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A Lampedusa 1700 immigrati in due giorni

In Italia, in soli due mesi, sono sbarcati (la stragrande maggioranza nelle Pelagie) quasi 8mila migranti

08 marzo 2011

Altri quattro barconi sono approdati in nottata tra Lampedusa e Linosa, dopo i 224 migranti giunti ieri sera. I primi tre sbarchi, poco prima delle mezzanotte, sono avvenuti direttamente a terra. L'ultimo arrivo all'1.50 quando la Guardia Costiera ha soccorso una "carretta" con 83 immigrati a bordo.
Sono 24 i barconi che negli ultimi due giorni hanno raggiunto le Pelagie, per un numero complessivo che sfiora le 1.700 persone. Tutte le imbarcazioni sono partite dalle coste meridionali della Tunisia.

Questa mattina è arrivato a Lampedusa il commissario straordinario per l'emergenza, il prefetto di Palermo Giuseppe Caruso, per un sopralluogo sull'isola dove ormai è tornata l'emergenza con il centro di accoglienza che ospita la cifra record di 1.700 ospiti, quasi tutti tunisini.
Per alleggerire la pressione sull'isola è stata disposta una intensificazione del ponte aereo per trasferire gli immigrati in altre località come Bari, Crotone, e Porto Empedocle. In mattinata, il prefetto Caruso insieme al sindaco Bernardino De Rubeis e le forze dell'ordine, hanno tenuto un vertice per coordinare la macchina dell'accoglienza.
Per quanto riguarda il Villaggio della solidarietà di Mineo, il centro che dovrà accogliere la quasi totalità degli immigrati richiedenti asilo che si trova nel Residence degli Aranci, un tempo usato dai militari Usa di Sigonella, secondo Caruso, "sarà operativo da domani o da dopodomani". "La struttura - ha aggiunto - ospiterà duemila dei 2.300 richiedenti asilo finora ospitati nei vari centri del territorio nazionale. I restanti 300, che sono le persone con svantaggi fisici e impossibilitati a essere trasferiti, rimarranno dove si trovano attualmente".
A proposito delle perplessità manifestate da alcuni sindaci del catanese sulla scelta del sito, Caruso ha spiegato che "qualche dissenso ci sta. Il ministro Maroni - ha osservato - ha cercato il consenso e l'adesione di tutti". Caruso ha poi aggiunto che "la decisione di requisire il Residence è stata un escamotage tecnico per evitare le lungaggini di un normale contratto di locazione".
Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, parlando in merito al progetto del Villaggio della solidarietà di Mineo ha provocatoriamente detto: "Da quelle parti ho una campagna, di proprietà di mio padre, per la verità. Non so se potrò andarmene una settimana in campagna tranquillamente e serenamente e invece se non devo stare col mitra in mano, ma mitra non ne ho...". "Con la scusa degli sbarchi - ha proseguito Lombardo - si stanno portando da dieci centri diversi 2.000 persone richiedenti asilo. Sono afghani piuttosto che iracheni, palestinesi che si sentiranno magari perseguitati dagli ebrei, qualcuno magari appartenente ad Hamas, che saranno liberi di circolare nelle nostre campagne. Mi auguro che il governo segua momento per momento queste 2.000 persone, credo che sia impossibile, e che tuteli la nostra agricoltura".

