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400 persone fra cui donne e bambini...

A Lampedusa la stagione degli sbarchi può durare di continuo, ma sono questi i mesi gravidi d'emergenza

12 giugno 2006

Ci risulta impossibile non dedicare un pensiero ai (chissà quanti) cadaveri che sono stati ''sepolti'' dalle acque del Canale di Sicilia; non pensare a quanti non ce l'hanno fatta durante le disperate traversate, fuggendo dalla povertà o dalla guerra, nella speranza di andare contro un possibile riscatto; non pensare alle tante madri e ai tanti padri che hanno pagato per imbarcare i propri figli sopra barconi mal galleggianti, sperando ad un loro futuro migliore...

Ieri per Lampedusa è stata un'altra giornata di sbarchi. Centinaia di immigrati, tra i quali 14 donne e molti bambini di origine nordafricana, sono sbarcati intorno alle dieci del mattino sulle coste dell'isola riuscendo a eludere il dispositivo aeronavale di sorveglianza.
Quattrocento persone stipate a bordo di un vecchio peschereccio di legno lungo 25 metri. Il barcone, partito da una località sconosciuta, è riuscito a 'bucare' il dispositivo aeronavale anti-immigrazione ed ha fatto rotta indisturbato fino all'isola. Gli immigrati sono stati avvistati quando erano a un centinaio di metri da Cala Francese. Tre ufficiali della Guardia di finanza sono saliti a bordo e hanno guidato l'imbarcazione verso il porto. I clandestini, che hanno detto di venire dall'Iraq, dal Pakistan e dall'Afghanistan, sono stati poi trasferiti nel Cpt di Lampedusa.
Al Cpt, gestito dall'associazione ''La Misericordia'', le èquipe sanitarie hanno compiuto le visite mediche di rito, molto accurate soprattutto per donne e bambini. La struttura di accoglienza ospita adesso 452 immigrati, a fronte di una capienza massima di 190 posti letto. Sabato scorso il ministero dell'Interno aveva organizzato due voli con i quali 190 immigrati erano stati trasferiti in aereo nel centro di accoglienza di Crotone. Ai 452 vanno ad aggiungersi anche i 26 migranti sbarcati, sempre ieri mattina, dopo essere stati intercettati dalla Guardia di finanza.

E i numerosi e continui arrivi di migranti sull'isola stanno facendo alzare sempre di più la tensione degli abitanti, e per la prima volta a Lampedusa si sono registrati segni d'intolleranza: qualcuno ha infatti tagliato le gomme delle auto dei Medici senza frontiere e degli operatori dell'Unhcr, l'agenzia per i rifugiati dell'Onu, che lavorano accanto al Cpt. Un atto dimostrativo che sembra proprio un chiaro segnale di intimidazione.
La stagione turistica è ormai vicinissima all'avvio, e gli abitanti dell'isola temono che la loro ''Perla nera del Mediterraneo'' sia sempre di più riconosciuta negativamente come ''l'isola degli sbarchi dei clandestini''. Una tensione interna che lievita e porta commercianti e pescatori ad avviare proteste.
Il sindaco di Lampedusa, Bruno Siragusa, non nasconde che ''la gente è più preoccupata del solito'', ma di questi gesti contro le automobili di Medici senza frontiere e dell'Unhcr non sa proprio dare una spiegazione. ''Fino adesso - ha affermato ieri il sindaco di fronte ai giornalisti - gli abitanti di Lampedusa sono stati buoni e non hanno fatto colpi di testa. Non vorrei che gli animi si esacerbassero. Farò di tutto per evitarlo, ma cosa posso rispondere quando la gente mi dice che siamo emarginati in tutti i sensi e nessuno ci aiuta a sanare la nostra economia che è sempre più massacrata dai continui rincari ai prodotti di prima necessità, ma anche alla benzina e alla bombole del gas rispetto alla terra ferma?''. ''E ci preoccupano ancora di più - ha spiegato il sindaco  - i messaggi sull'immigrazione che vengono lanciati da chi ha responsabilità di Governo: in questo modo faranno aumentare il numero degli arrivi di migranti''. Il riferimento è all'apertura di una nuova sanatoria per gli immigrati e al fatto che i cpt non verranno chiusi, anzi a Lampedusa la struttura verrà spostata in un centro più grande che potrà accogliere il doppio delle persone.

Tornando ai problemi dell'isola, il primo cittadino di Lampedusa ha voluto anche ricordare che la benzina costa di più che in Sicilia e per avere assistenza sanitaria occorre spendere centinaia di euro perché sull'isola non ci sono le attrezzature e dunque occorre spostarsi a Palermo o Catania quando il mare lo permette o gli aerei possono atterrare. ''Sarebbe forse meglio che ci annettessimo alla Libia o a Malta'', suggerisce il sindaco Siragusa, ''forse otterremmo molto di più''. ''Per questi motivi ci sentiamo italiani diversi - ha concluso Siragusa - buoni solo quando dobbiamo pagare puntualmente le tasse''.

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12 giugno 2006
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