e la sua provincia all'undicesimo posto nella classifica italiana del crimine, subito dopo Catania: sei reati ogni ora. Messina è al 34esimo posto. Trapani al 51esimo.
Alla provincia del capoluogo siciliano resta comunque territorio da primato per alcuni reati: è al quinto posto nazionale per truffe e frodi informatiche. Il numero degli scippi, che è diminuito, resta comunque ancora alto, tanto da far conseguire a Palermo un altro triste primato, il settimo posto. Sono invece in grande aumento i furti d'auto, che consegnano alla città un altro settimo posto nazionale. Stessa posizione per le rapine. Ottavo posto nazionale, invece, per il numero di omicidi: 17, che vuol dire un aumento dell'88,9 per cento, rispetto all´anno precedente, segno che la pax mafiosa voluta da Provenzano è ormai finita.
Così, nella classifica dei reati, guidata da Milano, Roma, Torino e Napoli, Palermo è l'unica provincia siciliana che ha più primati fra le prime dieci posizioni. E una ragione c'è sempre. Ad esempio a proposito delle rapine. Quello che i dati non dicono, l'ha evidenziato chiaramente il presidente della Corte d'appello, Carlo Rotolo, all'ultima inaugurazione dell'anno giudiziario: "Numerosi, così come nel periodo precedente, sono stati i procedimenti relativi a rapine consumate ai danni di uffici postali e di istituti di credito, sovente privi di vigilanza esterna ad opera di guardie giurate". Insomma, sulla sicurezza, troppo spesso si risparmia o non si investe. [Repubblica.it]

- Le classifiche complete della criminalità in Italia (www.ilsole24ore.com)

Dalla criminalità all'infelice situazione della Giustizia -  Sono ben 1.592 gli uffici giudiziari d'Italia dove si può leggere, affisso fuori dai portoni "Tribunale chiuso per inagibilità". Ospitati spesso in edifici obsoleti e, causa mancanza fondi, impossibilitati a rispettare la normativa antincendio prevista da un decreto del Viminale che, nel 2005, ha fissato all'aprile 2009 la data ultima per mettersi in regola, il risultato è che: "In assenza di interventi, alla scadenza del termine larga parte dei palazzi di giustizia saranno semplicemente inagibili e dovranno quindi essere chiusi".
E' stata questa la previsione-choc contenuta nella relazione sullo stato della giustizia trasmessa il 12 maggio al ministro dela Giustizia Angelino Alfano dal capo dipartimento dell'organizzazione di Via Arenula.
Ma l'inagibilità degli uffici giudiziari non è l'unica grana che il ministro Alfano dovrà affrontare. La fotografia scattata dal suo capo dell'organizzazione mostra infatti una giustizia al collasso.

PERSONALE (MAGISTRATI ESCLUSI). "Il costante e allarmante calo" del numero degli impiegati sta trasformando "il personale giudiziario in una sorta di personale ad esaurimento". Il blocco delle assunzioni e la mancata sostituzione del turn over ha precipitato le presenze dalle 44.027 del 2001 (picco massimo) alle attuali 40.517. La scopertura degli organici tocca oggi il 13.9%, ridotto all'8.0 effettivo solo grazie ai 1.465 lavoratori a tempo determinato (ex Lsu, tutti da stabilizzare per legge) e ai comandi da altre amministrazioni. Una carenza che non è omogenea su tutto il territorio nazionale, ma registra picchi negativi di oltre 15% in molti distretti del Nord (ad esempio Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Milano, Torino, Trento, Trieste e Venezia). Dato appesantito dal progressivo invecchiamento dei dipendenti: l'età media è infatti di 47 anni e "ciò risulta particolarmente grave in un settore dove le applicazioni delle nuove tecnologie e le mutazioni organizzative sono all'ordine del giorno". Per cui "la necessità di procedere a nuove assunzioni è ormai impellente".

MAGISTRATI. Al 1° marzo 2008 in organico ce ne sono 9.153, con una scopertura di 956 posti, pari a oltre il 10%, che dovrebbe però essere colmata entro la primavera 2010 grazie ai concorsi espletati, già banditi o in via di indizione.
DIRIGENTI. La dotazione dei dirigenti di seconda fascia prevede 408 posti: al 1° maggio 2008 in servizio ne risultano però solo 253, con una scopertura di 155 posizioni, pari al 37.99%.
UFFICI. Le somme dovute per i cosiddetti consumi intermedi che consentono agli uffici di "vivere" (acqua, luce, gas, benzina, autovetture) hanno subìto nel corso degli anni "una radicale riduzione", passando dagli oltre 202 milioni stanziati nel 2002 ai 107 del 2006, con un saldo negativo del 48%. Nel 2007 è arrivata una boccata d'ossigeno: +40% circa. Ma nel 2008 si è tornati sull'orlo del baratro: - 30%. "Particolarmente preoccupante - recita la relazione - è la situazione delle spese di cancelleria e per il funzionamento degli uffici, ed il radicale taglio degli investimenti per l'informatica, scesi dai 47.693.081 del consuntivo 2002 ai 27.655.000 del 2008". Un salasso: quasi il 58% in meno.

DEBITO. Sebbene sia "molto migliorato" è ancora cospicuo. Ma c'è una novità che fa ben sperare: nel 2007, per la prima volta dopo anni, è diminuito. Scrive Castelli: "Vi è stato un continuo aumento dei debiti che nell'ultimo periodo è stato arrestato, invertendo la tendenza: al 31 dicembre 2007 la situazione debitoria era di 68 milioni 205 mila euro con una diminuzione complessiva di 12.410.000 euro rispetto all'esercizio 2006".
I CREDITI DELLO STATO. Le somme dovute allo Stato a titolo di pene pecuniarie, sanzioni e spese processuali "sono ingenti". Pari, solo nel 2007, a 502 milioni 826 mila euro: di questi, sempre l'anno scorso, ne sono stati recuperati 43.5 milioni. Neanche il 7%. Situazione ancor più paradossale se si guarda ai depositi giacenti, penali e civili, ovvero le somme sequestrate, perché frutto di operazioni illecite, "dormienti" presso i conti correnti aperti dai tribunali: quelli accertati al 31 dicembre ammontano a 1 miliardo 599 milioni. In parte relativi a procedimenti ancora in corso, in parte "sicuramente a procedimenti già definiti da anni", precisa Castelli. Ed è qui che spunta l'ultimo regalo del governo Prodi al Berlusconi IV: la creazione di una società, interamente posseduta da Equitalia, per il recupero e la gestione del gigantesco credito. Certo, ci sono ancora svariate questioni da risolvere (se, ad esempio, il denaro debba essere interamente destinato al funzionamento della giustizia o possa essere dirottato ad altri capitoli di bilancio), ma il "tesoretto" resta. Ed è paradossale che un'amministrazione affamata di fondi non abbia mai pensato di usarlo. [Repubblica.it, 1 giugno 2008]

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09 giugno 2008
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