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550 MILIONI DI EURO

Sequestrato mezzo miliardo ad uno dei cassieri di Messina Denaro. Uno dei più duri colpi ai patrimoni mafiosi

27 gennaio 2010

La Direzione Investigativa Antimafia e la Guardia di Finanza hanno messo a segno uno dei piu duri colpi ai patrimoni mafiosi: sono stati infatti sequestrati beni per 550 milioni di euro intestati a Rosario Cascio, noto imprenditore dell'agrigentino arrestato un anno e mezzo fa e ritenuto uno degli uomini piu vicini a Matteo Messina Denaro, boss latitante da 17 anni e considerato il nuovo capo di Cosa nostra.

Rosario Cascio, 75 anni, di Santa Margherita Belice (AG), è stato già condannato in via definitiva nel 2 settembre 2008 per associazione mafiosa (sei anni di reclusione) in seguito al processo scaturito dalle accuse del pentito Angelo Siino, che veniva ritenuto "il ministro dei Lavori Pubblici di Cosa Nostra".
Cascio, che è residente a Patanna (TP), viene considerato dagli inquirenti uno dei "cassieri"di Messina Denaro. Secondo gli investigatori l'uomo, proprietario di diversi impianti per la lavorazione del calcestruzzo, sarebbe stato a capo di una vera e propria holding mafiosa, già stata colpita un anno fa da un altro provvedimento di sequestro di beni per un valore complessivo di 400 milioni di euro. Cascio aveva preso parte, come si legge in una nota della Dia e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, al noto "sistema Siino", ideato dall'omonimo boss pentito,
Dopo la sentenza del 2008 era stato poi destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Palermo "poiché ritenuto responsabile di avere partecipato a un sodalizio criminoso, organico a Cosa Nostra, al fine di acquisire il controllo di attività economiche e realizzare ingiusti vantaggi e profitti dal 1994 al 2008". Cascio ha avuto inoltre rapporti con Filippo Guttadauro, indiziato mafioso, sposato con Rosalia Messina Denaro, sorella del noto latitante.

Il sequestro di oggi è il frutto di un lavoro "molto prolungato" eseguito da un pool di investigatori che si è dedicato solo a questo obiettivo e che ha consentito di portare "un colpo diretto e forte al capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro". Questo il commento del direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia), il generale dei Carabinieri, Antonio Girone. Un sequestro che è "indubbiamente - ha detto ancora il generale durante la conferenza stampa di stamane - uno dei risultati più significativi degli ultimi tempi".
Il generale Girone ha spiegato ancora che i beni sequestrati oggi riguardano "circa 15 ditte individuali e società di capitali che operavano prevalentemente nel settore edilizio; circa 200 appezzamenti di terreno nelle province di Trapani e Agrigento, decine di fabbricati, 9 stabilimenti industriali, numerosissimi automezzi facenti capo alle società stesse". Sotto sequestro sono finiti anche i seguenti beni intestati a Rosario Cascio e alla moglie, anche attraverso prestanomi: 60 appezzamenti di terreno, 80 tra ville, appartamenti, palazzine e magazzini, 50 veicoli e un'imbarcazione da diporto.
"Abbiamo motivo di ritenere - ha detto Girone - che Cascio avrebbe messo in atto tutta una attività per conto di esponenti dei clan assicurando praticamente il controllo monopolistico del mercato del calcestruzzo e del movimento terra".

I 550 milioni sequestrati a Rosario Cascio, ha inoltre sottolineato il direttore della Dia, sono solo l'ultima di tre importanti operazioni messe a segno dalla Dia nei confronti di quello che viene ritenuto dagli investigatori il capo di Cosa Nostra. A fine 2008 erano infatti stati sequestrati 700 milioni a Giuseppe Grigoli (LEGGI), un imprenditore della grande distribuzione e ritenuto il "re" dei supermercati siciliani, e due mesi fa altri 200 milioni di beni sono stati sequestrati a Francesco Pecora, un imprenditore impegnato nel campo dell'edilizia collegato secondo gli investigatori, come Cascio, a Messina Denaro. Tutti e tre i provvedimenti di sequestro sono stati inoltrati all'autorità giudiziaria direttamente dal direttore della Dia.
Un patrimonio di 1,4 miliardi di euro che "fa capire - conclude il generale Girone - quanto possa essere forte e radicato il potere economico di Messina Denaro, che ha però subito un indebolimento alla sua struttura".

