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A lavoro... con la ''spinta''

Trovare lavoro grazie alla laurea? Al Sud se sei laureato ma non hai le ''conoscenze'' hai poco da fare

30 agosto 2007

Al Sud (come al Nord) laurearsi è indiscutibilmente importante per trovare lavoro. Occupazione che un laureato su quattro trova all'incirca entro tre anni dalla tesi. C'è però da aggiungere che quell'unico laureato meridionale che, al contrario dei suoi tre colleghi, è riuscito a trovare lavoro, oltre alla laurea ha quasi certamente avuto qualche cosa in più. Più intelligenza? Più determinazione? Più fortuna? Forse anche tutte queste cose, ma al nostro è un elemento in particolare che gli ha permesso di trovare lavoro: le ''conoscenze'', o se vogliamo, la ''raccomandazione''.
Ebbene sì, certi costumi sembra non tramonteranno mai, e ce lo dice chiaramente uno studio condotto da Margherita Scarlato che sarà pubblicato sul prossimo numero della 'Rivista Economica del Mezzogiorno', trimestrale della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno).

Secondo la ricerca nel Mezzogiorno il 25% dei laureati meridionali, a tre anni dal termine degli studi, trova lavoro tramite ''canali informali'', contro il 12% dei colleghi che si sono trasferiti al Nord.
Anche dopo il conseguimento di un titolo di studio superiore, nella ricerca di un posto di lavoro al Sud, a farla da padrone restano la conoscenza diretta, la segnalazione da parte di parenti e conoscenti o la prosecuzione di un'attività familiare già esistente.
Secondo gli ultimi dati disponibili - quelli relativi al 2004 - l'invio del curriculum è risultato un canale utile per il 22,2% dei laureati rimasti nella propria regione, e nel 25% dei casi dei laureati ''migrati e ritornati''. Per quelli che sono andati e non hanno più fatto ritorno il curriculum è servito per il 24,9% dei casi. E' stato forte anche il numero di coloro che sono ricorsi ai concorsi pubblici (15%), mentre trovare lavoro con il collocamento pubblico e privato è servito solo a un'estrema minoranza, rispettivamente 1,7 e 2,3%.
Infine, il 15,3% di coloro che si sono trasferiti dopo la laurea hanno trovato impiego tramite inserzione su un giornale, il doppio dei casi rispetto a coloro che sono rimasti a studiare e a lavorare al Sud (7,8%).

Come dicevamo all'inizio, al Sud laurearsi è importante ma ''se si proviene dalla famiglia 'giusta', non solo perché ricca ma pure perché inserita in un reticolo di rapporti sociali''. Per le famiglie dei ceti sociali più bassi, invece, l'investimento negli studi universitari è rischioso: ''La laurea riduce il rischio che lo studente resti disoccupato, ma non riduce il rischio di trovare un'occupazione mal retribuita''. Lo dimostra il fatto che i giovani meridionali nel Centro-Nord ottengono spesso condizioni contrattuali peggiori di quelle conseguite da coloro che restano nel Mezzogiorno. Il 60,3% dei laureati meridionali che lavorano al Centro-Nord, a tre anni dalla laurea, sono impiegati con un contratto a tempo determinato e lo 0,9% lavora senza contratto a fronte del 41,7% e dello 0,3% dei laureati e occupati nel Mezzogiorno.

C'è da dire, tuttavia, che la ''raccomandazione'' non ha solo conseguenze positive: i ''canali informali'' (o preferenziali), infatti, funzionano bene su scala locale, e di solito in piccole imprese o per ruoli modesti. Chi entra nel mondo del lavoro per conoscenze rischia dunque di non fare carriera, anche perché i posti ''alti'' sono sempre occupati da chi ha alle spalle famiglie più forti. E questo spiega perché la mobilità sociale è bassa: nel Mezzogiorno il 72 per cento dei lavoratori è ''immobile'', ossia non riesce a modificare, perché non può, il proprio status professionale.
Malgrado ciò, la ''conoscenza'' al Sud sembra funzionare molto più degli altri metodi per iniziare a lavorare, così come spiegavamo precedentemente.
Detto questo, è lecito chiedersi se cercare, dare o fare ottenere un lavoro a qualcuno in questa maniera sia giusto o sbagliato? La ricerca non da' una risposta piuttosto che l'altra, ci dice invece che le ''reti informali'' possono essere ''un canale fisiologico per rendere più fluido l'incontro tra domanda e offerta''. Ma diventano un ''problema patologico quando le credenziali del sistema scolastico e universitario sono poco utilizzabili dai datori di lavoro ai fini della valutazione dei giovani''.

A livello regionale, i laureati meridionali più fortunati abitano in Sardegna, con il 64% degli occupati che nel 2004 avevano studiato e trovato lavoro in regione, a fronte di una media Mezzogiorno del 53,6%. I più sfortunati in Molise, con solo il 39,9% degli occupati.
I meridionali laureati al Centro-Nord presentano tassi di occupazione assai elevati, con un minimo del 69,1% in Calabria e un massimo dell'83,9% in Abruzzo e Sicilia.

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30 agosto 2007
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