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600 mila italiani "strozzati"

La piaga dell'usura: circa 600mila italiani colpiti e 150mila imprese chiuse

22 novembre 2012

Sono 600mila gli italiani colpiti e affondati dal fenomeno dell'usura, tra essi almeno 200mila i commercianti; ad alto rischio sono almeno 2 milioni di concittadini.
Sono i dati emersi dalla terza edizione del 'No usura day' di Confesercenti, e evidenziati dal presidente della confederazione, Marco Venturi.
Confesercenti sottolinea che "la crisi è un potente supporto dell'usura: nel triennio 2010-2012 hanno chiuso 450mila aziende commerciali, artigiane e dei servizi". Per un terzo di queste, ribadisce Venturi ovvero 150mila la cessazione dell'attività è avvenuta per "indebitamento o per usura". Sono stati cancellati così circa 300mila posti di lavoro.

Confesercenti lancia anche l'allarme sulle denunce, in crollo verticale: sono passate in pochi anni da 398 (2004) alle 230 attuali. "Ma se guardiamo ai recuperi - evidenzia Venturi - dovuti alle importanti e recenti operazioni antiusura ci accorgiamo che 500milioni di euro recuperati non sono pochi e questo odioso reato è vivo e vegeto".
Secondo la valutazione di Confesercenti le capitali dell'usura italiana si confermano Roma e Napoli. Quanto alla legge anti usura è ormai "da rottamare". "Sono passati più di 15 anni - dice il presidente Venturi - da quando il Parlamento varò la legge tuttora in vigore. Quella legge fu una conquista voluta con grande ostinazione" dalle realtà preoccupate per il fenomeno, "ma oggi siamo in presenza - prosegue Venturi - di carenze troppo vistose per non essere affrontate promuovendo cambiamenti profondi". Secondo Venturi la normativa non ha dato "i frutti sperati in alcuni obiettivi cruciali: il reato non è emerso, tanto che il numero delle denunce è paradossalmente più basso rispetto all'anno in cui la legge entrò in vigore, il 1996". Secondo Confesercenti l'usura "appare come un reato di fatto depenalizzato. Questo rende urgente un'azione che cancelli la sensazione che possa rimanere impunita". Da qui la proposta di aprire un tavolo per una riforma nuova "che tenga conto dei mutamenti del fenomeno, che sia condivisa e piu' adeguata all'economia e alla finanza in continua evoluzione". [Adnkronos]

 

 

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22 novembre 2012
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