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A scuola niente politica!

Oggi per tredici regioni italiane è il primo giorno di scuola, tra novità, proteste e solleciti ''inviti''

14 settembre 2009

Possiamo dire che oggi è il primo giorno di scuola, sono infatti 13 le regioni nelle quali suonerà la campanella. Le rimanenti regioni apriranno i cancelli nei prossimi giorni.
Un primo giorno di scuola contrassegnato dalle manifestazioni contro l'annullamento di 42 mila posti di docenti e 15 mila di personale Ata. Annullamenti che segnano soltanto l'inizio, perché secondo quanto stabilito dall'ultima Finanziaria, i tagli e il ridimensionamento proseguiranno nei prossimi due anni fino ad ottenere una riduzione degli organici del 15%. E alla fine dei conti, tra tagli, esuberi e prepensionamenti in 27 mila si ritroveranno senza una supplenza.
Oggi saranno in piazza i sindacati della Flc-Cgil, della Gilda, dei Cobas e le associazioni dei precari. Presìdi e sit-in sono stati organizzati in diverse città d’Italia, ma la maggior parte delle proteste saranno concentrate davanti al Ministero dell’Istruzione.
La Gilda degli insegnanti è oggi a piazza San Marco, a Roma, con un presidio che chiede al governo "risposte concrete per tutti i precari"; occupazioni e manifestazioni vengono organizzate anche dalla Cgil e dai precari che da tutta Italia si stanno concentrando sul ministero di Viale Trastevere, mentre i Cobas della scuola organizzano manifestazioni nelle principali città.
Intanto il Codacons ha denunciato il ministro Gelmini per "classi superaffollate" tirando in ballo la sicurezza e le norme antincendio che prevedono classi di massimo 26 alunni: "E' dal 1971 che è previsto un limite massimo di alunni per ogni classe - denuncia il presidente, Carlo Rienzi -. Prevedere adesso classi di 30 o 40 alunni è una vera e propria follia che fa correre inutili rischi a studenti e insegnanti".
Il prossimo venerdì sera i precari hanno organizzato, nell’ambito della Notte bianca capitolina, il "Gelmini dimettiti night": dibattiti ed interventi, duranti i quali è stato più volte chiesto al governo di ritirare i tagli e al ministro dell’Istruzione di dimettersi.

La protesta in Sicilia -  A Palermo, un corteo regionale degli insegnanti precari è partito stamani da piazza Marina per raggiungere Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana, dove la folla ha chiesto ripetutamente al governatore Raffaele Lombardo di affacciarsi. Durante la marcia i precari erano divisi in base all'appartenenza o meno ai sindacati. Dalla coda del corteo si sono alzati cori contro i contratti di disponibilità accettati da Cisl e Uil.
"In assenza di niente ci siamo accontentati, ma il nostro obiettivo è rivedere la politica dei tagli, soprattutto per i prossimi anni", ha spiegato Angelo Prizzi, segretario regionale della Cisl-scuola. Secondo Lillo Fasciana invece, segretario della Flc Cgil Catania, "questi accordi non soddisfano i lavoratori ma creano sottoprecariato. Noi siamo contrari ai contratti di disponibilità".
I precari chiedono alla Regione di elaborare "un piano quadriennale per attribuire alla scuola parte dei fondi Fas". Il coordinamento dei precari ha anche indetto una manifestazione di protesta nazionale per il 3 ottobre a Roma. E il 23 del mese prossimo vi sarà un'altra protesta, sempre nella capitale, indetta dai sindacati.
Secondo i sindacati i manifestanti sono "circa quattro mila tra insegnanti, ausiliari e precari della scuola provenienti da tutta la Sicilia". "È San Precario - affermano alcuni - che si scaglia contro i quattro dell'Apocalisse: Gelmini, Tremonti, Brunetta e Berlusconi". Chiedono la modifica della legge che taglia quest'anno nell'isola oltre 7 mila posti di lavoro. "Al presidente della Regione - dice Giusto Scozzaro, segretario generale della Flc Cgil siciliana - chiediamo di intervenire con decisione sul governo nazionale per la modifica della legge sui tagli, che rischia di portare allo sfascio la scuola pubblica".
E c'è chi continua a fare lo sciopero della fame... - La Cgil di Messina ha scritto una lettera al prefetto di Messina, Francesco Alecci, chiedendo un suo intervento per il protrarsi dello sciopero della fame da parte delle due insegnati precarie Letizia Marchetta e Rosaria Sauta che da venerdì scorso, sono accampate davanti al Comune per protestare contro i tagli della riforma Gelmini. Nella lettera il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano e la segretaria generale della Flc Graziamaria Pistorino sottolineano la gravità delle ricadute dei tagli nel panorama occupazionale di Messina.
La Cgil chiede al prefetto di "farsi portavoce presso il Governo nazionale della protesta dei precari della scuola messinesi e del caso specifico delle due insegnanti il cui gesto estremo denuncia la gravità degli effetti dei tagli su un contesto socio-economico già fortemente depresso". "Non dobbiamo dimenticare che il 40% dei tagli al personale precario varati con la Riforma Gelmini sono concentrati tra Sicilia, Campania, Puglia e Calabria - osservano Oceano e Pistorino-. Il governatore Lombardo dovrebbe scendere in piazza al nostro fianco"