"Un successo legato all'inasprimento delle norme" - "Il sequestro disposto dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Agrigento su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo per oltre 550 milioni di euro in beni immobili e società di proprietà dell'imprenditore agrigentino Rosario Cascio, ma riconducibili anche a Matteo Messina Denaro, segna un ulteriore straordinario successo nel contrasto alla criminalità organizzata mafiosa". In una nota, il ministro della Giustizia Angelino Alfano evidenzia come tale sequestro "sia stato possibile grazie alle innovazioni apportate nei mesi scorsi in materia di misure di prevenzione. Infatti - prosegue la nota - gli stessi beni sequestrati nel corso di un processo penale a carico del Cascio nella sua fase cautelare, erano stati in parte restituiti al boss mafioso a seguito dell'annullamento da parte del Tribunale del Riesame di Palermo del sequestro preventivo. E soltanto attraverso l'inasprimento del meccanismo delle misure di prevenzione adottato nell'attuale legislatura è stato possibile configurare la pericolosità dei beni in quanto tali, a prescindere da quella del loro proprietario, già condannato una volta per associazione mafiosa, ma in tempi ormai remoti, e dunque sottrarli alla disponibilità della criminalità organizzata". Il valore "strategico" del sequestro di beni "è dato - continua la nota del ministero della Giustizia - anche dalla circostanza che esso serve a togliere linfa vitale alla latitanza di Matteo Messina Denaro, l'ultimo degli stragisti ancora pericolosamente in libertà, nei confronti del quale, così come dei suoi fiancheggiatori, l'azione di accerchiamento dello Stato sarà incessante fino alla sua cattura". Il ministro Alfano, che nel suo staff annovera anche uno dei magistrati che si è a lungo occupato della caccia a Messina Denaro (il vice capo di gabinetto vicario Roberto Calogero Piscitello, ex pm della Dda di Palermo), si complimenta "vivamente con i magistrati e con le forze dell'ordine".

Ma le vittime delle stragi non sono state ancora risarcite... - A Rosario Cascio cassiere di Messina Denaro, lo stragista in via dei Georgofili il 27 Maggio 1993, sono stati sequestrati ieri beni per 500 milioni di euro. Un anno fa gli furono sequestrati dallo Sato beni per 400 milioni di Euro. Tutti soldi del boss Messina Denaro ancora oggi latitante. Se Matteo Messina Denaro è così ricco perché le sue vittime, quelle che il mafioso ha massacrato in via dei Georgofili, sono ancora oggi in attesa di essere saldate di quanto gli è dovuto secondo cause civili andate a buon fine e immediatamente esecutive?
Quali tecnicismi non si stanno mettendo in atto per far fronte a impegni inderogabili verso le vittime di Matteo Messina Denaro? Tecnicismi che si sono, invece, solertemente messi in atto per dare concessioni a Giuseppe Graviano che noi abbiamo portato giusto in causa civile, visto che era a Firenze a seminare morte il 27 Maggio 1993 insieme a Matteo Messina Denaro.
Sono anni che assistiamo a informative sui sequestri alla mafia corleonese che ci ha ucciso i figli. Sono anni che chiediamo di essere saldati e che ai nostri invalidi siano riconosciute pensioni perché invalidi all’80%, ma per tutto ciò non ci sono soldi. La vendita dei beni della mafia per saldare le vittime di cosa nostra è ancora oggi una serie di norme sulla carta.
Cosa dobbiamo pensare? Che le confische a Matteo Messina Denaro sono virtuali? Ciò che leggiamo sui televideo, è per caso un trionfalismo inutile che non porta da nessuna parte? Aspettiamo risposte concrete non comunicati sterili e fini a se stessi.

Giovanna Maggiani Chelli , Vice Presidente Portavoce Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili (www.antimafiaduemila.com)

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, AGI, Apcom, La Siciliaweb.it]

- Sulle tracce di Matteo Messina Denaro (Guidasicilia.it, 20/12/07)

- Inchiodati come Al Capone (Guidasicilia.it, 10/05/08)

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27 gennaio 2010
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