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6 miliardi di euro: tanto ci vuole per il dissesto idrogeologico siciliano

Tra il 2000 ed il 2007 sono stati spesi solo 650 mln, di questi, ben 400 mln sono arrivati da Agenda 2000

07 ottobre 2009

Per il dissesto idrogeologico in Sicilia, occorrono 6 miliardi
di Andrea Naselli (€conomiasicilia.com, 6 ottobre 2009)

Occorrerebbero circa 6 miliardi di euro per mettere in sicurezza le fragilità idrogeologiche del territorio siciliano. Queste è la stima a cui sono pervenuti gli stessi uffici della Regione Siciliana dopo l’approvazione dei 70 Pai (Piani assetto idrogeologico) avvenuta due anni fa. Una vera e propria emergenza che ha fatto gridare, inascoltati, geologi, ambientalisti, e gli stessi uffici dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente. Sulla sistemazione del territorio sono, però, finora arrivate solo le briciole. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
La natura, di tanto in tanto, morde. Si prende la sua rivincita. Dopo anni di sfruttamento del territorio, abusivismo, cementificazione selvaggia, disboscamento, di tanto in tanto arriva puntuale qualche disastro. Quello del messinese è certamente il più grave tra quelli recenti per numero di vittime e senza case e paesi coinvolti.
Sono i giorni del dolore e del lutto passati i quali occorre dire a gran voce che nei 107 bacini idrogeologici della Sicilia, raggruppati all’interno dei 70 Pai approvati, sono state individuate ben 31.800 frane e ben 21.500 aree a rischio. Leggasi 21.500! Ebbene di queste aree a rischio ben 2.200 sono state classificate con la sigla R4, per un territorio pari a 1.000 ettari e 4.600 con la sigla R3 per un’area di 1.200 ettari. Da tenere conto che la classificazione R4 , secondo quanto stabilito da un apposito decreto della Regione siciliana , è attribuita alle aree per le quali sono possibili "perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, la distruzione delle attività socio-economiche". Con la classificazione R3 si intendono aree dove "sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione della funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale".

In altri termini in un territorio di oltre 2.200 ettari la Regione siciliana prevede che il dissesto idrogeologico possa provocare danni alle persone. Ma il fatto grave è che ben il 70% dei comuni dell’isola ha tutto o pezzi del proprio territorio collocato dentro una di queste due aree. "E' per questa ragione che i Pai", afferma Giovanni Arnone, già responsabile del servizio difesa del suolo sotto la cui direzione sono stati approvati i Pai, "che i piani di assetto idrogeologico, oltre che avere una valenza conoscitiva del territorio, hanno anche una funzione prescrittiva con vincoli di edificabilità nelle aree a rischio. Ed a questo si dovrebbero attenere tutte le amministrazioni".
Ma è l’aspetto finanziario ciò che colpisce in tutta questa vicenda. A fronte dei 6 miliardi previsti per la messa in sicurezza del territorio regionale, tra il 2000 ed il 2007 sono stati spesi solo 650 milioni. Di questi, ben 400 milioni sono arrivati da Agenda 2000. Ma in barba alle enunciazioni di principio e al buon senso, nella programmazione 2007-13 la Regione siciliana ha messo per il riassetto idrogeologico appena 50 milioni nei primi anni. E lo Stato non è da meno nella corsa al risparmio: per il 2009 ha stanziato appena 200 milioni di euro per tutta l’Italia. "E' necessario - afferma Arnone - che sia Stato che Regione capiscano che il dissesto idrogeologico del territorio va affrontato per tempo e con risorse adeguate".

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07 ottobre 2009
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