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382° Festino di Santa Rosalia

Il Trionfo della Cultura Popolare tra Fede e Ragione

04 luglio 2006




Santa Rosalia è l'anima santa della città.
È la santità dei palermitani dei vicoli
della città bruciata dallo scirocco.
È il profumo del gelsomino sulle porte di casa.
È l'acqua e anice
che si beveva nei chioschi.
Santa Rosalia
è il fresco invocato nelle sere d'estate.
È il respiro dopo le fatiche del giorno
Santa Rosalia è il miracolo...

Franco Scaldati


Uno spettacolo visionario e poetico, ricco di umori popolari e ancestrali, dove storia e cronaca saranno ridotte all'essenziale, dove il racconto evocherà, piuttosto che descrivere, e dove la parola antica sarà accompagnata da un'accesa e moderna gestualità, all'interno di un impianto scenografico che ricreerà le architetture barocche sotto il segno di un bianco dominante, fra botole nascoste e meccanismi scenici continuamente sorprendenti.
Questa l'atmosfera della notte della 382ª edizione del Festino di Santa Rosalia, le cui caratteristiche principali saranno costituite dal dialetto palermitano di Franco Scaldati e dalle coreografie acrobatiche di Daniel Ezralow, con i suoi ventiquattro formidabili ballerini.
Un poeta-drammaturgo siciliano ed un maestro della danza internazionale forniranno l'anima allo spettacolo del 14 luglio, diretto da Davide Rampello, che anche quest'anno si snoderà in due tempi: il primo - e più corposo - sul piano del Palazzo Reale, il secondo dinanzi alla Cattedrale.
Con un'altra sostanziale novità: ci saranno soltanto due protagonisti, il Narratore (Franco Scaldati) ed il Medico (Vincenzo Ferrera), che parleranno due diverse lingue. Il secondo interpreterà il testo italiano di Luca Masia (la lingua della ragione); il Narratore parlerà quel ''siculo-palermitano'' di tono aurorale (la lingua del sentimento della memoria) tradotto appositamente da Scaldati sul testo dell'autore.
Forma e decorazioni tutte nuove, poi, per il gigantesco Carro trionfale, ricostruito sulla vecchia struttura degli ultimi due anni e ricco di motivi pittorici barocchi, macchina scenica pronta ad impensabili sorprese.

I due quadri. Messa in secondo piano la parte strettamente storico-documentaria riferita all'epidemia che si abbatté nel 1624 a Palermo e che fece migliaia di vittime, prima del ritrovamento delle ossa di Santa Rosalia su Monte Pellegrino, abbandonate le figure-chiave delle edizioni precedenti (il pittore Van Dyck, il viceré Emanuele Filiberto, il cardinale Giannettino Doria), il Festino 2006 avrà al centro un vibrante dialogo tra il Narratore e il Medico: l'uno ad evocare le nefaste atmosfere della peste, male senza tempo, oscuro e inesorabile; e l'altro a cercare di indagarne le pustole, di trovarvi rimedio; l'uno a viverla come colpa che può essere riscattata solo con la fede; l'altro a scoprire l'impotenza della scienza e della ragione di fronte al flagello. Con il trionfo finale di Rosalia, dunque del miracolo dell'amore, che riporta Palermo (gli uomini) ad una stagione di speranza. [...]
Accanto al Narratore e al Medico, altri due personaggi ''minori'' corredano lo spettacolo: la Prostituta, personificazione del peccato redento (Elisa Parrinello); ed il Bambino, innocenza violata dai topi appestati che invadono la città-prigione.
Un grande gazebo, di volta in volta nascosto e svelato, sarà la scena sul piano del Palazzo Reale, dove, fra balli corali e giochi d'ombre cinesi, si muoveranno danzatori, trapezisti e mangiatori di fuoco, e dove emergeranno alcuni uomini-statue, raffiguranti pezzi degli scacchi, a segnare il disegno del destino.

Nella seconda parte, deposto il corpo della Prostituta malata sul Carro trionfale, nel frattempo apparso, dinanzi alla Cattedrale troneggerà un gigantesco armadio, circondato da altri quattro più piccoli. Questi ultimi, attraverso una serie di suggestioni sceniche, sveleranno, ad uno ad uno, il loro contenuto. Ospiteranno i quattro elementi della natura, l'Aria, l'Acqua, il Fuoco e la Terra, ovvero Annunciazione, Battesimo, Purificazione e Natività; ma anche i quattro Mandamenti di Palermo (Albergheria, Castellammare, Capo e Kalsa), che, a loro volta, richiamano gli ordini allegorici dei Quattro Cantoni di piazza Vigliena: le quattro stagioni e le quattro sante protettrici della città (Cristina, Oliva, Ninfa e Agata), prima dell'avvento di Santa Rosalia. 
E mentre il Carro trionfale, d'improvviso, si ''sfoglierà'', in un crescendo luministico e musicale, trasformandosi in un raffinato teatrino da cui emergerà la statua di Santa Rosalia, il Medico e la Prostituta, ormai guarita dalla peste, entreranno nel grande armadio centrale: quello che rappresentava la città infetta, adesso è un tabernacolo rivestito d'oro, nel quale si celebra la rinascita della vita.

