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A Gaza è crisi umanitaria totale

Israele accorda un corridoio umanitario verso Gaza. Le vittime dell'offensiva 'Piombo Fuso' sono ormai oltre 600

07 gennaio 2009

Secondo quanto annunciato nella notte dal premier Ehud Olmert, Israele ha accettato l'apertura di un corridoio umanitario per gli aiuti ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza. Il piano dovrebbe garantire, grazia alla tregua di tre ore al giorno, il passaggio temporaneo di aiuti.
Oggi alle 13 (le 12 in Italia) la tregua dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza è cominciata. Lo ha confermato un portavoce militare. Israele ha quindi accolto la richiesta della comunità internazionale di lasciare aperti corridoi umanitari per Gaza. Moussa Abu Marzouk, numero due dell'ufficio politico di Hamas, alla tv al-Arabiya ha annunciato che anche Hamas rispetterà la tregua di tre ore.



"Crisi umanitaria totale"
. Così Pierre Kraehenbuehl, responsabile per la Croce Rossa a Gaza, ha definito la situazione della popolazione civile della Striscia di Gaza, mentre il suo staff ha descritto l'ultima notte trascorsa come "la più spaventosa fino ad adesso". I civili non hanno nessun posto sicuro dove rifugiarsi. "Siamo estremamente preoccupati per il numero crescente di civili morti e feriti e di infrastrutture civili, tra cui ospedali, colpite dalle operazioni militari israeliane", ha detto Pierre Kraehenbuehl. E nonostante "la dichiarata volontà delle autorità israeliane di facilitare" i soccorsi umanitari, ha aggiunto, non si riesce a farli arrivare alle vittime per l'intensità dei combattimenti.
Nel quartier generale della Croce rossa ieri mattina era giunta notizia di un'ambulanza palestinese colpita nella notte al campo profughi di Jabaliya, lo stesso della strage di ieri nella scuola-rifugio dell'Unrwa. Nella scuola gestita dall'Agenzia delle Nazioni Unite e affollata da centinaia di rifugiati, almeno trenta persone sono morte e 55 sono rimaste ferite.

Testimoni raccontano che al momento dell'attacco centinaia di persone si trovavano nei dintorni della scuola, nella speranza di trovare un rifugio dagli attacchi israeliani. Ma fonti dello Stato ebraico riferiscono che militanti palestinesi hanno aperto il fuoco contro i soldati israeliani, sparando dall'interno della scuola gestita dall'Onu. I carri armati avrebbero quindi risposto al fuoco. "Ci attaccavano", è la versione di Tsahal, l'esercito israeliano. All'interno della scuola gestita dall'Onu, dicono i soldati con la stella di David, militanti palestinesi sparavano colpi di mortaio contro una vicina unità di fanteria dell'esercito israeliano. L'unità ha risposto al fuoco a sua volta con mortai contro gli attaccanti, per neutralizzarli. Le forze armate israeliane dispongono di un filmato, ripreso da un aereo senza pilota, che mostrerebbe le fasi successive. I soldati affermano di aver ritrovato nella scuola colpita i corpi di due militanti di Hamas. E ne hanno anche fornito i nomi: Imad e Hassan Abu Askar. Poi, Israele ha fatto sapere che intende presentare una protesta all'Onu per "aver ospitato nell'edificio" gli uomini di Hamas. L'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati ha replicato chiedendo una commissione di inchiesta indipendente sull'accaduto e l'incriminazione di chiunque abbia violato la legalità internazionale.
"Avevamo segnalato la scuola", ha detto John Ging, direttore dell'agenzia dell'Onu che si occupa dei rifugiati nella Striscia di Gaza: "Avevano fornito le coordinate satellitari Gps alle autorità israeliane", ha detto Ging. Quindi Tsahal sapeva che l'edificio ospitava una scuola, "chiaramente segnalata e con la bandiera dell'Onu che sventolava fuori".

Secondo l'agenzia palestinese Maan News, oltre alla scuola Al-Fakhura, nel campo profughi di Jabaliya, nella sola giornata di ieri almeno 26 fra scuole e abitazioni civili sarebbero state colpite dal fuoco israeliano con un pesante bilancio di vittime fra donne e bambini. Sterminata anche una famiglia di dodici persone in un raid aereo israeliano contro la loro abitazione.
Nella nottata fra lunedì e martedì un raid aereo israeliano, ha colpito un altro istituto dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, nel campo profughi di Shati, a Gaza city: hanno perso la vita tre civili palestinesi che insieme a molti altri, circa 450, vi avevano cercato un riparo.

Ieri le brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno annunciato l'inizio degli attacchi kamikaze.
E continua il lancio di razzi contro il territorio di Israele. Sempre ieri a Gedera, a 30 chilometri da Tel Aviv, un razzo Grad sparato dai palestinesi ha ferito leggermente una neonata israeliana di tre mesi. Altri 5 razzi sono caduti nella regione di Eshkol, uno ha colpito l'area di Netivot senza causare danni. Lunedì circa 40 razzi avevano colpito il sud di Israele. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

I dodici giorni dell'operazione "Piombo fuso" su Gaza
Il 27 è iniziata l'operazione militare "Piombo Fuso", da quando cioè Tsahal, l'esercito israeliano, ha dato il via ai raid sul territorio palestinese. Ecco una cronologia degli eventi.



