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40 mila italiani sono sieropositivi e non lo sanno

Inconsapevolezza che non appartiene solo ai giovanissimi: uno su sei è un 'over 40'

19 giugno 2008

Sono circa 40 mila gli italiani ad essere sieropositivi e a non saperlo. Inconsapevolezza che non appartiene solo ai giovanissimi ma che in un caso su sei riguarda persone 'over 40' che si infettano con rapporti occasionali non protetti, non fanno il test e finiscono per contagiare, senza volere, le compagne.
Così in dieci anni è cambiato l'identikit degli Hiv-positivi italiani, come emerge dalla fotografia scattata dallo studio Icona, un progetto nato nel '97 per monitorare una coorte di pazienti naive (sieropositivi mai sottoposti a trattamento antiretrovirale), e che negli anni ha seguito oltre 6.200 persone provenienti da 71 centri clinici in tutta la Penisola, coordinati da 6 centri universitari.

Nel 2007 lo studio ha dato vita a una Fondazione omonima, presieduta da Mauro Moroni, ordinario di malattie infettive dell'Università di Milano, che ieri ha promosso a Roma un incontro per fare il punto sulla situazione. "Dopo 10 anni sono cambiati i sieropositivi italiani - ha spiegato il dottor Moroni - Dieci anni fa il virus 'camminava' con lo scambio di siringhe, oggi più del 70% delle donne e oltre il 40% degli uomini si infetta attraverso rapporti sessuali".
E' cresciuta la via di trasmissione omosessuale, ma soprattutto quella eterosessuale, evidenzia Antonella d'Arminio Monforte, ordinario di malattie infettive dell'Università di Milano e segretario scientifico della Fondazione Icona. Ed è cresciuta l'età degli Hiv positivi. "Il problema - ha aggiunto l'esperta - è che oggi il rapporto occasionale non è visto come pericoloso". "Il vecchio concetto delle categorie a rischio è crollato - ha sottolineato Moroni - Sempre meno persone fanno il test, e questo perché non si rendono conto di essere a rischio. Così l'Hiv si scopre sempre più tardi. E la stima è che 40 mila persone ingnorino la propria condizione" e si trasformino in inconsapevoli 'untori', "che avranno anche più problemi per affrontare le terapie".

Nel frattempo di Aids oggi "si parla sempre meno". Ma il pericolo non è passato: "ogni giorno - sottolinea Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, che ha ospitato l'incontro - 13 persone si infettano con l'Hiv in Italia, episodi prevenibili nel 99% dei casi". Il sommerso, evidenzia Moroni, rappresenta una 'bomba epidemiologica', che ci spinge a non abbassare la guardia. Se i casi di Aids sono 24mila, prosegue Ippolito, si stima che i sieropositivi siano 75-80mila (di cui, appunto, la metà sommersa). L'età degli Hiv-positivi è aumentata: in un caso su sei sono 'over 40' e in uno su 20 'over 60'. Lo stesso dicasi per i malati di Aids: l'età media è di 43 anni per gli uomini e 40 per le donne. Inoltre diminuiscono i tossicodipendenti, e aumentano gli stranieri. Nel bilancio della Fondazione Icona non mancano, però, le buone notizie. "Dopo 10 anni, grazie ai farmaci antiretrovirali, la mortalità per Aids si è ridotta dal 100% all'8% circa", ha aggiunto Moroni. Ma il problema è che troppi oggi si scoprono infetti quando sono già malati.