Il racconto della notte del 14 luglio

ATTO I  - PIANO DEL PALAZZO REALE
Quadro 1 - Ouverture
Sulla scena, una struttura avvolta da un tessuto nero. Si sentono strani rumori, versi di animali ed una musica che riproduce suoni acuti, spezzati. Gli spettatori intravedono dall'esterno le ombre dei ballerini che si spostano rapidamente, tenendo in mano pile, torce e fiaccole. All'improvviso, un uomo in cima al gazebo compie un gesto solenne, scandito da un boato fragoroso. Il telo cade, rivelando una scenografia interamente bianca.

Quadro 2 - I corpi degli appestati
Cinque ''uomini-statua'' sono appoggiati su un tronco di colonna alto poco più di mezzo metro. Le statue sono mosse dai ballerini e raffigurano alcuni pezzi degli scacchi: la Regina, il Re, la Torre, il Cavallo e l'Alfiere. Il loro movimento rappresenta metaforicamente il disegno del destino. Al centro del palco è seduto il Narratore, vestito di nero. Tiene in mano un taccuino che ogni tanto sfoglia, come per ordinare il flusso dei pensieri. Le sue parole introducono il tema della peste, flagello senza tempo e senza luogo.
Entra in scena un secondo personaggio, il Medico, che indossa un abito rosso, anch'egli con un taccuino in mano. La sua narrazione descrive la morte e la sofferenza che s'accompagnano ad ogni epidemia di peste.
Intanto, i corpi dei danzatori, tramite un percorso a rotaie allestito sui lati interni del gazebo, vengono appesi a testa in giù: ricordano i pezzi di carne agganciati nelle macellerie. Il loro costume è bianco, ma si sporca di rosso nel momento in cui vengono mossi. Al termine della rotaia, i corpi appesi vengono sganciati e accatastati l'uno sull'altro al centro del gazebo, che viene poi chiuso da un telo mosso da figuranti in livrea con un turbante islamico. Effetti scenici di fiamme e fumo, danno la sensazione che tutto stia bruciando. Poi, in pieno silenzio, dalla botola posta al centro del palco sale l'ombra di un topo. Entra un bambino.

Quadro 3 - Il bimbo e il topo
I veli che avvolgono il gazebo cadono e svelano un ballerino nei panni di un diavolo che cammina sui trampoli appendendosi ad anelli posti nella parte superiore della struttura.
Il Narratore descrive l'incontro tra il primo topo contagiato dalla peste ed un bambino di Palermo
.

Quadro 4 - Il cacciatore di topi
Il gazebo è di nuovo avvolto dai veli, sui quali si anima un gioco di ombre cinesi che visualizzano la storia del cacciatore di topi. Il Narratore descrive il diffondersi del contagio fra i topi, che muoiono a migliaia per le strade. In mezzo a loro, la figura surreale del cacciatore.

Quadro 5 - L'assassino e la diffusione del contagio
Dall'alto, una figura si lancia sulla botola centrale e rimane sospesa a mezz'aria, con in mano un coltello macchiato di sangue: è  l'assassino. Il Narratore descrive l'inizio del contagio tra gli uomini. La prima vittima è un marinaio tunisino, che viene trovato senza vita nella sua abitazione da un altro marinaio giunto per ucciderlo in seguito ad una disputa. Un telo rosso svela i corpi dei ballerini, che interpretano una musica ritmata e ossessiva come una raffigurazione del contagio che si diffonde.

Quadro 6 - Gaudenti e penitenti
Si dà vita alla coreografia dei gaudenti e dei penitenti, una rappresentazione corale della società divisa in atteggiamenti contrapposti, ma accomunati da una medesima solitudine. Ad uno ad uno, i danzatori vengono agganciati per il collo e dondolano appesi sulla scena. Sul palco rimane una giovane donna, la Prostituta, che balla un flamenco.

Quadro 7 - La Prostituta e la peste
I movimenti della donna diventano sempre più lenti e faticosi, finché si ammala e crolla a terra. Il Medico prende la Prostituta tra le braccia e la depone sul Carro di Santa Rosalia. In sottofondo, la struggente melodia dell'Ave Maria.

