381° Festino di Santa Rosalia
Uno spettacolo totale fra Teatro, Musica e Danza
Un corpo di ballo di 25 elementi sulle coreografie di un maestro della danza internazionale, l'americano Daniel Ezralow, darà al 381° Festino di Santa Rosalia la definitiva consacrazione di ''spettacolo totale'', in aggiunta ai 15 cantanti, ai quattro attori protagonisti della vicenda e numerose comparse che movimenteranno la notte del 14 luglio.
Se l'anno scorso, infatti, molto si era puntato sulla caratteristica di opera musicale dal vivo, quest'anno l'inserimento di originali movimenti coreografici conferirà alla notte del 14 luglio una maturità espressiva giocata tra la magia del linguaggio del corpo e la vivacità spettacolare di tipo acrobatico.
Ma non sarà solo questa la novità del 381° Festino, diretto da Davide Rampello: il racconto della peste del 1624 vedrà tra i protagonisti l'inserimento di un personaggio storico inedito, don Marco Gezio; dal Carro trionfale si effonderanno le note barocche emesse da un organo suonato dal vivo da un musicista; archi di luminarie verranno installati lungo il Foro Italico per accogliere il Carro, prima della fine della sua corsa; lo stesso Carro, sottoposto ad un accurato restyling, avrà uno scafo tutto nuovo, color oro; e nuova sarà anche la statua di Santa Rosalia, per la cui immagine ci si è ispirati ad un celebre busto seicentesco di Giovan Battista Ragusa.
Fermo restando, insomma, l'impianto dello scorso Festino, che aveva incantato gli spettatori, quest'anno la Direzione artistica dell'Ufficio Grandi Eventi cercherà soprattutto di perfezionarne ogni aspetto, rendendolo una macchina scenica completa. Parola, musica, danza, gestualità, scenografie, costumi, decorazioni e luci si fonderanno armoniosamente in uno spettacolo dove la cura del dettaglio si unirà al disegno generale, la sensibilità alla sorpresa, dove la ritualità religiosa diventerà emozione contemporanea e dove l'elemento popolare troverà una dimensione perfino più ampia, capace di cogliere una lettura internazionale di una delle feste tradizionali più importanti del Mediterraneo.
Il racconto drammaturgico, opera di Luca Masia, avrà la collaudata struttura di quello dell'anno scorso, centrato sulla figura del celebre pittore Anton Van Dyck, che giunse nell'anno della peste a Palermo, dove dipinse alcuni capolavori. Con lui, rivedremo il viceré Emanuele Filiberto di Savoia, colpito dal contagio, cui l'artista fiammingo farà il ritratto, poco prima della morte; e il cardinale Giannettino Doria, successore di Emanuele Filiberto, che guiderà la città in agonia e chiederà l’intercessione di Santa Rosalia per la liberazione di Palermo. Il nuovo personaggio storico, che fungerà da Narratore, è quello di don Marco Gezio, un'interessante figura emersa da recenti ricerche d'archivio. Cappellano della Cattedrale e collaboratore del cardinale Doria, don Gezio fu appassionato cultore d'arte e membro influente della Compagnia del Rosario in San Domenico che commissionò a Van Dyck la celebre pala d'altare con la Madonna del Rosario, oggi nel Museo di Palazzo Abatellis.
Di grande notorietà e prestigio il cast: Roberto Herlitzka (Marco Gezio) è uno degli interpreti più sensibili e moderni del teatro italiano contemporaneo; Remo Girone (il Viceré), attore versatile e di notevolissimo temperamento, è volto conosciutissimo anche dal pubblico della tv; Jean Sorel (il Cardinale) è un’icona del cinema e dei palcoscenici europei; mentre di Marco Foschi (Van Dyck) la critica parla come di uno dei più duttili e promettenti giovani attori della scena italiana.
