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35esimo Report Sicilia

Pochi e timidi i segnali di ripresa: "Vanno messe in opera strategie di lungo periodo che consentano di investire nei nuovi settori"

04 febbraio 2011

Per quanto sia incoraggiante il dato rilevato dall’Istat sulla flessione del PIL regionale che, nel 2009, in Sicilia si è attestata al - 2,7%, migliore rispetto alla media nazionale pari a - 5%, occorre tenere presente che un crollo del prodotto interno lordo, anche della stessa entità, ha effetti dirompenti molto diversi a seconda del grado di sviluppo di un territorio. Andrebbero dunque ridimensionati i toni enfatici, soprattutto alla luce della situazione siciliana che vede oltre il 20% delle famiglie vivere in condizioni di povertà, rispetto all’aliquota delle regioni settentrionali che si attesta su un ben più tranquillizzante 5%. Il PIL siciliano pro capite, inoltre, raggiunge a stento i 17.000 euro l’anno rispetto al PIL degli abitanti del settentrione che sfiora i 30.000 euro l’anno. "Non si può rischiare di interpretare l’economia siciliana sulla scorta di letture sommarie dei dati delle rilevazioni. I segnali di ripresa sono talmente deboli da non consentire di risalire dal baratro della recessione".
È questo l’appello che hanno lanciato i componenti del comitato scientifico della Fondazione Curella ieri mattina alla presentazione del 35esimo Report Sicilia realizzato dal Diste Consulting all’Università di Palermo alla quale hanno preso parte: l’Assessore regionale al Bilancio, Gaetano Armao, l’Assessore regionale all’Istruzione, Mario Centorrino, il Direttore della Banca d’Italia di Palermo, Giuseppe Sopranzetti, il Preside della Facoltà di Economia dell’Università di Palermo, Fabio Mazzola.

A complicare oltremodo le cose contribuiscono anche i comportamenti economici di famiglie e aziende, le prime sempre più dubbiose e incerte nei consumi, le seconde attente a fare nuovi investimenti senza prima avere la certezza di riuscire a vendere quello che produrranno. Una situazione di stallo in cui anche il sistema creditizio si mantiene prudente. In base ad alcune indicazioni sul disagio economico delle famiglie siciliane ricavate da un’indagine Istat, è possibile scoprire che nel 2009 una famiglia su tre, nell’Isola, ha avuto problemi economici (impossibilità a far fronte a spese impreviste, non potersi permettere una settimana di ferie, avere arretrati di mutuo o affitto, non potersi permettere un pasto caldo almeno ogni due giorni e non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione).
Sempre secondo la stessa indagine, la Sicilia ha il primato di possedere il più basso ammontare di reddito familiare e il maggiore livello di disuguaglianza tra le venti regioni.


La metà delle famiglie siciliane nel 2008 ha percepito meno di 1.479 euro contro una media nazionale che si attesta sui 2.026 euro mensili. Uno dei dati più preoccupanti è ancor una volta quello sull’occupazione. Nell’Isola risultano occupati 1.435 mila individui, ovvero soltanto 35 su 100 lavorano.
Gli occupati totali nei primi tre trimestri del 2010 sono per di più calati del 2,07% rispetto ai dati relativi allo stesso periodo del 2009. Un calo drammatico, più del doppio rispetto alla media nazionale che, tra il primo trimestre del 2009 e il primo trimestre del 2010, ha fatto registrare una flessione dello 0,9%. Il tasso di disoccupazione in Sicilia nei primi tre mesi del 2010 ha fatto registrare un 14,7%, un primato negativo nettamente superiore rispetto agli altri aggregati territoriali. Il calo di lavoratori si registra maggiormente nei settori dell’Industria, con un -5,99% di occupati (settore questo che ha risentito anche della forte crescita dei fallimenti), nel settore delle Costruzione, con un – 8,50% di occupati, e nel settore dei Servizi, con un più moderato -2,41% di occupati. I settori che registrano invece una crescita di occupati sono quello dell’Agricoltura, con un +4,94%, e del Commercio con un +1,72%. Segnali negativi anche sul fronte del Turismo che ha registrato un calo di presenze e di arrivi.
L’unico settore in attivo sembra essere quello dell’export che in Sicilia, nel 2010, ha fatto registrare un incremento al netto dei prodotti petroliferi raffinati, pari al 39,9%.
In base a questo scenario, il consuntivo del Diste per il 2010 vede l’economia dell’Isola in sostanziale ristagno sui livelli dell’anno precedente mentre prevede per il 2011 un tasso di crescita del Pil siciliano pari allo 0,4%, certamente un segnale positivo ma insufficiente a rimettere in moto il ciclo economico e farlo risalire dal baratro della recessione.

Dichiara Pietro Busetta, presidente della Fondazione, che "al di là dei dati congiunturali certamente non esaltanti, vanno messe in opera strategie di lungo periodo che consentano di investire nei nuovi settori della green economy, della logistica, nella trasformazione agricola di alta qualità, nel turismo, settore che sembra totalmente abbandonato, nei servizi ad alto valore aggiunto quali quello della cinematografia, e nei beni culturali. Essi devono trovare un utilizzo nella catena del valore, nell’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area che rappresentano una percentuale insignificante, per competere con mercati internazionali sempre più sofisticati nel mettere i conti a posto ed evitare sprechi ancora diffusi malgrado il lavoro fin qui svolto".
"I dati del Report Sicilia - ha detto Fabio Mazzola, preside della Facoltà di Economia di Palermo - dimostrano la gravità e la persistenza della crisi scoppiata nel 2009 anche se c’è un lieve dato positivo su export. Un elemento su cui porre l’attenzione, anche in chiave Fiat, è l’industria che in senso stretto pesa solo per l’8.5% sul Pil. regionale. Questo dato ci deve far riflettere su come si esce dalla crisi: è necessario puntellare le strutture manufatturiere regionali affinchè non vada ancora più indietro e in questo i finanziamenti pubblici disponibili devono fare la loro parte".
"Quello che ci conforta - ha dichiarato Alessandro La Monica, Presidente del Diste Consulting - non è tanto la debole previsione di crescita del Pil ma piuttosto che si è interrotto un ciclo recessivo avviato nel 2008 in Sicilia. Desta grande preoccupazione però il mercato del lavoro per il quale si prevede un calo degli occupati e l’aumento della disoccupazione. Altro dato rilevante è quello del settore Industria; il comparto manifatturiero è in gravi crisi con un aumento dei fallimenti. Di contro, però, si avverte, dai dati delle Camere di Commercio, la nascita di nuove imprese che si collocano nella fascia delle altre attività. Insomma muore il vecchio per dare posto a nuove realtà imprenditoriali". [€conomiasicilia.com]

- In calo il reddito delle Famiglie italiane (Guidasicilia.it, 03/02/11)

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04 febbraio 2011
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