Dal canto suo, il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, va dritta per la sua strada e difende in toto la sua riforma. Ieri, sorda alle tante voci protesta, ha diffuso un messaggio di buon anno scolastico agli studenti augurando loro ''in bocca al lupo per un buon anno scolastico: la scuola è una cosa bella - ha detto - a scuola si conoscono i migliori amici della tua vita"...

Dunque, per la Gelmini a scuola si conoscono i migliori amici della vita ma, non si deve fare politica, chi voglia farla e a scuola viene accarezzato dalla tentazione, deve uscire fuori e farla dall'esterno.

Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di quanto detto dal ministro Gelmini in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, proprio nel giorno dell'inizio dell'anno scolastico.
L'"invito", se così vogliamo definirlo, non era riferito agli studenti ma ai professori: "La classe non è il luogo deputato per fare politica e i professori che vogliano farla devono solo uscire dalla scuola e candidarsi". "Ci sono alcuni dirigenti scolastici e insegnanti, una minoranza, che disattendono l'attuazione delle riforme. Criticare è legittimo ma comportarsi così significa fare politica a scuola e questo non è corretto", ha detto il ministro al quotidiano. "Se un insegnante vuole far politica deve uscire dalla scuola e farsi eleggere. Quella è la sede per le sue battaglie, non la cattedra".
"Rispetto chi protesta ma sono convinta si tratti di un numero molto limitato di persone", ha voluto poi precisare il ministro. Sulle manifestazioni dei precari la Gelmini ha le idee chiare, anche in relazione al sostegno della sinistra: "La protesta esprime un disagio reale e va rispettato. Ma la sinistra preferisce salire sui tetti per esprimere la solidarietà ai professori e cavalcare il disagio sociale senza assumersi responsabilità per il passato. Sono, infatti, responsabilità che vengono da lontano - ha aggiunto la Gelmini - per anni, complici i sindacati, si è data la sensazione che ci fosse spazio per tutti quelli che volevano fare gli insegnanti, per poi lasciarli in gradiatoria anni ed anni. Sono state vendute illusioni che si sono trasformate in cocenti disillusioni". Comunque, ha aggiunto il ministro, "credo che nei prossimi cinque anni , grazie ai prepensionamenti, la gran parte di questi precari verrà assorbita negli organici. Ma è fondamentale impedire che nel frattempo si allunghi di nuovo la coda".

[Informazioni tratte da La Stampa.it, Reuters.it, ASCA]

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14 settembre 2009
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