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A Bruxelles non vuole andarci nessuno...

Crocetta vorrebbe internazionalizzare la Sicilia, ma nessuno vuole andare nella sede di rue Belliard

14 maggio 2013

Dopo le polemiche sui costi della sede di Bruxelles della Regione Sicilia e la netta presa di posizione del presidente Rosario Crocetta, che da Palermo nei giorni scorsi è intervenuto con una nota per "ristabilire la verità", mettendo in guardia rispetto a possibili "querele" (LEGGI), tornano ad accendersi i riflettori sulle delegazioni regionali. Nell'occhio del ciclone in particolare è finita la decisione di Crocetta di ripristinare l'organico previsto dalla legge, pari a otto funzionari dipendenti dall'amministrazione, con la collaborazione di otto esterni. L'obiettivo è quello di trasformare la sede di rue Belliard in una punta di diamante dell'amministrazione e "strumento di internazionalizzazione".
Al momento, però, sono poco meno di una decina le istanze presentate dal personale regionale, disposto a lavorare nell'ufficio a Bruxelles della Regione siciliana. Le domande sono state presentate ai dirigenti di alcuni assessorati, che avrebbero dovuto smistarle alla segreteria generale della Regione o all'ufficio di gabinetto della Presidenza, da cui dipende la sede di Bruxelles. Le domande sono state inoltrate in risposta all'atto d'interpello firmato dal governatore Rosario Crocetta.

Nel provvedimento, che risale al 28 gennaio di quest'anno, viene richiesto agli interessati "un adeguato livello di preparazione" e "obbligatoriamente" la conoscenza della lingua francese e/o inglese. Il personale, si legge nell'interpello, "dovrebbe essere trasferito per un periodo di un anno nell'ufficio" di Bruxelles, "al fine di trasmettere l'esperienza che verrà maturata mediante il contatto con le istituzioni dell'Unione europea".
Proprio la durata dell'incarico sarebbe la causa dell'esiguo numero di domande presentate dai regionali. Per la raccolta delle istanze, Crocetta si è rivolto ai dirigenti dei dipartimenti e agli assessori ai Beni culturali, alle Infrastrutture, all'Istruzione, alle Risorse agricole e al Turismo. In base a una delibera dello scorso 10 aprile, l'ufficio di Bruxelles sarà composto da 16 persone, otto provenienti dall'amministrazione regionale (compreso un dirigente di servizio) e altri 8 esterni.
Ai dipendenti regionali assegnati a Bruxelles, oltre al salario come da contratto dei regionali, sarà corrisposta una indennità omnicomprensiva (in base al decreto legislativo 62 del '98 per i pubblici dipendenti che lavorano all'estero) che per un funzionario è pari a 3.800 euro netti al mese, cifra inferiore per i livelli più bassi. Non sono previsti altri benefit, come alloggio o trasporti, che sono a carico del personale, che può beneficiare di rimborsi in caso di missioni istituzionali autorizzate. L'indennità omnicomprensiva, invece, non è prevista per gli "esterni" che riceveranno circa 1.800 euro al mese.

A Bruxelles, in questa fase, ci sono solo due persone: l'istruttore-direttivo Patrizia Meli e Maria Cristina Stimolo, dirigente generale al dipartimento Affari extraregionali, che ha dato la propria disponibilità a gestire l'ufficio in attesa della nomina del nuovo dirigente di servizio. In organico c'è anche Marcello Minio, in distacco sindacale, in quanto dirigente del Cobas/Codir, e dunque senza indennità aggiuntiva.

Facendo un confronto con territori altrettanto estesi, si vede ad esempio come in Emilia Romagna (capofila del Coordinamento delle regioni italiane), i funzionari sono otto più un dirigente, più due esterni dell'agenzia Ervet. A capo dell'ufficio è Lorenza Badiello, che spiega: "In questa fase di negoziato per i fondi è importante avere una sede con persone competenti. È fondamentale che conoscano bene sia la materia comunitaria che il proprio territorio, soprattutto in settori chiave come l'agricoltura, lo sviluppo rurale, le politiche di coesione. La presenza di un ufficio ben organizzato è strategico anche in vista della presidenza di turno dell'Italia all'Ue, nella seconda metà del 2014, e delle elezioni per il parlamento europeo".
A differenza di quella siciliana, grande 750 metri quadri, la sede dell'Emilia Romagna è 249 mq per 94mila euro di affitto l'anno, con una sala riunioni in condivisione con altre tre regioni europee, con le quali (in particolare l'Assia) è in atto un partenariato. Attualmente in un immobile nella zona Merode, l'ufficio prevede a breve un trasloco perchè conclude Badiello: "il personale degli uffici dei partner tedeschi e polacchi è stato potenziato e non c'è più spazio".

Milano a Bruxelles ha una invece sede di proprietà, Casa Lombardia, senza mutui, con spazi che affitta a vari enti che insistono sul territorio regionale (dall'Assolombarda alla Conferenza dei rettori delle università lombarde). Il costo di gestione nel 2012 è stato di 112.636 euro, con ricavi pari a circa 180mila euro provenienti dall'affitto degli spazi. L'ammontare delle spese di rappresentanza si è limitato a 2.219 euro. Vi lavorano tre funzionari interni più il dirigente, oltre a nove esterni. Il focus principale, oltre alle azioni di lobbying, è quello di supportare i progetti regionali per il finanziamento con i fondi tematici.
E se la Sicilia negli anni passati è stato fanalino di coda, la Lombardia è la seconda regione italiana dopo il Lazio (dato falsato dalla presenza a Roma delle sedi legali di Enea e CNR) per progetti vinti. E il Politecnico di Milano (membro di Casa della Lombardia) è secondo  dopo l'università di Bologna. In particolare dal 2007 al 2012 sono stati vinti da attori lombardi 1499 progetti Ue nell'ambito Ricerca e Innovazione per un valore totale di 510milioni di euro di cui il 26% da parte di Pmi.

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

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14 maggio 2013
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