Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

A Catania la mafia nel racket dei rifiuti

27 gli arresti e 16 gli indagati, tra questi anche funzionari pubblici indagati

10 gennaio 2013

Sono 27 le persone destinatarie di provvedimenti cautelari emessi dal Gip nell'ambito dell'operazione della Direzione investigativa antimafia di Catania, denominata 'Nuova Ionia', contro l'infiltrazione della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti nelle province del capoluogo etneo, Enna e anche nel nord Italia, a Milano e Torino.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di Ente pubblico.
Nell'ambito della stessa inchiesta, la Dda della Procura di Catania ha disposto perquisizioni nei confronti di altri 16 indagati, fra i quali amministratori e funzionari pubblici.

Ci sono esponenti del clan Cintorino e dipendenti dell'azienda Aimeri Ambiente di Milano che lavorano nel Catanese tra i 27 destinatari dei provvedimenti cautelari.
L'attività investigativa ha "permesso di ipotizzare l'infiltrazione di elementi di spicco della criminalità organizzata nell'attività di gestione dei rifiuti facente capo alla Aimeri ambiente, quale aggiudicatrice dell'appalto bandito dall'Ato CT1 Joniambiente", come spiega la Procura.
Oltre ai 27 arresti, e alle 16 persone indagate, è stata disposta l'acquisizione di documenti in 14 Comuni ionici, nonché controlli in aziende e società d'ambito del settore, alle quali non è contestato alcun reato.

Dalle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Catania sarebbe emerso il ruolo di primo piano dei fratelli Alfio e Salvatore Tancona e di Roberto Russo, considerati ai vertici del clan Cintorino alleato con la cosca Cappello di Catania.
La Dia avrebbe accertato "irregolarità nei servizi di igiene pubblica che avrebbero consentito all'organizzazione di lucrare rilevanti vantaggi di natura economica". In particolare, sostiene l'accusa, "attraverso la falsificazione dei formulari di raccolta e conferimento in discarica della differenziata. E il ricorso a procedure di somma urgenza per favorire ditte riconducibili all'organizzazione mafiosa".
La Procura indaga anche sulla sospetta "inerzia di talune pubbliche amministrazioni, nell'assenza di controlli sostanziali. Sono oggetto di indagini gli interventi per le assunzioni a tempo determinato da persone segnalate da Russo".

L'inchiesta ha permesso di scoprire che il gruppo criminale era in possesso di armi, e usava un poligono per testarle, e che gestiva, con una rete di giovani spacciatori, un traffico di droga nel settore turistico dell'alto Ionio etneo e taorminese.
Il boss quarantottenne Russo, ex responsabile operativo dell'Aimeri Ambiente, detenuto per altri reati e vicino alla cosca Cappello-Bonaccorsi, era stato arrestato nel maggio dello scorso anno assieme allo storico capomafia Giuseppe Garozzo. Dopo la sua cattura furono compiuti degli attentati incendiari contro il cantiere della Aimeri di Macchia di Giarre in cui andarono distrutti circa 50 mezzi. A Russo e ad altri tre presunti appartenenti alla cosca Cintorino sono stati notificati ordini cautelari per associazione mafiosa.

Un provvedimento restrittivo per associazione a delinquere semplice è stato poi emesso per alcuni dipendenti dell'Aimeri Ambiente: Alfio Acquino, di 60 anni, Francesco Caruso, di 48 anni, e per l'ex direttore per la Sicilia orientale della società, Alfio Agrifoglio, di 59 anni. Lo stesso reato è contestato a Roberto Palumbo, di 53 anni, responsabile tecnico della discarica di Sicilia Ambiente Enna, e al coordinatore dello stesso sito di Val Dittaino, Gaetano La Spina, di 44 anni, e a un dipendente del Comune di Fiumefreddo di Sicilia e ex lavoratore dell'Ato Joniambiente di Giarre, Giuseppe Grasso. Ad Agrifoglio, Russo, Palumbo, La Spina, Caruso e Grasso sono contestati anche i reati di truffa aggravata e attività organizzata per il traffico di rifiuti.

All'operazione hanno partecipato circa 250 investigatori di Dia, polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza con agenti del reparto volo della polizia di Reggio Calabria e unità cinofile.
Tra la Procura e il gip di Catania ci sono state divergenze: alcuni reati sono stati derubricati, senza l'aggravante dell'associazione mafiosa ed escludendo anche il concorso esterno, e richieste di arresto sono state poi rigettate. L'indiscrezione è stata confermata dallo stesso procuratore capo Giovanni Salvi durante la conferenza stampa: "Questo fa parte della normale dialettica tra uffici giudiziari".
Contro il rigetto dell'emissione di provvedimenti cautelari, che riguarderebbero anche alcuni amministratori e funzionari pubblici, la Procura ha presentato ricorso al Tribunale del riesame. Il procuratore capo ha sottolineato di "non avere chiesto il sequestro dell'Aimeri Ambiente" ma che il gip ha fissato un'udienza camerale per "la contestazione della responsabilità amministrativa" nei confronti della società e di Siciliambiente e Alkantara 2001. Se la richiesta dovesse essere accolta le tre aziende sarebbero commissariate "per evitare il loro eventuale cattivo utilizzo".

[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica/Palermo.it, Lasiciliaweb.it]

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

10 gennaio 2013
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia