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A Simple Life

Una tenera ode al tempo che passa in una lezione di compostezza e raffinata gestione dei sentimenti

13 marzo 2012

Noi vi consigliamo...
A SIMPLE LIFE
di Ann Hui

Chung Chun-Tao, detta Ah Tao, è stata per sessant'anni a servizio presso la famiglia Leung. Con il passare del tempo, i componenti della famiglia sono morti o sono emigrati, e ora Ah Tao è al servizio di Roger, l'unico Leung rimasto a Hong Kong. Un giorno, Roger trova la donna in preda a un ictus e la porta precipitosamente in ospedale, dove viene soccorsa e messa fuori pericolo. Dimessa dall'ospedale, Ah Tao decide di ritirarsi in un ospizio per non essere di peso a Roger, ma l'uomo si renderà conto di essere molto legato alla vecchia governante e dietro consiglio della madre deciderà di trasferirla in uno degli appartamenti di famiglia. Ah Tao avrà finalmente avere una casa tutta sua per la vecchiaia, ma ben presto le sue condizioni di salute si aggravano...

Anno 2011
Tit. Orig. Tao Jie
Nazione Cina, Hong Kong
Produzione Bona Entertainment Company Limited/Focus Films Limited, Sil-Metropole Organisation Limited
Distribuzione Tucker Film
Durata 119'
Regia Ann Hui
Sceneggiatura Susan Chan, Roger Lee
Con Andy Lau, Deannie Yip, Wang Fuli, Wong Chau-Sang, Tsui Hark
Genere Drammatico



La critica
"Accolto all'ultima Mostra di Venezia con l'inchino dovuto a un cinema minimalista, tutto fatto di piccoli gesti quotidiani, 'Una storia semplice' è un film trasfigurato da una passione celeste, tocco della regista Ann Hui, devota e compassionevole, autrice di 'Boat People' ('82). (...) E forse il senso di 'Una storia semplice' sta solo nell'amore non-profit, forza superiore in grado di vincere ogni subalternità sociale. Amore assoluto che il film dispiega in acquarelli e haiku, trasparenze e ritratti di persone cosiddette comuni, come i vecchietti attori non professionisti, presi dall'ospizio. (...) La relazione padrone-serva si scioglie nella figura ideale di una madre sempre pronta a sacrificarsi, attenta a ogni desiderio del figlio, e in questa sublime abdicazione di sé si fa «dea», insostituibile, tanto che non sopporta le altre «serve» chiamate in prova per sostituirla. (...) Ma in questo eccesso di abnegazione, Ann Hui sembra distillare la potenza dell'atto fine a se stesso, di un cinema come macchina celibe, innocente e inviolabile. Libertà assoluta del fraseggio lento, narrazione senza deviazioni e picchi drammatici. E' lo scorrere del tempo fino all'ultimo atto, il tempo di una relazione d'amore, poemetto dedicato agli «invisibili» trasfigurati da un'aureola di santità."
Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto'

