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A Marzo, per la prima volta in Italia, il Tesoro di Morgantina. Grande attesa per il ritorno in Sicilia

23 febbraio 2010

Incredibili vasi, preziose coppe d'argento lavorate a sbalzo, pissidi, persino due corna da elmo. Eccolo, finalmente in Italia, il Tesoro di Morgantina: salvato miracolosamente dal saccheggio dei soldati romani nel III secolo avanti Cristo, rimasto sepolto per 2200 anni, poi scavato di frodo, esportato illegalmente, comprato dal Metropolitan Museum di New York, conteso e, infine, restituito. Di grandissimo valore - sono 14 pezzi d'argento, alcuni dorati, tutti di grande fattura e anche molto rari, spiega il soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini - il tesoro tornerà presto in Sicilia, forse nel museo di Aidone (Enna) ad un passo dai luoghi in cui vivevano i suoi proprietari. E dove nel gennaio 2011 arriverà pure, restituita dal Paul Getty Museum di Los Angeles, la colossale Venere di Morgantina.
Per il momento, però, il tesoro è a Roma, custodito nel caveau del museo nazionale di Palazzo Massimo, dove verrà esposto per la prima volta al pubblico, in una grande mostra che si aprirà con tutta probabilità il 10 marzo. Una mostra allestita in velocità, che non potrà contare neppure su un catalogo. Ma ugualmente straordinaria, per la bellezza e la ricchezza dei pezzi e per la storia rocambolesca che li accompagna. Un tesoro certamente raccolto in tutta fretta, come spesso succede quando c'é la guerra.

Era il 211 avanti Cristo, la città greco sicula di Morgantina, fondata 1800 anni prima su un'altura della Sicilia, venne assediata e poi conquistata dai soldati romani. Di notte, gli assalitori alle porte, i 'morgesi', si affannarono a nascondere le cose più preziose. I 14 pezzi erano stati avvolti in una specie di sacco e poi seppelliti. Chi lo fece di certo non riuscì a salvarsi, commenta oggi Bottini, ma salvò il tesoro. Seppellito così bene che nessuno lo trovò più per oltre due millenni. Individuata l'area archeologica nel 1955 (la scoprì una missione sostenuta dal re Gustavo di Svezia) a Morgantina però tornarono i saccheggi, questa volta dei tombaroli, che nei decenni successivi scavarono la terra come una groviera, vendendo all'estero il bottino. Il Met, dove alla fine approdarono gli argenti, li acquistò pare in due tranche a metà degli anni Ottanta. L'accordo firmato nel 2006 con lo Stato italiano (ministro dei beni culturali era Buttiglione) ne ha stabilito il ritorno in patria. In cambio il museo americano potrà contare, oltre che sulla riconoscenza degli italiani, su una serie di prestiti (un meraviglioso corredo pompeiano da tavola è già esposto in questi giorni nelle sale del museo).
Il più è fatto, il tesoro é qui. Per un accordo tra il ministero e la regione Sicilia, godrà di una 'prima' con tutti gli onori nella capitale, come fu per i Nostoi, la raccolta di capolavori restituiti esposta al Quirinale, poi sarà esposto a Milano, a Palazzo Reale e persino all'Expo di Shanghai. Alla fine tornerà a casa, quella vera. [ANSA]

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23 febbraio 2010
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