A est di Bucarest
Una commedia degli equivoci, raffinata e ironica, che ha appassionato il pubblico europeo
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A EST DI BUCAREST
di Corneliu Porumboiu
Il proprietario di una tv locale di una piccola cittadina a est di Bucarest organizza una trasmissione televisiva in cui invita due ospiti a raccontare il loro grande momento di gloria vissuto il giorno della fuga di Ceausescu (22 Dicembre 1989).
I due strampalati ospiti, un pensionato che ogni anno si traveste da Babbo Natale per far felici i bambini del suo paese e un insegnate di storia col vizio di alzare un po' troppo il gomito, sono in diretta in una trasmissione a raccontare come hanno contribuito alla rivoluzione.
Ma dov'erano realmente questi due simpatici ma strani personaggi alle 12:08 di quel giorno, mentre la folla inferocita di Bucarest costringeva alla fuga in elicottero il terribile dittatore?
Dalle telefonate e dagli insulti che arrivano in diretta sembrerebbe che i due non siano poi tanto eroici, e la trasmissione si trasforma presto in una divertente commedia degli equivoci.
Nel 1989, la Romania seguì, in diretta televisiva, la feroce rivolta popolare che costrinse il dittatore rumeno Ceausescu alla fuga a bordo di un elicottero. Sedici anni dopo quegli avvenimenti vengono raccontati da una tv privata, in un dibattito che coinvolge alcuni cittadini di un piccolo villaggio a est della Capitale. Si scopre che la rivoluzione non è stata vissuta da tutti allo stesso modo. Il film del giovane Porumboiu ha vinto la Camera d'Or a Cannes 2006.
Anno 2006
Distribuzione Istituto Luce
Durata 89'
Regia e Sceneggiatura Corneliu Porumboiu
Con Mircea Andreescu, Ion Sapdaru, Teo Corban
Genere Commedia
Dalla Romania una commedia raffinata che fa incetta di premi
di Diego Giuliani (Cinematografo.it)
Inizia con una pioggia di premi l'avventura italiana di A est di Bucarest. La commedia rumena di Corneliu Porumboiu, già vincitrice della Camera d'Or all'ultimo festival di Cannes, è arrivata in sala il 6 ottobre preceduta da altri due prestigiosi riconoscimenti, consegnati al regista da Carlo Verdone e Marco Bellocchio. ''Non pensavo che sarei arrivato a tanto - ringrazia e scherza l'esordiente Porumboiu -. Questo è evidentemente un anno d'Oro. Dopo la Camera di Cannes e il Cigno di Copenaghen, arriva anche il Gobbo di Bobbio''. Il premio, assegnato dagli allievi dei corsi ''Fare cinema'', coordinati da Bellocchio, segue quello che da poco gli aveva riconosciuto il pubblico del Terra di Siena Film Festival di Verdone. A mettere d'accordo tutti è un gioiello di sarcasmo e raffinatezza che, prendendo spunto dalla rivoluzione rumena dell'89, ripropone in chiave leggera i temi dell'apparenza e della memoria storica. Spunto agrodolce della vicenda è la trasmissione televisiva di un grigio e anonimo paesino, in cui un improvvisato giornalista interroga due improbabili interlocutori sulla loro partecipazione o meno agli eventi che alle 12:08 di quel 22 dicembre dell'89 portarono alla deposizione di Ceaucescu.
''All'epoca avevo 13 anni - racconta Porumboiu - e in quel preciso istante stavo giocando a ping pong con un amico. Ho capito la portata di quanto stava accadendo, soltanto quando sono tornato a casa e ho trovato tutta la mia famiglia incollata alla televisione''. La dittatura la percepisce da piccoli particolari come le ricorrenze e le marce militari a cui erano costretti gli alunni. L'idea di un film sulla rivoluzione nasce piuttosto dal desiderio di parlare di ''marginalità'' e ''memoria''. ''Capire cioè - come lui stesso spiega - cosa accadeva lontano da Bucarest e ascoltare tutti coloro che avevano cercato di partecipare alla storia che si stava scrivendo''. Spunto di riflessione diventano quindi per Porumboiu anche i tanti racconti che di quei giorni rimangono: ''Ciascuno, col tempo, ricostruisce nella memoria una propria versione dei fatti, al punto da confondere cosa sia realmente accaduto''. Protagonista è uno straordinario terzetto: ''Sono tutti attori che lavorano principalmente in teatro - racconta il regista -. Due di loro li conosco dai tempi dei miei corti di gioventù e il film l'ho scritto già pensando a loro''.
Unanime il coro di apprezzamenti che A est di Bucarest riceve alla presentazione stampa. ''Gli auguro di incontrare il favore del pubblico - dice Bellocchio -. E' un piccolo capolavoro che merita ben oltre il Gobbo e la Camera d'Or''. Sulla stessa linea anche Carlo Verdone, che al film riconosce il merito di indagare una realtà poco nota a noi occidentali: ''Porumboiu e il resto della cinematografia rumena - commenta - si stanno affacciando con grande interesse sul panorama internazionale. Credo che oggigiorno abbiano molto da dire, anche perché fanno luce su un paese e una cultura a noi quasi estranee''.