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A Sud una famiglia su cinque non ha i soldi per curarsi

Rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2010: quasi un meridionale su tre è a rischio povertà

21 luglio 2010

Una famiglia meridionale su cinque non ha i soldi per andare dal medico e sempre una su cinque non si può permettere di pagare il riscaldamento.
Questa volta tocca lanciare l'allarme all'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, la Svimez.
Secondo l'annuale rapporto sull'economia del Mezzogiorno, nel 2008 al 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per i vestiti e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo le bollette. Otto famiglie su 100 hanno rinunciato ad alimentari necessari, il 21% non ha avuto soldi per il riscaldamento (27,5% in Sicilia) e il 20% per andare dal medico (in Sicilia e Campania circa il 25%).

Sempre secondo i numeri forniti da Svimez, quasi un meridionale su tre è (6 milioni 838mila persone in valore assoluto) a rischio povertà a causa di un reddito troppo basso, un rapporto che al Centro-Nord è di uno su dieci. Secondo il rapporto, il 14% delle famiglie meridionali vive con meno di 1.000 euro al mese. Ed è da considerare che nel 47% delle famiglie meridionali vi è un unico stipendio, fetta che passa addirittura al 54% nel caso della Sicilia.

Nel rapporto, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno spiega, infine, che la crisi ha eroso ulteriormente la ricchezza al Sud tanto che, colpito duramente dalla recessione, il Pil di quest'area del Paese nel 2009 è tornato ai livelli di 10 anni fa. Ma non solo: l'industria, il cui valore aggiunto è crollato del 15,8%, è addirittura "a rischio di estinzione". Nel corso del biennio 2008-2009 la crisi si è dunque abbattuta come una scure sull'occupazione nel meridione: l'industria del Mezzogiorno ha perso più di centomila occupati (-12%).

Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha inviato un telegramma proprio in occasione della presentazione del Rapporto Svimez, serve una "profonda modifica" delle politiche di sviluppo per il Sud perché il Mezzogiorno può contribuire alla ripresa dell'economia italiana. "L'obiettivo di ridurre gli effetti della crisi finanziaria nel breve periodo - spiega il capo dello Stato - è divenuto prioritario; in presenza di un ineludibile vincolo di contenimento del disavanzo pubblico si è operato uno spostamento di risorse di cui hanno sofferto le politiche di sviluppo come è dimostrato dalle ricadute sul quadro strategico nazionale 2007-2013 al quale sono state sottratte ingenti dotazioni e che registra, a metà del periodo di programmazione, gravi ritardi. I risultati complessivamente insufficienti delle politiche seguite in passato e la presenza di significative inefficienze rendono necessario un ripensamento e possono anche spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo".

Intanto, dopo la pubblicazione dei dati della Svimez, i governatori del sud non negano di sentirsi maltrattati: vengono accusati di cialtroneria per l'incapacità ad utilizzare i fondi Ue, da anni si sono ridotte le risorse per le loro regioni e l'opinione pubblica crede che il Sud sia sempre e solo spendaccione e mal governato. Anche l'assessore all'Istruzione e alla formazione della Regione Siciliana, Mario Centorrino, non digerisce il "cialtroni" appioppato da Tremonti, tempo fa, a chi, al sud, "prende i soldi e non li spende". "Ho difficoltà nel sentire che gli amministratori del sud sono cialtroni - ha detto -. Se il federalismo sottintende questo tipo di filosofia diventa una sorta di punizione".

Secondo il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto,  il Rapporto Svimez "è una disamina puntuale della difficile condizione del Mezzogiorno ampiamente condivisibile ma che, per oggettive ragioni di tempo, non ha nessun rapporto con quanto posto in essere dal Governo Berlusconi". "E soprattutto non si può continuare a polemizzare - ha continuato - sulla quantità della spesa nelle Regioni meridionali bensì è necessario concentrarsi sulla qualità della stessa. Sottrarla - ha aggiunto - alla destinazione corrente e concentrarla su investimenti strutturali e infrastrutturali in grado di costruire le condizioni necessarie e sufficienti per lo sviluppo. Occorre ridare al Sud una logica di sistema. Il Sud è ancora oggi, nelle politiche di intervento la semplice sommatoria di istanze e interessi locali. La dimostrazione sono gli oltre 50 programmi di intervento nei quali le risorse per il Sud si disperdono in mille rivoli esaltando i piccoli interessi locali a danno di quelli generali. "Ritengo - ha sottolineato ancora Fitto - sia necessario un nuovo Patto per il Sud nel quale siano chiari gli obiettivi e ben individuate le responsabilità e i poteri in caso di inadempienza, e che renda trasparente l'azione delle amministrazioni centrali, regionali e locali. Tra la fase di transizione verso il federalismo fiscale e la fase di una nuova infrastrutturazione del Mezzogiorno sul modello dei momenti migliori delle politiche meridionaliste - ha concluso il ministro - vi deve essere una precisa sincronia. Solo così quell'assunzione di responsabilità delle classi dirigenti meridionali nei confronti dei cittadini, della comunità delle Regioni che intervengono nella perequazione e dello Stato centrale potrà dirsi piena".

Il senatore del Pd Giuseppe Lumia ha voluto commentare le dichiarazioni del ministro Fitto: "A chi chiede ad una indefinita classe politica del Sud di fare autocritica sul mancato sviluppo del Meridione ricordiamo che da sempre il centrodestra ha considerato il Mezzogiorno come un votificio a cui rivolgersi in ogni occasione elettorale, forte del consenso clientelare che ha saputo creare nel territorio, spesso con contiguità e collusioni mafiose". "Cosa ha fatto il centrodestra - chiede l’esponente del Pd - in questi anni di governo per rilanciare l’economia del Sud? Quali piani di sviluppo sono stati messi in cantiere? Perchè non sono stati messi in atto meccanismi di spesa delle risorse efficaci ed efficienti? Perchè il governo attuale dirotta i fondi Fas, destinati alle aree sottoutilizzate, al Nord? Come spiegare il regalo fatto dall’attuale governo nazionale alle città di Catania e Palermo portate alla bancarotta da amministrazioni di centrodestra? Non è forse questa la cattiva politica sulla quale si chiede di fare autocritica?".

[Informazioni tratte da Ansa]


- Il Rapporto Svimez in sintesi (pdf)

- La scheda sulla Sicilia (pdf)


- La "stabilità" della povertà (Guidasicilia.it, 20/07/10)

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21 luglio 2010
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