A Mirafiori ha vinto il sì
Nel referendum che si è tenuto nello stabilimento Fiat di Torino ha prevalso il sì col 54% dei voti
Dopo più di nove ore di spoglio al referendum di Mirafiori hanno vinto i sì con 2.735 schede, che costituiscono il 54,05%, contro i 2.325 no, che rappresentano il 45,95%. Le schede bianche e nulle sono state 59. I votanti sono stati 5.119 su 5.431 aventi diritto, con un'affluenza del 94,2%, inferiore quindi a quella del referendum di Pomigliano che si attestò intorno al 95%. Decisivi i voti degli impiegati, circa 450, che hanno votato sì per oltre il 99%. Anche tra gli operai delle carrozzerie, riferiscono fonti sindacali, i sì hanno prevalso di una decina di schede.
La lunga notte di Mirafiori si è conclusa una manciata di minuti dopo le sette di questa mattina. I lavoratori delle Carrozzerie hanno detto di sì all'accordo siglato lo scorso 23 dicembre da azienda, Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri Scongiurato, dunque, il rischio che il Lingotto passi al 'piano B'. "Con il 51% dei consensi resteremo", ha infatti ribadito più volte in questi giorni l'ad Sergio Marchionne.
Determinanti per ribaltare l'esito che per metà dello spoglio ha visto il no in vantaggio, i consensi all'intesa ottenuti nei seggi degli impiegati e del terzo turno, dove i voti a favore sono stati rispettivamente 421 e i no 20, e 262 contro 111. L'accordo invece è stato bocciato nei seggi 6, 7, 8 e 9 dove hanno votato gli addetti al montaggio, e dove la Fiom è tradizionalmente forte: i voti contrari sono stati complessivamente 1576 (il 53,2%) contro i 1386 voti favorevoli (il 46,8%).
Via libera, dunque, al piano di rilancio di Marchionne che prevede un miliardo di investimenti e nuove regole su orari, flessibilità e rappresentanza, anche dalla verniciatura dove nei due seggi interessati i sì sono stati rispettivamente 140 e 113, i no 93 e 102. Nel reparto lastratura, dove si è fatta sentire la componente Cobas, invece, in un seggio ha vinto il sì con 212 voti a favore e 205 voti contrari, nell'altro i no sono stati 218, i sì 202. Senza gli impiegati dove il sì è prevalso per 401 voti, tra gli operai il giudizio favorevole all'intesa ha superato il no di 9 schede.
A ritardare le operazioni di spoglio, cominciate poco dopo le 21, il giallo che ha interessato il secondo seggio scrutinato, il numero otto dove avevano votato 768 addetti al montaggio. Dai primi conteggi sembravano mancare all'appello una cinquantina di schede, l'esito pertanto è stato congelato per un paio d'ore, fino a quando la commissione elettorale non ha verificato una ad una le firme e i voti validi, considerando poi il voto regolare.
Quando mancava un seggio alla fine dello scrutinio, poi, l'esultanza di un esponente del fronte del sì per il quorum raggiunto ha scatenato un parapiglia tra i componenti della commissione elettorale e un rappresentante della Fiom si è sentito male. Le operazioni di spoglio sono state quindi sospese fino a quando non è arrivata l'ambulanza per i soccorsi.
Il referendum ha fatto registrare un'affluenza record: nei tre turni (il terzo ha votato nella notte di giovedì, il primo e il secondo nella giornata di venerdì) alle urne si sono recati complessivamente oltre 5119 lavoratori su 5431 aventi diritto, pari al 94,2%. Intanto, secondo alcune fonti sindacali, mentre era in corso lo scrutinio, davanti ai cancelli della porta due alcune bandiere delle sigle firmatarie dell'intesa sarebbero state date alle fiamme da persone non identificate.
LE REAZIONI - "L'esito del referendum apre un'evoluzione nelle relazioni industriali soprattutto nelle grandi fabbriche che dovrebbe consentire un migliore uso degli impianti e una effettiva crescita dei salari" ha commentato ai microfoni del Gr2 il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
"Ancora una volta è il voto di capi, quadri e impiegati a determinare le condizioni di lavoro degli operai alla catena di montaggio, che pagheranno in prima persona per un accordo scellerato", nota Gigi Malabarba di Sinistra Critica.
"Come per tutti i veri cambiamenti, la decisione è stata sofferta - ha sottolinea il leader della Uil, Luigi Angeletti - Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro. Il sì all'accordo ci fa vedere, con più ottimismo, il futuro di Mirafiori e dell'industria automobilistica nel nostro Paese".
Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, tiene a rimarcare che "la maggioranza degli operai di Mirafiori ha fatto un atto di coraggio". "È una sconfitta politica per Marchionne. Il voto dà forza a tutti noi e andremo avanti per rovesciare l'accordo-vergogna".
"Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no" ha aggiunto Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom responsabile dell'auto. "Sono stati decisivi gli impiegati che a Mirafiori sono in gran parte capi e struttura gerarchica".
Uilm - "Mirafiori vivrà grazie ai lavoratori", è la prima dichiarazione del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. "Ringrazio chi si è espresso positivamente, ma anche i lavoratori che hanno votato no: sappiano del nostro rispetto nei loro confronti. Anche loro saranno tutelati nel loro lavoro in fabbrica. La Fiom rifletta su quanto accaduto e ritorni a fare sindacato".
Fim - "Per Marchionne ora non ci sono più alibi, gli impegni vanno mantenuti in tempi brevissimi", è l'opinione del responsabile nazionale auto della Fim-Cisl, Bruno Vitali. "È stata una campagna molto aspra che ha creato divisioni e incomprensioni. Ora bisogna lavorare per ricostruire l'unità dei lavoratori".
Fismic - Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic, sottolinea l'importanza "che il sì ha vinto di nove voti anche tra gli operai".
Ugl - "Hanno vinto i lavoratori di Mirafiori e li ringraziamo per aver creduto nelle nostre ragioni", ha detto il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella. "La loro maturità e il loro senso di responsabilità hanno salvato decine di migliaia di posti di lavoro e faranno partire finalmente Fabbrica Italia".
Usb - "Marchionne dovrà tirare fuori i soldi promessi e ai sindacati firmatari toccherà fare da cani da guardia della rabbia operaia e dei conflitti che l'accordo inevitabilmente produrrà", è il commento dell'Unione sindacale di base, secondo la quale "esca rafforzata l'esigenza di uno sciopero generale da tenersi tra fine febbraio e inizio marzo".
Assoquadri - Per Francesco Scandale, segretario dell'Associazione quadri, "è un risultato di tutti che va nella direzione di dare a migliaia di famiglie un'opportunità di un futuro più sereno. Spero che anche coloro che hanno espresso un voto contrario possano ricredersi sulla bontà di questo accordo".
[Informazioni tratte da Ansa, Corriere.it]