"Mentre la coppia badante e paraplegico di 'Quasi amici' macina incassi a suon di emozioni forti e umorismo facile, la benemerita Tucker, piccola casa friulana specializzata in cinema orientale, manda in sala un gran bel film che con 'Quasi amici' condivide in parte il tema. Ma quanto al resto - linguaggio, rapporto con le emozioni, rispetto per la verità dei fatti e dei sentimenti - è agli antipodi. (...) 'A Simple Life' è tutto fuorché un film-denuncia e Ann Hui passa su questi e altri dettagli (gli anziani abbrutiti, il ritmo di vita frenetico, l'invadenza della cultura cinese moderna, che erode pian piano la lingua e la cultura cantonese) con un distacco, da non prendere per indifferenza, che è il cuore, molto orientale, di questa concezione del cinema e probabilmente del mondo. Capace di restituirci l'intimità così speciale tra i due protagonisti, le piccole gioie (memorabile la cena con gli ex-compagni di scuola di Roger) le loro solitudini parallele, il sentimento del tempo che passa, con un'intensità che è davvero un dono."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"In passato era frequente il fenomeno di quelle tate che, entrate in una casa, vi restavano sacrificando il proprio privato a beneficio della famiglia presso cui lavoravano. Una sorte poco gratificante, e certo non possiamo rimpiangere che i tempi siano cambiati. Ma 'Una vita semplice' di Ann Hui accosta l'argomento da un punto di vista particolare: il rapporto padronale fra Roger e l'anziana domestica Ah Tao, che gli è invecchiata accanto, è riscattato dal fatto di essere vissuto con reciproca assunzione di affetto e responsabilità; mentre il sereno atteggiamento della governante di fronte alla malattia suggerisce che una stoica accettazione dell'esistente è l'unica possibile forma di felicità. (...) Questa storia «semplice» la Hui traduce in una regia senza trucchi, imprimendo sulla realtà uno speciale segno di trascendenza. Meritata Coppa Volpi a Venezia per l'interiorizzata interpretazione di Deannie Yip."
Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa'

"Un inno al valore dei sentimenti umani, soprattutto quelli di dedizione e riconoscenza, ma in via di estinzione non solo in un paese, la Cina, piegato al dio denaro, ma in tutto il mondo. E' questo il cuore del film diretto dalla cinese Ann Hui, 'A Simple Life', che all'ultimo festival di Venezia ha conquistato la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, quella di Deanie Ip, (...)."
Alessandra De Luca, 'Avvenire'

"Lo abbiamo detto altre volte, e qui lo ripetiamo: l'esperienza culturale e cinematografica rappresentata dal Far East Festival è una delle più virtuose tra quelle italiane ed europee degli ultimi anni. (...) 'A Simple Life' è il ritratto straordinario di una donna ormai anziana che ha lavorato tutta la vita come 'amah' (domestica) presso un'abbiente famiglia di Honk Kong. (...) La regista honkonghese Ann Hui, la cui sensibilità femminile dona sfumature indimenticabili al ritratto di questa anziana donna, riesce a far vivere e vibrare questa storia grazie all'uso sapiente di linguaggi diversi che vanno dal cinema verità al documentario sempre rimanendo ancorata a un solido dispositivo narrativo e funzionale. Da vedere!"
Dario Zonta, 'L'Unità'

"Sobriamente emotivo e rigorosamente elegante, il bel film della veterana cinese Ann Hui offre un intenso momento di cinema che supera la vicenda narrata a favore di uno sguardo che solca il passato guardando al futuro. Hong Kong e la Cina da mondi opposti diventano sovrapponibili nei meccanismi, mentre la tenera 'amah' simbolo di una nobiltà d'animo di un tempo viene assorbita nella memoria del suo giovane padrone. Coppa Volpi a Venezia alla straordinaria Deanie Ip."
Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano'

Coppa Volpi per la Migliore interpretazione femminile (Deanie Yip) alla 68ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2011). Il film ha vinto anche il premio la 'Navicella-Venezia Cinema' della Fondazione Ente dello Spettacolo con la seguente motivazione: "Un'opera che racconta con leggerezza e malinconia un doppio percorso: di una domestica che va incontro alla fine dell'esistenza in una casa di riposo e del suo ultimo datore di lavoro che sa riconoscere il debito di affetto e riconoscenza che lui e la sua famiglia devono alla donna che gli ha dedicato una vita di lavoro. Un percorso che la regista racconta con sguardo partecipe, senza nascondere i lati meno piacevoli della vecchiaia, e che sa anche mettere in evidenza l'umanità e la solidarietà che gli ospiti della casa di riposo sanno dimostrare".
Tra gli altri premi collaterali vinti alla mostra: menzione speciale del Premio Signis, Premio P. Nazareno Taddei, Premio Gianni Astrei Pro Life e Premio Pari Opportunità.

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13 marzo 2012
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