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45 corpi senza vita

Arrivato a Pozzallo l'ultimo pietoso carico di morti: 45 cadaveri, accatastati uno sopra l'altro

02 luglio 2014

Non sono 30 ma bensì 45 i morti all'interno del peschereccio rimorchiato a Pozzallo dalla nave Grecale arrivata ieri nel primo pomeriggio. È il bilancio definitivo dopo il recupero delle salme.
I corpi sono stati portati in una sala frigorifera di Pozzallo, messa a disposizione dalla Protezione civile della Provincia di Ragusa. I due medici legali incaricati dalla Procura hanno avviato i rilievi autoptici esterni, e poi eseguiranno le autopsie.
Le vittime erano in un peschereccio dove sono state fatte salire 600 persone, più del doppio di quelle che poteva contenere. I migranti sono stati trovati nella sala ghiacciaia, dove sono morti, si ipotizza, per schiacciamento e asfissia.

Orribile la scena che si sono trovati davanti gli investigatori e i soccorritori. All’interno della torrida ghiacciaia del peschereccio i corpi erano uno sull'altro. Accatastati. Quasi tutti senza maglietta per il caldo che non sopportavano, scalzi. Quello spazio angusto che doveva comunque rappresentare la speranza di una nuova vita, si è trasformato in un inferno. Pochi metri quadrati, a un passo dal vano motori che lascia passare monossido di carbonio che gli astanti hanno inalato senza potersi muovere.
Un investigatore ha dato voce alla sensazione che tutti hanno avuto nel vedere quelle immagini: "Sembra una fossa comune, come di quelle che abbiamo finora visto soltanto sui libri di storia".

Per il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, "è un'esperienza drammatica, la stiamo vivendo tutti quanti, e per chi sta operando è ancora più pesante". Il magistrato non si è pronunciato sull'inchiesta in corso, confermando che il suo ufficio sta valutando la posizione di due presunti scafisti individuati dalla squadra mobile.
Dice di "avere la morte nel cuore, come se avessi ricevuto un pugno allo stomaco", il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, presente sul molo e che ha contribuito a trovare la cella frigorifera della protezione civile della Provincia dove sono portate le salme.
Dopo essere stati estratti, i corpi sono stati adagiati dentro le bare e portati sui carri funebri: prima di partire, la benedizione di don Michele e dall'Imam di Scicli, Ziri. "Ci vuole più cuore - ha detto il sacerdote - altrimenti le parole girano a vuoto e non servono a niente". "E' un colpo al cuore degli esseri umani - ha osservato l'Imam - una tragedia per tutti al di là di religioni e appartenenze".

Un viaggio della speranze che già prima di partire era diventato un dramma, hanno raccontato i testimoni alla squadra mobile di Ragusa. I libici, hanno confermato, ci hanno "trattati come bestie" compiendo "violenze inaudite". Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime. "Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo - ha ricordato una di loro - abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero...".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA]

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02 luglio 2014
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