A Palermo una personale di Emilio Isgrò. Una metafora del viaggio e del continuo intrecciarsi e modificarsi delle culture
Emilio Isgrò
''La Giara di Shanghai''
fino al 15 giugno 2007
Galleria dell'Arco - Palermo
Si è inaugurata sabato scorso presso i locali della Galleria dell'Arco di Palermo (via Siracusa 9) la mostra personale del grande artista siciliano Emilio Isgrò dal titolo ''La Giara di Shanghai'', curata da Sergio Troisi. ''La Giara di Shanghai'' è una installazione ideata e realizzata dall'artista appositamente per la Galleria dell'Arco.
Metafora del viaggio e del continuo intrecciarsi e modificarsi delle culture, le installazioni che Emilio Isgrò ha realizzato negli ultimi anni utilizzando come segno la formica, sono una ulteriore tappa di quell'opera di cancellazione e riscrittura che da oltre quarant'anni identifica il lavoro dell'artista. Da ''La rotta dei Catalani'' (2000) al ''Padrenostro delle formiche'' (2004) sino alla nuova ''Giara di Shangai'', il movimento degli insetti che invade lo spazio-ambiente dell'esposizione diventa la cifra di una nuova geografia storica e intellettuale: un insieme di percorsi dinamici che non a caso ricorda i tracciati curvilinei delle cancellature apposte dagli anni Settanta alle carte geografiche riconfigurando un territorio insieme fisico e mentale.
Ne ''La Giara di Shangai'' il riferimento è doppio, incrociato: da un lato la memoria e la rappresentazione della Sicilia, utilizzando come testo la novella di Pirandello le cui pagine cancellate occhieggiano dalle pareti della galleria; dall'altra l'immensa circolazione di uomini e di merci che caratterizza la storia recente del paese asiatico.
Una operazione sulla memoria, sulla sua persistenza ma soprattutto sul suo ininterrotto, ineluttabile mutare.
Il percorso espositivo pensato da Emilio Isgrò muove dalla installazione ambientale che da il titolo alla mostra ed articolandosi attraverso alcuni aspetti fondamentali delle ricerche storiche dell'artista, come le cancellature dei libri e delle mappe geografiche, instaura un inedito dialogo con il classico pirandelliano.
Dal testo di Sergio Troisi: ''...anche nella ''Giara di Shangai'' il tema del viaggio coincide così inevitabilmente con una riscrittura dell'identità. Il grande vaso (contenitore, caverna, grembo) da cui si irradia il moto formicolare è certamente adoperato in funzione di emblema. Ma nello sviluppo della narrazione di Pirandello intorno alla giara issata al centro della masseria si coagulano altri significati, di volta in volta diversi e persino antagonisti nel mimo che oppone Zi' Dima e Don Lollò: sapienza artigiana e orgoglio padronale, prigione e strumento di conflitto e riscatto sociale, così che la cancellazione del testo letterario finisce con accentuare (come spesso avvenuto negli analoghi interventi di Isgrò) il carattere ambivalente dei simboli e la liberazione della polisemia del linguaggio altrimenti irrigidita e neutralizzata dalle incrostazioni dell'uso e delle convenzioni.
E' l'idea consolatoria della tradizione ad essere quindi svelata e denunciata come pratica ideologica: l'ipotesi del nostos, la prospettiva del ritorno a ciò che si era (o si crede di essere stati) non vale a occultare le traiettorie zigzaganti che hanno disegnato le direzioni di allontanamento, né la possibilità di individuare con certezza l'origine fisica di quel moto eruttivo da cui muovono le formiche permette di pensare il viaggio come reversibile.
Aldilà di quell'agitarsi in apparenza oscuro, anonimo e compulsivo che associamo subito al formicolare, le due installazioni sono allora altrettante metafore delle culture, del loro destino di mutamento e ibridazione, della loro vocazione al mutamento. Che si tratti della Sicilia antica o della Cina contemporanea, ogni civiltà si nutre delle migrazioni che essa stessa alimenta, circolarmente, e ugualmente intercetta nello spazio e nel tempo altri suoni e altri fonemi: una molteplicità di accenti che Isgrò ha orchestrato facendo parlare Agamennone, Clitennestra e Oreste nella lingua siciliana, all'epoca della sua ''Orestea'' tratta da Eschilo per Gibellina''.
Nota biografica - Emilio Isgrò è nato nel 1937 a Barcellona di Sicilia, in provincia di Messina. Vive e lavora a Milano dal 1956. Dopo l'esordio letterario con il libro di poesie ''Fiere del Sud'' (Schwarz 1956), nel 1964 ha incominciato a produrre le prime 'Cancellature', esposte via via in gallerie e musei italiani e stranieri.
Nel 1985 ha realizzato a Milano, su commissione del Teatro alla Scala, l'installazione multimediale ''La veglia di Bach'', mentre è del 1998 il gigantesco ''Seme d'arancia'' di Barcellona di Sicilia, inaugurato alla presenza di migliaia di persone (tra cui duecento sindaci) come simbolo di rinascita sociale e civile per i paesi del Mediterraneo.
E' stato invitato alla Biennale di Venezia negli anni 1972,1978,1986, 1993. Nel 1977 ha vinto il primo premio alla Biennale di São Paulo.
Di rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro consolidatasi con ''L'Orestea di Ghibellina'' (1983-84-85) e con alcuni romanzi, tra cui ''L'avventurosa vita di Emilio Isgrò'' (Il Formichiere 1975), ''Marta de Rogatiis Johnson'' (Feltrinelli 1977), ''Polifemo'' (Mondadori 1989) e ''L'asta delle ceneri'' (Camunia 1994), mentre per i libri di poesia basterà ricordare ''L'età della ginnastica'' (Mondadori 1966) e ''Oratorio dei ladri'' (Mondadori 1996).
INFO
Galleria dell'Arco
Via Siracusa, 9 - Palermo
Tel/fax: +39 091 6261234
Web: www.dearco.it
Email: info@dearco.it
Orari mostra: tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 19,30; la domenica solo la mattina, il lunedì solo il pomeriggio.