In Italia 8.000 migranti in 2 mesi - In poco più di due mesi sono sbarcati in Italia (la stragrande maggioranza a Lampedusa) quasi 8mila migranti, praticamente quanti - ha notato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni - ne sono arrivati nell'intero 2010. Ed i centri per l'immigrazione del Viminale (31 strutture tra Centri di identificazione ed espulsione, Centri di accoglienza, Centri per richiedenti asilo e Centri di primo soccorso ed accoglienza) sono ormai al collasso. Nel 2008, comunque, uno degli anni con più sbarchi, gli arrivi furono ben 37mila.
I Centri hanno una capienza complessiva di circa 8.500 posti; si intuisce così la fretta di Maroni di approntare quello che ha definito 'Piano B', nel caso di massicci arrivi dal Nordafrica. Finora il Viminale si è regolato così: i migranti appena sbarcati a Lampedusa vengono ospitati nel Centro di prima accoglienza dell'isola, che può contenere 800 persone, ma che è arrivato ad ospitarne anche il doppio. Viene quindi fatto un primo screening, con l'identificazione e l'eventuale presentazione della richiesta di protezione internazionale o asilo. Una scelta, quest'ultima fatta, da 2.100 tunisini. Con ponti aerei e navali, i migranti vengono poi smistati negli altri centri della penisola. Che, a questo punto, sono ormai strapieni. I Cara hanno complessivamente 3.300 posti. Una capienza analoga hanno i Centri di accoglienza e quelli di primo soccorso, mentre i Cie possono ospitare 1.800 persone. Finora le destinazioni principali dei voli da Lampedusa sono stati il Centro di Crotone, che funziona sia da Cie che da Cara e Cda e che ha una capienza di 1.300 posti e quello di Bari, che ha le stesse caratteristiche ed uguale numero di posti. Entrambe le strutture sono al completo. Nei Cie vengono trattenuti i clandestini che non hanno chiesto protezione e che, secondo le indicazioni di Maroni, dovranno essere rimpatriati non appena in Tunisia la situazione si sarà stabilizzata.
Tra breve dovrebbe entrare in funzione il Villaggio della solidarietà di Mineo in cui saranno trasferiti circa duemila ospiti dei Cara. Ma, il moltiplicarsi degli arrivi potrebbe rendere urgente la messa a punto del 'Piano B', cioè trovare strutture in tutta Italia, in grado di ospitare fino a 50mila persone. Le prefetture hanno cominciato ad individuare le disponibilità, ora Regioni ed enti locali dovranno scegliere le aree pronte ad essere adibite all'ospitalità. Con campi attrezzati e tendopoli se sarà necessario.
Nel frattempo, la Francia ha segnalato un massiccio esodo di tunisini provenienti dalla frontiera italiana. Gran parte, infatti, di coloro che sbarcano a Lampedusa intendono dirigersi proprio Oltralpe, dove hanno spesso parenti e conoscenti ed i Cara non sono strettamente controllati dalle forze dell'ordine come i Cie. Gli ospiti hanno una certa libertà di movimento e a volte abbandonano il Centro per tentare di raggiungere la Francia.

"L'Europa è già invasa, in un mese sono arrivati 8 mila clandestini, più di tutto il 2010. Gli sbarchi di stanotte dimostrano che l'allarme lanciato era fondato, c'è il rischio di un'invasione di massa dovuta alla crisi perdurante del Maghreb". A dirlo è il ministro dell'Interno Roberto Maroni che ha parlato con i giornalisti a margine della riunione del Consiglio federale della Lega Nord a Milano.
"La Libia è in fiamme, la Tunisia non riesce a controllare le coste, in Egitto si continua a sparare. Per questo - prosegue - dobbiamo sviluppare un'azione diplomatica forte a livello europeo. Il governo tunisino fa quello che può ma non riesce a bloccare quelli che partono dai porti del sud del Paese. Il pericolo viene dal fatto che le organizzazioni criminali che operavano in Libia si sono spostare in Tunisia. L'Onu ha stimato in 200 mila persone quelle che si stanno spostando dalla Libia verso la Tunisia e l'Egitto".
Quanto al costo delle operazioni per gestire gli sbarchi, Maroni ha quantificato in 100 mln di euro il contributo chiesto all'Unione europea per affrontare la situazione straordinaria. "E' evidente - osserva - che più aumentano gli sbarchi e le cose da fare più aumentano i costi".
Maroni spera che venga decisa un'azione comune europea in occasione del Consiglio dei capi di Stato e di governo fissato per l'11 marzo. "E' necessario un contingente di forze di sicurezza e un impegno della Ue - sottolinea -. Noi siamo pronti ad un impegno maggiore, come è accaduto per l'Albania all'inizio degli anni '90. Al Consiglio Ue dell'11 marzo ci deve essere un grande piano per affrontare questa situazione, da soli non possiamo farcela".
Per la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Laura Boldrini, l'Italia sta facendo bene, rispetto all'ondata di migranti effetto della crisi libica e sarebbe positivo se si impegnasse, insieme ad altre nazioni, anche a favore dei profughi di altri Paesi africani che si trovano attualmente in Libia. "In Libia vi sono migliaia di rifugiati e richiedenti asilo che provengono da Paesi africani e non possono certo rivolgersi alle loro ambasciate - ha spiegato - rifugiati che sono ulteriormente a rischio perché vengono spesso scambiati dalla popolazione locale per mercenari; per farli uscire dalla Libia serve uno Stato terzo che consideri i loro bisogni e gli offra asilo".

