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4 mesi, 3 settimane, 2 giorni

Un percorso allucinante in un mondo clandestino e spietato nella Romania di Ceausescu

28 agosto 2007


 



Noi vi consigliamo...
4 MESI, 3 SETTIMANE, 2 GIORNI
di Cristian Mungiu

Otilia e Gabita, due studentesse universitarie, dividono la stanza in un pensionato di una cittadina rumena negli anni del comunismo.
Quando scoprono che una delle due è incinta inizia per loro il calvario per trovare il modo di abortire illegalmente.
Un percorso allucinante in un mondo clandestino e spietato nella Romania di Ceausescu.
Palma d'Oro a Cannes 2007


Tit. Orig. 4 luni, 3 saptamini si 2 zile
Anno 2007
Distribuzione Lucky Red
Durata 113'
Regia e sceneggiatura Cristian Mungiu
Con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alex Potocean
Genere Drammatico


La critica
''Un film che è molto politico e molto sociale senza esserlo, mettendo in assoluto primo piano il fattore umano. Un film dove sono le sottigliezze e le sfumature a raccontarci il clima plumbeo, irrespirabile, di quel luogo e di quel tempo. (...) Dal particolare ambientale e tematico, dunque, un racconto universale di un sistema sociale che per decenni e generazioni ha privato le persone della dignità e della personalità, della capacità di scegliere e di essere responsabile.''
Paolo D'Agostini, 'la Repubblica'

''Un crescendo di orrori che sarebbe insopportabile se Mungiu, a forza di piani sequenza millimetrici e di ellissi sapienti, non riuscisse a farci accettare l'inaccettabile, che a quei tempi era quotidiano. Perché quasi tutto il peggio resta fuori campo, ma proprio in quel quasi sta la genialità del film, che non ci risparmia le complicate manovre destinate all'eliminazione del feto, ma riesce a tenerci sempre vicini ai personaggi anche grazie ad attori prodigiosi, in testa l'Otilia di Anamaria Marinca con la sua pulizia, la sua modestia, la sua abnegazione da ragazza di campagna. Fin d'ora uno dei personaggi che resteranno di Cannes 2007.''
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

''Il romeno 'Quattro mesi, tre settimane e due giorni' ha scioccato il festival perché, nel raccontare le penose circostanze di un aborto clandestino nella Bucarest dell'87, osa inquadrare da vicino un feto prima che venga buttato nella spazzatura. Il regista Cristian Mungiu, a parte questo sadico scrupolo realistico, esibisce una mano abbastanza sicura nel tratteggiare il disorientamento, le viltà e i misfatti allignati nel tessuto infetto di una società a responsabilità limitata; nella quale, per colmo di sventura, il ruolo di martiri è affidato alla tristezza e alla bruttezza delle povere ragazze indotte alla pratica illegale.''
Valerio Caprara, 'Il Mattino'

''Un quadro umano e sociale mostruoso, una discesa agli inferi scandita da tutti i rituali di un paese povero e intristito da una dittatura ottusa. Gli attori sono superlativi, reggono inquadrature lunghissime che farebbero scoppiare in lacrime anche i mobili. Mongiu, il 39enne regista, ha concepito il film come il primo capitolo di una serie intitolata 'Storie dell'età dell'oro, una storia soggettiva del comunismo in Romania, raccontata attraverso le leggende metropolitane', Beh, l'inizio è sgradevole ma travolgente, e attendiamo con curiosità gli altri capitoli.''
Alberto Crespi, 'L'Unità'

''Il film, squallido e verboso, è impostato per esibire sullo schermo, al termine di quasi due ore di monotonia, un feto, ossia un bambino di quasi cinque mesi, ostentato sul pavimento del bagno. Ora che le stra-abusate scene di sesso hanno saturato ogni possibile potenziale di attrazione, un nuovo "colpo basso" è stato inferto alla dignità dello spettatore, con questo film premiato con la 'Palma d'oro' all'ultimo festival di Cannes: un segno drammatico dell'odierno imbarbarimento, personale e collettivo, delle coscienze, oltre che di una scelta estetica fasulla. Si parla e si scrive disinvoltamente di feti (e da oggi si vedono) come se fossero cose, oggetti, non esseri umani, chiamati alla vita per poi essere martoriati, trucidati e gettati nella spazzatura.''
Gian Filippo Belardo, 'L'Osservatore Romano'

''Il film è cupo, tenebroso e senza musica, ma è anche discreto, lucido e carico di alta tensione, con Mungiu che usa spesso la camera fissa per bilanciare la banale crudeltà con semplice generosità. (...) eccezionale interpretazione di Anamaria Marinca.''
Ray Bennett, 'Hollywood Reporter'

''Questo approccio descrittivo, con i lunghi piani-sequenza, si rivela di un'efficacia virtuosa. Sottrae la pellicola all'enfasi, mette in cortocircuito le ipotesi psico-sociologiche, conferisce spessore e dignità ai personaggi, vira l'azione verso il thriller, catturando così l'attenzione dello spettatore. Ma Mungiu si spinge oltre. Attraverso l'intimità di un dramma personale racconta un sistema di oppressione collettiva. (...) Da una scena all'altra, un'allegoria prende forma: (...) Il comunismo sovietico come capitolo abortito della storia.''
Jacques Mandelbaum, 'Le Monde'

''Film dallo stile sobrio e misurato (...) Mungiu descrive il meglio e il peggio dell'animo umano con magistrale talento (...). La durezza di molte immagini, non adatta ai deboli di stomaco, è accompagnata da una regia impeccabile.''
Marisa Montiel, 'El Mundo'

Palma d'Oro e Premio Fipresci al 60mo Festival di Cannes (2007)

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28 agosto 2007
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