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A Grimsby tornano tutti a lavoro

La Total assume 100 operai britannici che lavoreranno assieme agli italiani della Irem

05 febbraio 2009

Dopo una settimana piena di sciopero 'selvaggio' l'accordo tra lavoratori della raffineria di Lindsey, in Inghilterra, e la Total ci sarà: stando a quanto riferito ieri dai rappresentanti sindacali britannici, la multinazionale francese avrebbe proposto la creazione di 100 nuovi posti per un tempo minimo di 9 settimane, destinati a lavoratori britannici. In pratica l'equivalente del 50% dei 200 posti attualmente oggetto di disputa nell'impianto del Lincolnshire.
"Abbiamo ottenuto ciò che avevamo chiesto, ossia una proporzione di 50 a 50", ha commentato il rappresentante sindacale Tony Ryan parlando con i lavoratori in stato di agitazione.
"Abbiamo compiuto enormi passi avanti nel negoziato", hanno detto altri i rappresentanti delle sigle sindacali Unite e Gmb ai lavoratori di Grimsby. "Più di così non sappiamo davvero che fare". L'accordo, quindi, sarebbe ormai a un passo. "Consigliamo ai nostri membri - hanno proseguito parlando al megafono - di tornare domani al lavoro".
Dunque, si torna al lavoro, e lavoreranno sia gli operai inglesi, si quelli italiani e portoghesi.

Questi i termini della tregua: la metà dei prossimi posti di lavoro disponibili al cantiere che costruirà una nuova unità della raffineria - 102 su 198 - saranno offerti a lavoratori britannici per un minimo di nove settimane. Nessun mutamento, quindi, nell'appalto vinto dall'azienda di Siracusa Irem , la ditta siciliana che in virtù dell'appalto ha portato in Inghilterra 200 operai specializzati con un contratto a termine di quattro mesi e contestata per aver assunto solo operai italiani e portoghesi.
"Queste leggi - ha detto Keith Gibson, delegato di Unite, la maggiore sigla sindacale del Regno Unito - non sono buone e vanno cambiate. Per questo chiederemo una manifestazione a livello nazionale che coinvolga tutti i lavoratori". Se, infatti, il caso di Grimsby sembra ormai avviato verso una soluzione, resta da risolvere il nodo che giace alla base dell'intera vicenda: l'applicazione delle direttive europee in Gran Bretagna.
"Questo è un problema più ampio e deve essere risolto", ha dichiarato il co-segretario di Unite Derek Simpson ai microfoni della Bbc. "Le aziende straniere che vincono gli appalti e vengono a operare in territorio britannico con la loro mano d'opera creeranno altri problemi", ha spiegato Simpson. "Dobbiamo dar vita a una cornice di regole secondo la quale i posti di lavoro generati da questi appalti siano aperti a tutti: stranieri e britannici". "Capiterà ancora - ha concluso - e sono sicuro capiterà anche in altri paesi se non si metterà bene in chiaro che non si può usare la libera circolazione della forza lavoro per escludere la mano d'opera locale".

"Siamo contenti che la situazione si sia sbloccata, soprattutto per la sicurezza dei nostri lavoratori, ma sul piano operativo non sappiamo quello che accadrà: stiamo parlando di questo con Total". Così Giovanni Musso, vice presidente dell'Irem, commenta la sospensione dello sciopero nella raffineria Lindsey di Grimsby. "Conosciamo i termini dell'accordo - osserva il dirigente dell'impresa siracusana - e anche i contenuti del contratto firmato con Total, che immaginiamo sarà rispettato, certo si può anche pensare di ridiscuterlo: attendiamo chiarimenti da Total". Musso si dice comunque "ottimista sul futuro" e di "non credere che la svolta possa avere ripercussioni negative per l'Irem e i lavoratori italiani". "Credo che lunedì i nostri operai - pronostica - torneranno al lavoro e finalmente il cantiere sarà avviato a pieno regime".

Tuttavia, se britannici, italiani e portoghesi torneranno a lavorare tutti insieme alla Lindsey, la battaglia, intanto, è sbarcata in Parlamento. Durante il 'question time' del mercoledì, infatti, sono scoccate scintille tra il premier Gordon Brown e il leader dell'opposizione David Cameron, che ha invitato il primo ministro a scusarsi per aver promesso "lavoro ai britannici in Gran Bretagna". Un punto, quello di Cameron, già sollevato in precedenza. "Avevo pregato il premier di non prendere in prestito lo slogan del British National Party", ha raccontato Cameron a un giornalista del Guardian. "E' stato populismo facile, della peggior specie. E ora se ne sta rendendo conto". Brown, al contrario, ha ribattuto colpo su colpo. E in una infiammata seduta ai Comuni ha rispedito al mittente le accuse di "opportunismo". "Non c'è niente di più opportunistico che offrire al governo il proprio supporto per uscire dalla crisi finanziaria mondiale per poi ritirare l'offerta al giro successivo", ha ribattuto Brown. Che ha fatto di tutto tranne che scusarsi. Anzi, ha invitato Cameron a "vergognarsi" per il suo comportamento: a suo dire il leader dei conservatori starebbe solo "parlando male della Gran Bretagna".

[informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it, Repubblica.it]

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05 febbraio 2009
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