27 DICEMBRE. Israele lancia un'offensiva aerea contro Hamas nella Striscia di Gaza per fermare il lancio di razzi. Un'operazione di questa intensità non si registra nei Territori dal 1967. Il capo di Hamas in esilio, Khaled Meshaal, lancia un appello per una terza Intifada. Muoiono almeno 230 palestinesi, in gran parte poliziotti di Hamas. Appelli internazionali per la fine dei bombardamenti e dei lanci di razzi.

28 DICEMBRE. Israele mobilita 6.500 riservisti e l'esercito si ammassa alla frontiera con Gaza. Quaranta tunnel alla frontiera tra Gaza e l'Egitto vengono bombardati. Il Cairo richiude il valico di Rafah. Nel mondo ci sono le prime manifestazioni contro i raid.

29 DICEMBRE. Il ministro della difesa Ehud Barak afferma che Israele "ha lanciato una guerra a oltranza contro Hamas e i suoi simili". Il movimento islamico intensifica i lanci di razzi sui centri abitati del sud di Israele. Un quarto israeliano resta ucciso.

30 DICEMBRE. L'esercito israeliano è pronto per un'operazione di terra, fanno sapere i vertici militari. Un altro contingente di 2.500 riservisti viene mobilitato.

31 DICEMBRE. Continuano i raid israeliani, mentre 106 camion di aiuti umanitari internazionali transitano da Israele diretti a Gaza. Israele respinge le proposte di tregua provenienti da Ue e dal Quartetto per il Medioriente.

1 GENNAIO. Continuano i bombardamenti israeliani contro Hamas: colpiti ministeri, un edificio del Parlamento e tunnel, utilizzati per il contrabbando e arsenali. Ucciso in un raid uno dei principali capi di Hamas, Nizar Rayan, insieme ad altre 17 persone, fra cui le sue quattro mogli e dieci figli. Oltre 40 i razzi lanciati sul sud di Israele. A Parigi il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, afferma che "la tregua non serve" e che sarà Israele a decidere "quando verrà il momento" di mettere fine all'operazione militare.

2 GENNAIO. E' la "giornata della collera" indetta da Hamas: migliaia di palestinesi manifestano in Cisgiordania e a Gerusalemme. Israele permette agli stranieri di lasciare la Striscia di Gaza. Il presidente americano George W. Bush afferma che gli Usa stanno lavorando per ottenere un cessate il fuoco.

3 GENNAIO. All'inizio dell'ottavo giorno dell'operazione, i caccia effettuano almeno 25 incursioni mentre unità della Marina bersagliano la Striscia con i cannoni dal mare. Nel pomeriggio iniziano i tiri dell'artiglieria. Un razzo colpisce una moschea piena di fedeli a Beit Lahiya, nel nord: almeno 16 i morti secondo fonti palestinesi. In serata militari e blindati israeliani entrano a Gaza da Nord, dal centro e da Sud. E' l'inizio della "seconda fase" dell'operazione. "Durerà molti giorni", dice Israele, mentre Hamas avverte che la Striscia sarà "un cimitero" per i militari israeliani.

4 GENNAIO. Scontri alla periferia di Gaza, uccisi molti civili, l'esercito di Tel Aviv avanza verso il centro e ammette le prime perdite. Peres: "Non vogliamo occupare Gaza". Hamas: "Abbiamo catturato soldati nemici". Dopo la Francia, anche l'Inghilterra si smarca dagli Usa e chiede un "cessate il fuoco" immediato.

5 GENNAIO. Le forze di terra israeliane entrano a Gaza City. Si combatte casa per casa. Almeno 50 le vittime della giornata, tra le quali ci sono 12 bambini. Fonti palestinesi rendono noto che dall'inizio dell'operazione sono state uccise oltre 500 persone. La diplomazia cerca di arrivare a un cessate il fuoco: missione incrociata Ue-Sarkozy. Il ministro degli Esteri israeliano Livni dice di nuovo no alla tregua e boccia l'idea di schierare nella regione osservatori internazionali.

6 GENNAIO. L'esercito israeliano entra a Khan Younes, roccaforte di Hamas. I tank israeliani colpiscono una scuola gestita dall'Onu in cui avevano trovato rifugio centinaia di sfollati: almeno 40 persone perdono la vita. Il bilancio delle vittime dall'inizio dell'operazione è di 635 morti. La Croce rossa parla di "crisi umanitaria totale". I miliziani palestinesi lanciano missili a lungo raggio sul territorio israeliano, fino a 39 chilometri da Tel Aviv. Sarkozy a Damasco e poi di nuovo al Cairo. Si riunisce il Consiglio di sicurezza dell'Onu.

7 GENNAIO. E' iniziata alle 13 (le 12 in Italia) la tregua di tre ore annunciata da Israele dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Lo ha confermato un portavoce militare, facendo seguito alle dichiarazioni del premier Ehud Olmert. Israele ha quindi accolto la richiesta della comunità internazionale di lasciare aperti corridoi umanitari per Gaza. Moussa Abu Marzouk. numero due dell'ufficio politico di Hamas, alla tv al-Arabiya ha annunciato che anche Hamas rispetterà la tregua di tre ore. [Repubblica.it]

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07 gennaio 2009
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