A Catania con l'ispettorato micologico aziendale, funghi nel tegame senza preoccupazioni
Si potrà usufruire dell'esame di commestibilità dei funghi freschi per evitare avvelenamenti
Miti da sfatare
E' voce diffusa che i funghi velenosi si distinguano dagli altri per il loro aspetto ripugnante. Sarebbero vischiosi, colorati in modo particolare (verde, rosso, viola), secernerebbero lattice, e la loro carne cambierebbe colore al taglio. Niente di più falso! A proposito di quest' ultimo carattere, serva da esempio il porcinello (Boletus rufus), simile al porcino: la carne, biancastra, vira con il taglio al roseo-grigiastro, passa al verde, al blu e diventa nera con la cottura. Il fungo è perfettamente commestibile. Un altro mito da sfatare è la convinzione che i funghi corrosi o tarlati siano buoni perché gli animali selvatici evitano i funghi velenosi. Anche questa convinzione è inesatta perché insetti, lumache, selvaggina possono cibarsi tranquillamente di funghi che per gli esseri umani sarebbero mortali.
E' pura superstizione poi, ritenere che i funghi velenosi rivelino la loro tossicità nella cottura provocando la coagulazione del latte, l’annerimento di un cucchiaino d’argento, di uno spicchio d’aglio, della cipolla, della mollica di pane.
Può rivelarsi letale giudicare innocui funghi che non hanno provocato disturbi entro alcune ore dal pasto e consumare quindi i funghi rimanenti al pasto successivo. Nel caso dell’Amanita phalloides, il fungo più velenoso in assoluto, i primi sintomi di avvelenamento compaiono dopo un periodo che pùò oscillare tra le sei e le 48 ore dopo il pasto.
Un altra convinzione sbagliata è che i funghi velenosi perdano la loro tossicità con la cottura (vi sono veleni che resistono al calore), con l’essiccazione (alcuni veleni non sono volatili) o con il lavaggio in acqua salata o acidulata (alcuni veleni non sono idrosolubili). Quindi se decidete di andare per funghi fatelo con un esperto.