A Termini Imerese riparte la produzione Fiat...
Dopo lo stop forzato di tre settimane i 2200 operai sono ritornati a lavorare in un luogo che ancora non si sa quello che diventerà
Riparte oggi la produzione allo stabilimento Fiat di Termini Imerese. Dopo lo stop forzato di tre settimane i 2200 operai siciliani ritorneranno ad assemblare la Lancia Ypsilon.
L’advisor Invitalia ha informato sulle possibili proposte per il rilancio dello stabilimento automobilistico siciliano che il Lingotto ha deciso di chiudere a partire dal 2012. Nel corso del tavolo tecnico romano, che si è tenuto lo scorso 21 dicembre, sono state confermate sette proposte: due riguardano il settore dell'automotive, del gruppo che fa capo all'industriale Giammario Rossignolo (De Tomaso) e la Cape del finanziere Simone Cimino. Le altre sono la Ciccolella, che produce serre florovivaistiche, la Einstein Multimedia (Med Studios), già attiva a Termini Imerese con la produzione della fiction Agrodolce, che vorrebbe realizzare studios cinematografici, la Biogen che si occupa dello stoccaggio di biomasse per energia elettrica, la Lima Corporate per protesi ortopediche e la Newcoop, azienda di logistica. Si tratta di progetti che sarebbero compatibili con il territorio. Si prevede anche un investimento produttivo complessivo di un miliardo di euro, di cui 184.000 euro di risorse pubbliche.
Ponendo poi l'attenzione sulle problematiche legate alla Fiat e ai sindacati sull'accordo di Mirafiori, il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha assicurato che tra Cgil e Fiom non c'è stata "nessuna spaccatura". "C'è stata una discussione e rimangono valutazioni su cosa fare in futuro, ma su questo continuiamo a discutere. Con la Cgil continueremo la discussione", ha aggiunto Landini.
Ieri, la riunione tra le segreterie di Cgil e Fiom in Corso Italia è durata quasi sei ore. Sulla firma tecnica, il leader delle tute blu ha detto che "non è stata particolare oggetto della discussione, perché c'è stato un pronunciamento del comitato centrale della Fiom e per noi quell'accordo resta non firmabile". Da parte di Fiom e Cgil c'è, comunque, l'impegno comune per far sì "che, qualunque sia l'esito del referendum, i lavoratori non siano lasciati soli e ci sia il sostegno esplicito dei sindacati".
E il segretario generale Susanna Camusso ha annunciato che il 28 gennaio la Cgil parteciperà allo sciopero generale indetto dalla Fiom: "Saremo impegnati con la Fiom per la massima riuscita dello sciopero". A livello personale, Camusso sarà presente alla manifestazione che si terrà a Bologna il 27 gennaio, data anticipata per la festività del 28 in Emilia Romagna.
Maurizio Landini, nel corso della trasmissione 'In mezz'ora' di Lucia Annunziata aveva detto: "La firma tecnica non esiste, gli accordi si firmano o non si firmano", escludendo anche, per lo stesso statuto della Cgil, l'eventualità di una presa d'atto di un accordo sottoposto peraltro a un referendum che altro non sarebbe "che un ricatto". "In Italia si vota solo quando decide Marchionne. La democrazia funziona solo quando lo dice lui e quando la gente non può dire di no", ha aggiunto poi il leader della Fiom.
Della risposta del sindacato alla situazione prefigurata da Fiat comunque si continuerà a parlare anche martedì e mercoledì prossimi, quando la Cgil riunirà tutte le Camere del Lavoro a Chianciano. Ma il sindacato ha iniziato a lavorare anche su un capitolo che da tempo attendeva risposta: quello sulla rappresentanza sindacale e che potrebbe, nel medio periodo, rappresentare un punto di caduta alla necessità di restare comunque in partita anche di fronte ad accordi separati. Sabato prossimo il direttivo dovrebbe presentare la propria proposta. Confindustria si è già detta pronta al confronto.
Alle accuse della Fiom ha replicato, sempre nella trasmissione dell'Annunziata, il vicepresidente di Confindustria e membro del cda di Fiat Industrial, Alberto Bombassei. "Il referendum non è un ricatto e non lo decide Marchionne ma i sindacati che hanno sottoscritto l'accordo e che per questo vanno rispettati anche dalla Fiom" ha affermato Bombassei, il quale auspica che il referendum possa passare con percentuali maggiori di quel 51% indicato da Fiat come soglia minima. "In democrazia il 51% è maggioranza e credo sia sufficiente per gestire una fabbrica; capisco la prudenza della Fiat nell'indicare una soglia minima ma spero che la percentuale sia più elevata anche perché in questi giorni ci sono state posizioni di estremo buon senso anche da parte di chi è vicino alla Cgil, penso a Damiano e a Chiamparino, che hanno valutato positivamente l'accordo", ha aggiunto Bombassei. Le condizioni economiche del paese, d'altra parte, ha ricordato, sono esattamente quelle indicate dal ministro dell'Economia Tremonti. "Il messaggio da dare è che, come dice Tremonti, la crisi non è finita. Per questo è bene tenerci cari i temi del lavoro e ben vengano modifiche se queste portano nuova occupazione. Per questo il referendum non è un ricatto perché si deve investire laddove c'è un ritorno economico - ha sottolineato - Marchionne non propone nessun ricatto ma chiede solo le condizioni minimali per fronteggiare la globalizzazione".
Il vicepresidente di Confindustria ha ribadito poi l'invito al Lingotto a rientrare nel sistema associativo di viale dell'Astronomia: "Credo che al momento la decisione di porre fuori da Confindustria le due newco di Pomigliano e Mirafiori sia una scelta tecnica. Ci auguriamo infatti, con il presidente Marcegaglia, che sia una questione temporanea e strumentale per sostenere la strategia delle deroghe al contratto nazionale".
[Informazioni tratte da Ansa, GdS.it, Adnkronos/Ing]