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8 marzo: basta con i "femminicidi"

Sarà vera festa per le donna quando i femminicidi cesseranno di esistere

08 marzo 2013

Oggi, 8 marzo, Festa delle Donne, al liceo Umberto di Palermo si è deciso di affrontare e confrontarsi sulla violenza contro le donne e sugli strumenti per difendersi.
Una giornata dedicata a Carmela Petrucci, la studentessa diciassettenne della succursale di via Perpignano uccisa a coltellate l'ottobre scorso dall'ex fidanzato della sorella Lucia.

A lanciare l'iniziativa è stata la Cgil di Palermo, che assieme all'associazione Le Onde e alla Biblioteca Udi inaugura così un filo diretto con docenti e alunni della scuola per affrontare il tema del femminicidio. La Cgil donerà alla scuola una 'bacheca rosa', dove saranno affissi numeri telefonici e indirizzi delle associazioni cui rivolgersi per sporgere denunce e documenti e informazioni di legge sullo stalking e sulle molestie.

LA LISTA COMPLETA DEI FEMMINICIDI DEL 2012
di Laura Eduati (Huffingtonpost.it, 06/03/2013)

Sono state 124 le donne uccise in Italia a causa delle violenza di genere. Centoventiquattro femminicidi compiuti in tutta la Penisola, ai quali occorre sommare 47 tentati femminicidi.
Sono i dati resi noti dalla Casa delle donne di Bologna che come ogni anno, con l'approssimarsi dell'8 marzo, aggiorna la lunga lista delle vittime della violenza domestica. Un dossier unico in Italia che viene compilato spulciando articoli di giornale e notizie uscite sulla stampa, visto che il Viminale non ha ancora approntato un metodo specifico per contare i femminicidi, come invece indicato dalle raccomandazioni del Cedaw.
Leggendo il rapporto scopriamo che il 60% dei delitti è avvenuto nel contesto di una relazione intima tra la vittima e l'autore del reato, relazione che era in corso o appena conclusa. Nel 25% dei casi la donna avevano appena concluso il rapporto amoroso oppure stavano per farlo. Le vittime di femminicidio vengono uccise prevalentemente in casa (63%) e spesso non sono le uniche a soccombere: nel 2012 otto persone, tra le quali anche figli della coppia, sono state ammazzate durante la furia omicida.

Rovesciando uno stereotipo duro a morire, il dossier spiega che la maggioranza di questi delitti avviene nelle regioni del Nord: la parità di genere spesso è un elemento scatenante. Le regioni che contano maggiori femminicidi sono Lombardia, Campania e Emilia Romagna.
Moltissime le straniere vittime di violenza domestica: il 31%. Ma è italiano il 73% degli assassini. Con le 124 uccise nel 2012, arriva a 901 il computo delle donne ammazzate dai compagni sentimentali e dagli ex (ma anche dai figli). Un numero altissimo, che secondo le associazioni impegnate contro la violenza di genere dovrebbe attirare immediatamente l'attenzione della politica.
Eppure il rapporto della Casa delle donne di Bologna sottolinea l'unico dato positivo, ovvero una maggiore attenzione della stampa nella descrizione dei femminicidi tralasciando - a volte - la solita etichetta "omicidio passionale" che ingenera confusione e non descrive adeguatamente il fenomeno.
Soprattutto, finalmente i cronisti focalizzano la propria attenzione sui maltrattamenti e le denunce che hanno preceduto il delitto, escludendo il cosiddetto "raptus": il femminicidio, infatti, raramente è frutto di un accesso d'ira incontrollata ma è soltanto l'ultimo scalino di una lunga escalation.

"Fino al 2011 il 90% dei casi riportati dalla cronaca tale tipo di informazione (i maltrattamenti, ndr) non era reperibile, perché l'articolo non ne faceva cenno. Oggi sappiamo direttamente dalla stampa invece che il 40% delle donne uccise nel 2012 aveva subito precedenti violenza da quel partner o ex partner che poi l'ha uccisa".
Il fatto che quattro donne su dieci - un dato sicuramente sottostimato perché non sempre il quadro del reato è chiaro fin dal primo momento - abbiano subito abusi prima di venire assassinate spinge ancora una volta a pensare, dicono le compilatrici del dossier, che sia possibile fermare la violenza prima dell'irreparabile. "Per far questo è necessario destinare risorse ai centri antiviolenza, rafforzare le reti di contrasto ad essa tra istituzioni e privato sociale qualificato, effettuare una corretta formazione di operatori sanitari, sociali e del diritto, perché sempre più donne possano sentirsi meno sole, possano superare la paura e divenire consapevoli che sconfiggere e sopravvivere alla violenza è possibile".

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08 marzo 2013
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