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A caccia di cinghiali!

In Sicilia i suidi si potranno abbattere anche nelle aree protette

31 agosto 2015

Anche nei parchi e nelle zone protette si potranno abbattere i cinghiali. La legge approvata dall'Ars lo scorso 11 agosto (LEGGI), dopo la morte di un uomo attaccato sulle Madonie da un branco di suidi, è in vigore dopo la pubblicazione di venerdì scorso in Gazzetta.
Adesso gli enti che gestiscono le aree protette dovranno presentare alla Regione i piani di abbattimento selettivo, relativi cioè alla sola specie in sovrannumero e che crea pericoli.

L'Ente Parco delle Madonie ha già presentato il proprio piano che attende solo il via libera dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. "L'operazione potrebbe partire a metà settembre" ha ipotizzato l'assessore regionale Sara Barresi.
Il piano presentato da Angelo Pizzuto prevede l'utilizzo di personale specializzato per ridurre il numero dei suidi. Saranno schierati guardie venatorie provinciali e forestali autorizzati. "Contiamo di arruolarne all'inizio una sessantina" ha detto Pizzuto, alla guida dell'Ente Parco. Anche i proprietari dei terreni avranno l'autorizzazione ad abbattere i suidi.

"Perché i piani di cattura dei cinghiali nel Parco della Madonie non sarebbero mai stati attuati, e di chi è la responsabilità dell’introduzione della specie nella zona? E ancora, perché il presidente del parco delle Madonie ritiene il metodo di cattura tramite "braccata" migliore di quello con i chiusini?".
Sono alcuni dei quesiti "cui cerca di dare una risposta" una interrogazione del M5S all’Ars, indirizzata al presidente della Regione e agli assessori all’Ambiente e all’Agricoltura.
"Con l’atto (prima firmataria Valentina Palmeri) i deputati Cinquestelle tornano ad occuparsi del caso suidi, balzato prepotentemente alla ribalta questa estate dopo l’aggressione mortale di questi animali (un incrocio tra cinghiali e maiali) a Cefalù. Per approfondire la questione i deputati hanno messo in cantiere pure una serie di accessi agli atti, per appurare fino a che punto le determinazioni prese in  passato sull’argomento siano state applicate", si legge in una nota.

"Da una nota del 20 Maggio 2014 dell’Assessorato Risorse agricole in risposta al comune di Castellana Sicula - affermano i deputati - abbiamo appreso che il piano di cattura e successivo abbattimento (quindi con l’uso dei cosiddetti chiusini) non sarebbe mai stato applicato, contrariamente a quanto dichiarato dal presidente del  Parco, Pizzuto, durante la seduta informale che si è tenuta l’11 agosto in IV Commissione all’Ars". "Infatti - sostengono i parlamentari Cinquestelle - da questo documento si apprende che con ben 2 note del 2013 e del 2014, l’Ente Parco afferma, prima, di non aver attuato il piano per mancanza di risorse finanziarie e, poi, chiede una proroga del piano di cattura nelle more del reperimento delle suddette risorse. Quindi, a meno che non siano accaduti improvvisi miracoli, non capiamo quando, ed eventualmente con quale efficacia, sia stato mai applicato il piano".

Oltre alla mancata applicazione del piano i deputati del Movimento contestano al presidente del Parco della Madonie il metodo di cattura da lui sostenuto (la cosiddetta braccata) e la sua proposta di allargare la platea dei selettori, anche a squadre organizzate di cacciatori.
"Il presidente del Parco - afferma Valentina Palmeri - dovrebbe sapere innanzitutto che la caccia è vietata all’interno delle aree naturali protette e che l’abbattimento selettivo con il metodo della "braccata", cioè con cacciatori di selezione coadiuvati da mute di cani, rappresenta il metodo peggiore di controllo della fauna, come sostenuto anche dall’Ispra, in primo luogo perché provoca la rottura delle gerarchie all’interno del gruppo stesso e la dispersione del gruppo di suidi, che fuori controllo provocano maggiori danni. In secondo luogo perché la "braccata" causa indirettamente impatti negativi anche su altre specie di fauna presenti nel Parco, alcune delle quali particolarmente protette. Al contrario della braccata, la cattura con i chiusini ed il successivo abbattimento, previsti dai piani di controllo approvati, ma, a quanto pare, mai applicati, eliminerebbe l’intero gruppo familiare e risulterebbe molto meno invasivo".
Sulle responsabilità della Regione mette l’accento il presidente dalla commissione Ambiente dell’Ars, Giampiero Trizzino. "Le leggi già c’erano dal 2008. È paradossale che l’amministrazione si muova sempre e solo dopo una tragedia".

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31 agosto 2015
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