I due ''quadri'' principali si svolgeranno nel piano del Palazzo Reale e alla Cattedrale: la città della gioia (quella che trova Van Dyck) e la città del dolore (quella dilaniata dalla peste) saranno accompagnate dalla stessa partitura musicale dell'anno scorso, in gran parte dal vivo, di Mario Saroglia: motivi colti e popolareschi, fra Oriente e Occidente, melodie seicentesche e ritmi magrebini, echi arabeggianti e mediterranei saranno eseguiti da 15 cantanti in scena, che si destreggeranno tra i movimenti dei danzatori. Grande attenzione avrà anche l'elemento scenografico, curato da Luigi Marchione che si atterrà ad una ricostruzione essenziale della Palermo del tempo, che valorizzi l’interpretazione degli attori e del corpo di danza.
Durante la discesa del Carro, il Cassaro godrà di una doppia suggestione: risuonerà delle musiche emesse da accuratissimi impianti di diffusione e verrà rischiarato da fiaccole e ''torce romane''. Ai Quattro Canti, chiusi da archi scenografici, il Sindaco deporrà l'omaggio floreale alla Santa, pronunciando la tradizionale frase ''Viva Palermo e Santa Rosalia''.
Il Carro proseguirà, quindi, verso la Marina: qui si fermerà dinanzi a palazzo De Seta, sotto un gazebo di luce, dove, al riparo di una struttura scenografica, resterà all'ammirazione di palermitani e turisti fino a metà settembre, per tutto il periodo di Kals'Art, a sottolineare la continuità tra il Festino e l'estate di cultura e spettacoli programmata dal Comune.
Subito dopo, al Foro Italico inizieranno i fuochi d'artificio, a suggellare la notte del Festino: anche quest'anno, verrà organizzato il ''Palio di Santa Rosalia'' di arti pirotecniche.
Le testimonianze dei grandi viaggiatori
Celebre in tutt'Europa per spettacolarità e partecipazione di popolo, il Festino di Santa Rosalia fu visto e raccontato dai viaggiatori del Grand Tour nel '700 e '800.
Di seguito ne proponiamo alcuni brani.
Patrick Brydone, da A Tour through Sicily and Malta, 1773
La Festa ebbe inizio verso le cinque del pomeriggio, col Trionfo di Santa Rosalia, che fu trasportata in gran pompa attraverso il centro della città, dalla Marina a Porta Nuova. Il carro trionfale era preceduto da un gruppo di uomini a cavallo, con trombe e tamburi, e da tutti i funzionari della città in tenuta di gala.
La macchina è veramente enorme: misura settanta piedi di lunghezza, trenta di larghezza e oltre ottanta di altezza; mentre passava nelle vie, sopravanzava le più alte case di Palermo. Nella parte inferiore assomiglia un po' a una galea romana, ma va dilatandosi verso l'alto. Davanti si allarga a forma di anfiteatro ovale, con dei sedili disposti torno torno: questa è la grande orchestra, ed era affollata da una nutrita schiera di suonatori, disposti in varie file, una sopra l'altra. Alle spalle dell’orchestra si innalza una grande cupola, sostenuta da sei colonne corinzie e adorna di numerose figure di santi e angeli, e con una gigantesca statua d’argento di Santa Rosalia alla sommità. L'intera macchina è coperta di alberi di arancio, vasi di fiori e rami di corallo artificiale.
Il carro si fermava ogni cinquanta o sessanta yarde, e l'orchestra eseguiva un pezzo con inni in onore della santa. Sembrava un castello mobile, che occupava tutta la strada da una parte all'altra. Era questo invero il più grosso inconveniente, perché lo spazio nel quale doveva muoversi non era affatto proporzionato alle sue dimensioni, e le case sembravano ridursi a niente quando la macchina vi passava accanto. L'immane costruzione era trainata da cinquantasei muli enormi, disposti in due file e coperti di gualdrappe bizzarre. Li montavano ventotto postiglioni vestiti di stoffe d'oro e d’argento, con lunghe penne di struzzo sul cappello. Ogni finestra, ogni balcone, da ambedue i lati della strada, rigurgitavano di gente elegante, mentre il carro era seguito da migliaia di popolani.
