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A Palermo ''La notte dei mille racconti''. Mille storie per rammentare non soccombere, rinascere

09 luglio 2005

Mille storie per rammentare non soccombere, rinascere
da un'idea di Beatrice Monroy e Claudia Cincotta
Regia Gigi Borruso
Palermo 9 luglio 2005 - dalle ore 19
Via Ricasoli e dintorni

La notte dei mille racconti

E' un gioco per la libertà di parola e d'espressione, inventato tre anni fa in una disperata giornata nvernale in cui, a Palermo, sembrava proprio impossibile riuscire a fare letteratura, arte, espressione in modo libero. Così decidemmo di riprendere una grande tradizione del Mediterraneo, la narrazione orale, il cerchio del racconto, per ritornare ad esserci come persone. Abbiamo immaginato un luogo dove il nostro narrare, l'esserci con le nostre storie, fosse possibile. Un luogo, per una notte intera, nel caldo del mese di luglio, dove le storie hanno valore, dove la parola ha senso, dove la nostra vita riacquista dignità attraverso il racconto.
Così è nata La notte dei mille racconti:
centinaia di racconti, mentre il pubblico si muove nello spazio circoscritto e può "viaggiare" da un racconto all'altro.
In modo particolare, vogliamo dedicare questa terza edizione al cuore stesso del narrare e per una notte dire:
No alla censura e dirlo dalla città che, ovunque nel mondo, ha esportato di se stessa il terribile marchio dell'omertà.
Da qui, dal cuore di Palermo, centinaia di racconti per: rammentare, non soccombere, rinascere.

Beatrice Monroy e Claudia Cincotta

Panni o parole al vento

Immaginate una strada. Con i suoi panni stesi. Ogni filo teso fra balconi, finestre, terrazze espone la sua candida o colorata biancheria, le sue pezze, i suoi ricami contro il cielo, al sole, al vento. Quelle lenzuola, quelle magliette, quella teoria di calzini raccontano vite, gioie, dolori, sono, a ben guardare - con loro disposizione rituale per colori, generi o con i loro accostamenti casuali - un silenzioso e straordinario teatro di vita, di sogni. Qualcosa di noi sventola come una bandiera, un messaggio, un'invocazione. Non a caso, anni fa, quando una generosa rivolta delle coscienze investì Palermo, qualcuno pensò ad un lenzuolo bianco da esporre ad ogni finestra.
Ho accolto la Notte dei mille racconti, prezioso frutto di Libr'aria, con la convinzione che essa sia l'occasione per riconoscere i volti più sensibili e inquieti della Città e per ascoltare, riascoltare le voci della grande narrazione, mettendo a fuoco i dilemmi contemporanei. E in questi anni di inganno, irresponsabilità, manipolazione dell'informazione come non sentirsi chiamati a narrare le voci che più hanno combattuto il silenzio e l'oscurità.
Stanotte qualcuno parla, qualcuno ascolta. Agli attori il compito di evocare la magia, il silenzio che la parola custodisce, suppone. C'era una volta, oppure kam ma kam (c'era e non c'era) dicono gli arabi. Eccoci sospesi, proiettati nel passato, nel futuro, nel sogno. Lu cuntu nun metti tempu si dice da noi a proposito delle fiabe. E nello spazio magico del racconto e della poesia chi ascolta e chi narra può accogliere la memoria, l'utopia, aprire gli occhi al presente: nell'incontro con l'altro si rivela ciò che era stato taciuto.
C'è un luogo dove, durante i funerali, si usa narrare delle favole per un giorno intero. I parenti e gli amici del defunto tengono così lontani dalla sua anima i demoni che fra quelle storie si perderebbero come fra labirinti inestricabili.
Forse anche noi raccontando e raccontandoci l'un l'altro possiamo allontanare da noi il male.
Forse quei panni stesi, svolazzano dalla notte all'alba per immaginare una vita più degna.

Gigi Borruso

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09 luglio 2005
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