35.000 cittadini turchi chiedono all’Italia di riprendersi i rifiuti tossici
Sono 3.000 i bidoni di rifiuti tossici italiani, che dall’80 vengono gettati nel Mar Nero
I due governi hanno istituito una Commissione intergovernativa e una delegazione del ministero dell’Ambiente turco incontrerà dopodomani a Roma rappresentanti del ministero dell’Ambiente italiano, per la prima volta, per porre fine a questo scandalo.
Sono circa 3.000 i bidoni di rifiuti tossici italiani, inviati in Turchia e gettati nel mar Nero alla fine degli anni '80. Solo 367 barili sono stati trovati sulle spiagge del nord della Turchia e buona parte del carico rimane tuttora sui fondali del mar Nero, causando un serio danno ambientale e di salute pubblica. I rifiuti sono ancora stoccati nei due depositi turchi, a Sinop e Samsun nonostante le evidenze della loro origine italiana.
''Il ministro Matteoli si è smentito. Si era impegnato a riportare i rifiuti in Italia durante un incontro avvenuto con Greenpeace nel gennaio 2002, ma successivamente ha cambiato avviso, sostenendo che l’unico impegno del Ministero è quello di assistere la Turchia nello smaltimento dei rifiuti nel Paese. Questa ipotesi non è accettabile per le comunità locali che convivono con i nostri rifiuti da 16 anni e non sono alla ricerca di un ulteriore inquinamento, ma piuttosto di una piena assunzione di responsabilità'', ha detto Vittoria Polidori, campagna inquinamento di Greenpeace Italia.
Greenpeace si batte da anni per la soluzione di questo problema e lo scorso novembre, a Catania, alla tredicesima Conferenza delle Parti della Convenzione per la protezione del mar Mediterraneo, è stata rinnovata la richiesta al ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli.
A rappresentare il problema, di fronte ai delegati delle Parti Contraenti della Convenzione, sono state due vittime dell’inquinamento in Turchia, le signore Hale Ozen, da Sinop e Nuriye Kazaner, da Izmit.
Fonte: Aise