La storia di Tina, tedesca in fuga per salvare la figlia tunisina - Tra le centinaia di persone arrivate ieri, i carabinieri hanno individuato anche una quarantenne tedesca che viaggiava insieme alla figlia di 9 anni. Ai militari la donna ha raccontato d'essere divorziata da un tunisino, e di non aver ottenuto il visto per rientrare in Germania. Vi raccontiamo la sua storia...
Ha lasciato la Germania su un aereo, è tornata in Europa con la sua bambina attraverso il percorso più impervio: un barcone di immigrati partito dalle coste tunisine per approdare, come tanti altri, a Lampedusa. Tina Rothkamm, 40 anni, originaria di Monaco, e sua figlia, di nove, hanno deciso ad agosto scorso che non c'era altro modo per sfidare il divieto di espatrio imposto alla bambina dalle autorità tunisne. La piccola in quel paese aveva un legame: il padre, che vive nella terra che da poco si è ribellata al regime di Ben Ali. L'uomo, dopo la separazione dalla moglie tedesca, aveva portato con sè la figlia, impedendole che la madre potesse condurla con sè in Germania. "Sono felice - ha detto Tina ieri sera, improvvisando una conferenza stampa in un hotel di Lampedusa, dove è stata trattenuta insieme alla figlia dopo avere passato la mattinata al Centro di accoglienza -, stiamo imboccando una nuova strada per trovare fiducia nel futuro".
La donna ha detto che "non è stato facile prendere questa decisione, ma dopo che più volte ci hanno respinti alla frontiera tunisina, nonostante i documenti in regola, anche i miei avvocati mi hanno detto che non c'era altra possibilità legale per andare via dal paese".
Tina, sorridente, con accanto la bimba, "che parla arabo e mi ha fatto da interprete", dice di non aver mai avuto paura durante la traversata: "siamo stati venti ore su una barca con oltre cento persone, e tutti sono stati estremamente gentili con noi. L'unico rischio che correvamo era quello il naufragio, ma dei miei compagni di viaggio mi sono sempre fidata".
La donna, che in Germania ha un altro bambino di un anno e mezzo, non ha risparmiato aggettivi per descrivere la sua odissea in Tunisia: "la corruzione è terribile, ho provato in tutti i modi a percorrere le vie legali, ma mio marito aveva tali e tante aderenze con il potere, che per me non è stato mai possibile varcare il confine".
Così, dopo una lunga odissea giudiziaria, la donna ha capito che non c'era altra soluzione che imbarcarsi su una "carretta" carica di migranti. Non è stato difficile, ieri all'alba, quando il barcone è approdato nel porto di Lampedusa, capire che Tina e la piccola avevano un'altra storia alle spalle: bionde, gli occhi chiari, tradivano già nell'aspetto la loro provenienza. "Per la traversata ho dovuto pagare - racconta - ma non un euro in più degli altri compagni di viaggio".
E alla domanda quale sia il prezzo per raggiungere l'Europa ha detto: "Voi lo sapete". Nei riguardi dell'ex coniuge, un medico che per alcuni anni ha lavorato in Germania, prova rabbia ma non odio: "Ho detto a mia figlia che deciderà lei se e quando rivederlo". Eppure "il mio ex marito mi ha messo dietro un detective e mi ha anche rubato il passaporto".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno.it]

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08 marzo 2011
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