ATTO II  - CATTEDRALE
Quadro 8 - La Prostituta giace di fronte alla città
La scena rappresenta un grande armadio posto al centro, dinanzi al quale si ferma il Carro trionfale. L'armadio, dalle pareti sporche e scrostate, raffigura la città infetta. Ai lati, sono posizionati altri quattro armadi più piccoli, due per lato; sono i quattro elementi fondamentali dell'universo: Aria, Acqua, Terra e Fuoco, ma anche i quattro mandamenti di Palermo (Palazzo Reale - Albergheria, Castellammare, Monte di Pietà - Capo, Tribunali - Kalsa), cui si associano le simbologie che legano il numero quattro alla città.
Il Medico prende tra le braccia la Prostituta, scende dal carro e la depone su un piano rialzato posto di fronte al grande armadio. Le parole del Narratore accompagnano l'azione del Medico e sviluppano il tema della fede popolare con la necessità di credere nella guarigione
.

Quadro 9 - L'Aria
Il Narratore si avvicina al primo armadio e presenta il mondo dell'Aria, soffio di primavera accarezzata dal Levante, elemento dell'Est, dell'Albergheria, di San Luca e di Santa Cristina. I ballerini aprono l'armadio, svelando nuvole e soffi di vento. L'interno delle ante è costituito da specchi che riflettono il pubblico e le case affacciate sul Cassaro. Dall'armadio esce una statua vivente che raffigura l'Aria, seguita dai danzatori che s'avvicinano al corpo disteso della Prostituta.
Quadro 10 - L'Acqua
Il Narratore va, poi, verso il secondo armadio, dove c'è il mondo dell'Acqua, elemento del Battesimo, dell'Ovest e del Castellammare, di San Marco e di Santa Oliva. L'armadio, sempre aperto dai ballerini, svela cascate e zampilli, e da esso esce la statua vivente che raffigura l'Acqua.
Quadro 11 - Il Fuoco
Racchiuso nel terzo armadio c'è il Fuoco, elemento della purificazione, dell'estate essiccata dal Noto, del Sud e del quartiere Capo, di San Giovanni e di Santa Ninfa. Fra giochi di fiamme ne esce la statua vivente che rappresenta il Fuoco.
Quadro 12 - La Terra
Il Narratore si avvicina all’ultimo armadio e presenta la Terra, l'elemento della Natività, dell'inverno sferzato dalla Borea, del Nord e della Kalsa, di San Matteo e di Sant'Agata.
Fra rocce, paesaggi e sculture di fango, dall'armadio esce la statua raffigurante la Terra.
Ogni volta, in ogni armadio, le statue vengono seguite dai ballerini che si avvicinano al corpo
disteso della Prostituta.

 
Quadro 13 - La discesa di Santa Rosalia
I dodici ballerini eseguono una coreografia intorno alla Prostituta: una sorta di danza rituale, culminante in un effetto di fuoco, che collega simbolicamente gli elementi sul palco al Carro di Santa Rosalia. E quest'ultimo, subito dopo, con uno stupefacente macchinismo barocco si trasforma: le pareti verticali si abbattono, rivelando un teatro finemente decorato, con figure allegoriche e la statua del trionfo di Santa Rosalia, accompagnata da giochi di luce e da un travolgente crescendo musicale.

Quadro 14 - La guarigione della Prostituta
Dopo l'apparizione di Santa Rosalia, la piazza è scossa da un boato fragoroso. Poi, nel silenzio, la Prostituta si alza dal suo giaciglio. Il Medico la prende per mano e, insieme, si avvicinano al grande armadio centrale. Il Narratore appare sul palco con una fiaccola in mano.

Quadro 15 - La coreografia dell'amore
Il Medico e la Prostituta aprono le ante dell'armadio centrale, il cui interno è completamente rivestito d'oro, come un prezioso tabernacolo. I due vi entrano e spariscono, mentre una coppia di trapezisti esegue una coreografia che simboleggia l'amore carnale e la rinascita della vita terrena.
Al termine, il Carro di Santa Rosalia si muove verso piazza dei Quattro Canti, dove il Sindaco deporrà i fiori ai piedi della Santa, pronunciando la frase di rito: ''Viva Palermo e Santa Rosalia!''.

Corollari del Festino.
Anche questanno, il periodo del Festino sarà costellato da spettacoli di musica folk e popolare sul tema di Santa Rosalia, ad opera di autori e gruppi palermitani cultori dell’argomento. Il progetto 2006 s'intitola ''Il tempio nei mercati'' ed intende riavvicinare i palermitani ai luoghi che erano i principali centri produttivi e commerciali della città, per riscoprirne la storia e il legame con la fede popolare che tanti importanti monumenti ci ha lasciato.
Così, dal 3 al 14 luglio, i concerti si svolgeranno in otto splendide chiese barocche, scelte tra le tante che si trovano all’interno dei tre principali mercati storici della città: la Vucciria, il Capo e Ballarò. Anche questo è un modo per legare la città alla sua Patrona.


- Il programma religioso

- Il tempio dei mercati

- Concerti e spettacoli nelle chiese dei mercati

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04 luglio 2006
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