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A Palermo e Agrigento le sedi dei nuovi pool di magistrati e investigatori contro il traffico di esseri umani

23 agosto 2006

L'emergenza immigrazione, continua e tragica, richiede decisioni ed interventi validi e concreti, ma soprattutto diversi da quelli esistenti. L'istituzione di due pool investigativi specializzati nel contrasto della lotta all'immigrazione clandestina con caratteristiche simili a quelli impegnati sul versante antimafia e antiterrorismo, è la decisione emersa al termine del vertice svoltosi ieri al Viminale su iniziativa del ministro degli Interni Giuliano Amato per fronteggiare l'emergenza clandestini.
Alla riunione decisa dopo gli ultimi tragici sbarchi a Lampedusa, per fare il punto sulla situazione al fine di pianificare una migliore strategia di contrasto alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico degli esseri umani, hanno partecipato il vicecapo vicario della Polizia prefetto Antonio Manganelli, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, il direttore centrale dell'immigrazione Alessandro Pansa e i vertici di Carabinieri e Guardia di Finanza. I due pool saranno composti uno da magistrati (che opererà a Palermo e Agrigento) e uno da investigatori e sarà inserito all'interno della criminalpol.

''Bisogna agire come per l'antiterrorismo e l'antimafia, perché quello dell'immigrazione clandestina è un fenomeno che ha la stessa rilevanza criminale e l'identica intensità di inciviltà'', ha osservato il ministro Amato. ''Occorre individuare - ha aggiunto - le lacune da colmare, per poter arrivare al di là del singolo scafista, per colpire l'organizzazione criminale per la quale lavora e alla tratta di esseri umani che molte volte è all'origine della stessa immigrazione clandestina''.
A sostenere il lavoro investigativo, ha promesso il ministro, saranno poi delle modifiche normative in grado di ''creare una chiara connessione legislativa fra il reato di immigrazione clandestina e il reato della tratta di esseri umani''. ''Oggi, ad esempio - ha citato Amato - il procuratore nazionale antimafia è competente soltanto sul secondo ma non sul primo. Poi serve collaborazione giudiziaria con i Paesi dove si origina il reato. Oggi, se questa collaborazione è possibile con l'Egitto è certamente a dir poco difficile con la Libia''.
E proprio il problema dei rapporti con il regime del colonnello Gheddafi è stato infatti un altro tema affrontato dal vertice al Viminale. ''Con la Libia - ha chiarito Amato - stiamo lavorando bene insieme ma bisogna allargare i temi di collaborazione'', estendendoli dal versante investigativo a quello giudiziario. ''Su questo campo - ha ammesso il ministro - la collaborazione è prossima allo zero''.

D'accordo sull'affidare l'immigrazione clandestina alla competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ritiene però ''superflue'' le modifiche normative che introducono pene più severe per reati quali il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Inoltre, accanto all'arresto obbligatorio in flagranza, già previsto dalla legge Bossi Fini, il Guardasigilli ritiene che ''dovrà stabilirsi la regola dell' obbligatorietà della misura cautelare in carcere per coloro che commettono il reato, analogamente a quanto già avviene per i delitti di mafia''.

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23 agosto 2006
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