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A proposito della piccola stella d'Europa

Ma siamo sicuri di voler diventare tutti famosi?

11 gennaio 2003
Questa nostra, purtroppo, è l'epoca del trionfo dell'omologazione, in tutti i campi dello scibile e dell'esperienza umana, da quelli riferiti al comportamento sociale conformistico a quegli aspetti ricercati che si ribattezzano sotto la benedizione dell'atteggiamento alternativo.

Sicuramente i nostri sono anni di disagio e confusione, dove le figure alle quali ispirasi lasciano a desiderare e quelle professionali claudicano pietosamente, riempiendo le televisioni di input deleteri.

Tra ''saranno tutti famosi'' e ''il giornalista posso benissimo farlo anch'io'', la coscienza media si è impatanata in un'area di oblio e assuefazione assai pericolosa, nella quale molti si illudono di poter ancora affermare la propria individualità, scevra da condizionamenti esterni, mentre lo status dettato da certa maniera consumistica che si riversa su noi tutti attraverso i raggi catodici, non fa altro che appiattire, illudere e (permettetemi) rincoglionire le giovani e, meno giovani, menti.

Per esempio, notizie di tutti i giorni sono diventate le scoperte di qualche piccolo genio da lanciare nel mondo della musica o dello spettacolo. E senza nulla togliere magari alle reali capacità di chicchessia, annunci quali ''Ha solo sei anni ma è già una promessa della canzone'' sembra emblematico di ciò di cui si parlava.

Una bimba di sei anni di Misilmeri (PA) si è piazzata al secondo posto al concorso ''Piccole stelle d'Europa'', un festival internazionale di canzoni edite e inedite per giovani e giovanissimi interpreti, che si svolge a Roma.
La bimba ha cantato ed è stata applaudita da tantissimi ospiti. Tra questi c'erano Gianni Fiorellino, I cugini di campagna, Don Lurio, Giucas Casella, Rosanna Banfi e Mauro Serio, - tutti professionisti del settore (?!).

Qualche quotidiano ha creduto bene di lanciare la notizia scrivendo testualmente: ''Un ulteriore riconoscimento  per una breve carriera che però vanta già tante soddisfazioni''.
Ma soddisfazioni di chi? Di una bimba di sei anni? Crediamo sul serio che una bambina che ha solo sei anni comprenda l'onesto significato di ''soddisfazione'' se Mago Zurlì gli porge i suoi complimenti?

Crediamo sul serio che una bimba di sei anni, di per se, dia importanza al fatto di diventare una "Famosa", calcare le tavole del palcoscenico ed essere applaudita o seguita da uno stuolo di fans boccheggianti?
Più probabilmente la soddisfazione sarà dei genitori che credono d'avere generato un prodigio, una ''bambina famosa'', che ha già davanti a se una strada dorata.

Se il sogno di questa bambina è quello di cantare, gli auguro sentitamente di poter un giorno, con i  giusti mezzi, lo studio e la conquista della professionalità, realizzarlo, ma - e qui non si vuol esser maestro di nessuno- sarebbe bene che i media e soprattutto i genitori non tirino troppo la corda, non enfatizzino il ''nulla'', non illudano le generazioni future, creando sollievi per le proprie insoddisfazioni o casi che accrescano il prestigio nella propria vita professionale.

Federico Modica

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11 gennaio 2003
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