Jean Hoüel, da Voyage pittoresque des îsles de Sicile, de Malte et de Lipari, 1782-87
Il Carro, che d'ordinario costituisce il principale ornamento della festa, parte da Porta dei Greci, cammina lentamente e, avanzandosi lungo la spiaggia detta Marina, giunge a Porta Felice, per la quale entra in città. È tirato da quaranta muli riccamente bardati e guidati da venti postiglioni con lunghi costumi rossi alla spagnola e cappelli sormontati da ondeggianti piume. Carro, muli, postiglioni sono preceduti da una compagnia di dragoni a cavallo, da otto trombetti, sei ufficiali a piedi, da una specie di caporale con otto uomini al servizio del Senato, in livrea e a piedi, con un drappello ed altri otto dragoni, pur essi a cavallo.
Il Maestro di cerimonie a cavallo, avvolto in un gran mantello nero e coperto d'un cappello a larghe tese, guarnito di piume bianche alla spagnola, segue immediatamente a capo dei muli che tirano il Carro, con un campanello in mano, che egli suona di tanto in tanto per ordinare le fermate, le riprese e via dicendo.
Il Carro, costruito ogni anno sopra un nuovo modello, ha circa ottanta piedi di altezza, quaranta di lunghezza e venti di larghezza: è un'arca di trionfo mobile, che porta una grandissima quantità di musici, e la cui base è come una conca, piantata su quattro ruote. Nel mezzo di quest’arca è il simulacro della Santa, rappresentata in forma di giovinetta con splendidi abiti, sospesa su di una nuvola, e circondata da raggi di gloria; figure di soldati presso di Lei pare che veglino a Sua custodia.
Il cannone dà il segnale della partenza alle cinque o alle sei di sera. Il Carro si avanza così lentamente che tutti hanno l’agio di contemplarlo. Otto granatieri a cavallo vanno dietro tenendo a distanza la popolazione, che segue in folla gridando ''Viva!''. Una polizia saggia e severa impedisce che carri e vetture transitino durante le cinque ore della festa per la bella spiaggia della Marina e per la gran via del Cassaro, guardie a cavallo con la sciabola in mano agli angoli delle vie adiacenti, intendono a fermarle, e mantengono rigorosamente la consegna: così il popolo vi sta sicuro e forse non gli è mai capitato danno.
Quando il Carro ha attraversato la spiaggia della Marina, entra in città per Porta Felice e si avanza lungo il Cassaro; i balconi, gremiti di persone e soprattutto di donne sfarzosamente vestite, fanno uno stupendo spettacolo. Nel corso c'è tanta folla che il Carro può procedere a stento; e così fino alla piazza del Palazzo del Viceré presso Porta Nuova, dove giunge che è già notte.
Allora si illumina il Cassaro, il quale ai due lati pare tutto in fiamme. Il numero degli accenditori è tale che il corso viene illuminato in un istante. Lo splendore delle mura che guardano la spiaggia della Marina, la bellezza del sito, la moltitudine delle persone, l'eleganza delle vesti, il chiarore dolce e vivo delle infinite lampade formano un insieme incantevole, uno spettacolo delizioso; onde si prova un sentimento, un piacere che consola, e si gioisce della gioia comune.
Nella piazza del Viceré era preparato un gran fuoco d'artifizio, la cui decorazione rappresentava il prospetto d’un edificio abbastanza ben eseguito. Questo fuoco si bruciò circa due ore dopo il tramonto del sole, e durò mezz'ora. Il palazzo del Viceré, quello dell'Arcivescovo, così come le case e i monasteri dei dintorni che decoravano la medesima piazza, erano affollati di persone, le voci di gioia, i battimani risuonavano da ogni parte, l’applauso era generale e l'eco ripeteva lontano il rumore della piazza.
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