Secondo i dati diffusi nelle scorse settimane dall'Istituto superiore di sanità (dati aggiornati al 31 dicembre 2007), nel nostro Paese ogni giorno sono 11 le persone che vengono infettate dal virus dell'Hiv, per un totale di circa 4 mila nuovi casi all'anno. Ammonta a 59.500 il totale dei casi di Aids notificati dall'inizio dell'epidemia fino all'anno scorso.
La regione più colpita in assoluto risulta essere la Lombardia ma nell'ultimo anno il tasso di incidenza più elevato è quello del Lazio.
Nel 2007 le stime sull'andamento dell'Aids, ha riferito l'epidemiologo dell'Iss Gianni Rezza, mostrano una sostanziale stabilità nel numero di nuovi casi. "Segno - avverte - che si è arrestata la tendenza al declino dell'incidenza di malattia conclamata che aveva caratterizzato l'era delle terapie antiretrovirali. Ciò - continua Rezza - dipende dal mancato accesso precoce ai trattamenti. Infatti oltre il 60% dei nuovi casi di Aids non ha effettuato le cure con i farmaci antriretrovirali prima di avere fatta la diagnosi di malattia conclamata. Un fenomeno che si spiega con un ritardo nell'esecuzione del test che probabilmente è frutto di una bassa percezione del rischio, soprattutto per le persone che hanno acquisito il virus dell'Hiv per via sessuale, cioè la maggioranza".

Sempre secondo i dati diffusi all'inizio di giugno, in Italia vivono 24 mila persone con l'Aids. Questo numero è frutto dell'incremento della sopravvivenza dei malati. Ma se questa è una notizia positiva, ha un rovescio della medaglia che può impensierire: "L'aumento delle persone sieropositive e malate in buona salute determina anche - chiarisce Rezza - un aumento del serbatoio di infezione. La bassa percezione del rischio nella popolazione sessualmente attiva obbliga a pensare ad adeguati interventi di prevenzione".
Infine un annuncio da parte del presidente dell'Iss, Enrico Garaci: "Entro la fine di questo mese presenteremo l'avvio della fase II di sperimentazione del vaccino contro il virus dell'Aids studiato all'Istituto superiore di sanità (Iss)". Garaci ha anche ribadito che "ora l'Aids è diventata una malattia cronica. Proprio per questo la sfida che abbiamo è quella di trasformare la quantità di vita dei malati in qualità di vita''. [Adnkronos Salute]

Una barriera naturale contro il virus - Scienziati australiani ritengono di aver trovato la chiave per bloccare il contagio di Hiv, usando l'ormone femminile estrogeno per creare un "preservativo vivente" negli uomini, proteggendoli dal virus. I ricercatori Andrew Pask e Roger Short dell'università di Melbourne hanno scoperto che applicando l'estrogeno alla vulnerabile pelle interna del prepuzio viene potenziata la difesa naturale contro l'Hiv.
La crema all'estrogeno è un prodotto farmaceutico che le donne usano da una trentina d'anni contro l'atrofizzazione del dopo-menopausa. La sua prerogativa è quella di quadruplicare il sottile strato di cheratina, una proteina difensiva, presente sulla pelle. Prodotta dalle cellule epiteliali che ricoprono le superfici di tutti gli organi e particolarmente resistente, la cheratina altro non è che la componente principale di unghie e peli.

"Usando la cheratina possiamo rafforzare la difesa naturale del corpo e quindi il virus non si può fisicamente iniettare attraverso quella barriera per infettare le cellule sottostanti", scrivono gli studiosi sul giornale medico PLoS ONE, pubblicato dalla Public Library of Science. Il trattamento, affermano gli studiosi, si preannuncia come un passo cruciale verso la riduzione dell'Hiv trasmesso sessualmente, particolarmente per gli uomini non circoncisi, che sono più a rischio di infezione.
Il particolare metodo preventivo si è dimostrato efficace nei test di laboratorio e sarà sottoposto a sperimentazione clinica in Africa, che è l'epicentro dell'epidemia di Aids. Pask e Short ritengono che la scoperta abbia il potenziale di dimezzare la diffusione dell'Hiv. Si tratta infatti di una difesa semplice non costosa ed efficace contro l'Hiv, anche se non protegge da altre infezioni trasmesse sessualmente.
Il metodo si propone come la miglior terapia preventiva possibile, se non l'unica, in quelle parti del mondo dove non viene praticato il sesso sicuro, né viene praticata la circoncisione, la cui capacità di ridurre la prevalenza delle infezioni da Hiv è stata studiata e provata. La crema si applica una volta alla settimana. In futuro potrà avere un utilizzo anche nei preservativi e nei lubrificanti sessuali. [Repubblica.it]

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19 giugno 2008
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