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La scuola italiana di oggi nel rapporto di Legambiente ''Scuola pubblica: liquidazione di fine stagione''

07 febbraio 2006

Meno insegnanti e più precarizzati, più alunni e tagli ai finanziamenti: ''Il governo in questi anni ha seguito solo la logica del risparmio''. Utilizzando un sintesi estrema è questo il quadro della scuola pubblica italiana che viene fuori dall'analisi condotta da Legambiente e documentata nel rapporto ''Scuola pubblica: liquidazione di fine stagione'' che fa il punto sullo stato di salute dell'istruzione italiana.
Nei cinque anni di governo di centro-destra, la strada la strada tracciata dalla riforma della scuola di Letizia Moratti non è delle migliori, anzi. Le cifre riportate nel rapporto di Legambiente descrivono sostanzialmente un ''sistema scuola'' nel quale l'istruzione è stata trasformata in merce appetibile per il mercato con il conseguente peggioramento del funzionamento della scuola pubblica.

Questi alcuni dati del rapporto: a fronte di un incremento di 107.000 alunni registrato negli ultimi cinque anni, soprattutto grazie alla presenza quasi triplicata degli studenti stranieri, i finanziamenti sono rimasti identici a quelli del 2000, con un calo pro-capite del 14,2%. In controtendenza al trattamento riservato alle scuole paritarie che aumentano del 194,32% rispetto a quanto previsto dalla legge del 2000 sulla parità scolastica. Inoltre la Finanziaria 2006 eleva a 157 milioni di euro il bonus a favore delle famiglie che scelgono la scuola privata.
Sono aumentati dell'11,68% gli alunni portatori di handicap, le situazioni di disagio scolastico e i casi di dispersione scolastica con abbandoni che vanno dall'1,8% dei licei all'8,5% degli istituti professionali, mentre i fondi destinati ad incentivare il lavoro degli insegnanti sono inalterati da sei anni.

Mentre gli studenti aumentano, gli insegnanti diminuiscono: sono 15.752 le cattedre soppresse
durante i cinque anni di governo Moratti. Unico dato in positivo riguarda la scuola per l'infanzia con un aumento di 997 classi e 1.369 cattedre, che però appare sottodimensionata rispetto all'aumento degli alunni. Praticamente una sorta di taglio indiretto, sottolinea Legambiente.
In aumento, anche se lieve, il tempo pieno. Ma anche in questo caso si tratta di un segno più che mal risponde alle esigenze. Nella scuola primaria, nell'ultimo anno, un aumento di 21.003 alunni porta in più solo 340 classi e 1.314 cattedre. Per quanto riguarda il tempo pieno si è passati perciò dalle 29.463 classi dell'anno scolastico 2001/02 alle 32.068 attuali. Ma l'aumento, dice Legambiente, porta ad accogliere solo lo 0,23% in più di bambini. Colpita pesantemente anche la scuola superiore che, a fronte di un aumento, nel quinquennio considerato, di 100.326 alunni acquista solo 3.813 classi e perde 8.433 cattedre, pari al 53,53% di tutte le cattedre tagliate.
Si rafforza anche la precarizzazione: in cinque anni la scuola ha perso 46.229 docenti di ruolo. Nel 2005/2006 si registrano 102.000 precari, un 12,93% del totale, di cui 33.700 con contrato a tempo determinato fino al 31 agosto 2006, e 68.400 con incarico fino al termine delle lezioni.

Meno scuole: nell'anno 2005-2006 continua il taglio delle dirigenze scolastiche iniziato nel 2000-2001. Ad oggi se sono state eliminate 764 (il picco nel 2002 con 742 chiusure). A stare peggio è il Friuli Venezia Giulia (-18,60%), seguita dalla Liguria (-17,08%), dal Veneto (-15,91%), Lombardia (-14,52%). In cinque anni, inoltre, sono state chiuse il 9,32% delle istituzioni scolastiche di primo grado. Per quanto riguarda gli edifici scolastici, in cinque anni la scuola per l'infanzia guadagna 73 stabili, mentre quella dell'obbligo ne perde 226. La scuola superiore, con il numero degli alunni in forte crescita, sale di 147 strutture. Il dato complessivo, però, è in calo di 26 scuole a fronte di un aumento di 107.731 alunni. Capitolo a parte merita la scuola dell'infanzia. A due anni dall'applicazione della legge 53, le scuole sono aumentate di sole 43 unità, a fronte di più di seicentomila alunni che restano nelle scuole paritarie e dei cinquantamila in lista d'attesa.
Guardando poi gli istituti scolastici rimasti operativi, non è per niente confortante lo stato di salute degli edifici che li ospitano. Secondo l'indagine compiuta dal Miur nel 2002 il 57,1% delle scuole non era in possesso del certificato di agibilità statica e di agibilità igienico-sanitario, il 73,2% non aveva il certificato di prevenzione degli incendi, il 37% mancava di scale di sicurezza e il 20,6% di porte antipanico.
L'investimento pro capite per la sicurezza è sì aumentato ''ma solo perché i tagli sugli organici fanno diminuire il personale, ultimamente non più bilanciato dal notevole aumento degli studenti'' dice Legambiente.
Dall'indagine di Legambiente ''Ecosistema scuola 2005'' emerge come non sembrino arrivati a soluzione neppure i problemi che riguardano la sicurezza ambientale. ''Per il 2005 sono stati stanziati per interventi di edilizia scolastica solo 10 milioni di euro nella Legge finanziaria'' dice l'associazione ambientalista. In chiusura una nota lieta: il 13 ottobre 2005 l'intesa Stato Regioni per il ''Piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici insistenti nelle zone a rischio sismico, approvato dopo il terremoto del Molise. ''Ma nella finanziaria 2006 nulla è stato previsto per l'edilizia scolastica'' rivela Legambiente.

Meno sostegno: è questo uno degli aspetti che Legambiente ha particolarmente a cuore. Nelle scuole italiane ci sono 161.027 alunni disabili, con 79.513 docenti di sostegno (il rapporto è 2,02, superiore all'1,85 del 2001).
In questi ultimi cinque anni numerose sentenze del Miur hanno riconosciuto, senza dubbi, ''il diritto all'integrazione''. Per i tribunali la pubblica amministrazione ha l'obbligo di fornire l'insegnante di sostegno per le ore richieste e ritenute necessarie per l'insegnamento. ''Il quadro è evidente - scrive Legambiente - da un lato il Miur fa finta di non vedere i diritti da soddisfare, dall'altra i giudici si pronunciano in modo uniforme e condannano l'amministrazione''.
''Il Ministero della pubblica istruzione in questi anni - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza responsabile Scuola di Legambiente - ha lavorato con la sola logica del risparmio: meno insegnanti e sempre più precari, meno sostegno all'handicap, nessuna politica per l'integrazione dei sempre più numerosi alunni stranieri, tagli drastici ai finanziamenti per l'offerta formativa. È stato insomma messo in discussione il valore sociale della scuola pubblica e mortificata la funzione degli insegnanti. E la scuola ne risulta impoverita, precaria, deprivata di risorse professionali e finanziarie''.

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07 febbraio 2006
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