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A Totò Cuffaro un vitalizio da 6000 euro al mese

L'ex governatore da tre anni riceve mensilmente la rendita dall'Assemblea regionale siciliana

05 maggio 2014

I soldi non li intasca direttamente. Per ora, fin quando cioè non finirà di scontare la sua condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, a gestire il conto su cui da tre anni finiscono i 6mila euro di vitalizio che l'Ars gli dà ogni mese ci pensa un procuratore speciale. Chiuso in una cella del carcere romano di Rebibbia, Totò Cuffaro, ex potente governatore siciliano, dovrà attendere ancora un po’ prima di potersi godere il vitalizio che l'Assemblea regionale gli dà in qualità di ex parlamentare.
Una storia paradossale, quella dell'ex presidente condannato per avere fatto arrivare ai clan informazioni riservate su indagini in corso, che ha destato non poche perplessità tra gli stessi funzionari dell'Ars che a lungo si sono interrogati sulla legittimità di quella pensione. La legge, però, pare sia chiara. Il denaro gli spetta.

Ma andiamo con ordine: tre anni fa l'ex governatore incarica i suoi legali di richiedere la pensione per gli anni trascorsi tra gli scranni di Palazzo dei Normanni. Fino al 2012, l'Assemblea attribuiva agli ex deputati con almeno 50 anni di età e tre legislature alle spalle il diritto ad accedere al vitalizio. Proprio il caso di Cuffaro che comincia a percepire l'assegno. Con l'approvazione da parte dell'Ars del regolamento che recepisce il cosiddetto decreto Monti sui costi della politica, ai funzionari viene però il dubbio che la pensione all'ex governatore non spetti più. Ma basta un'attenta lettura della norma per capire che non è così. La legge, infatti, prevede la sospensione del vitalizio "per chi è condannato per reati contro la pubblica amministrazione con pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici". In nessun articolo si parla di reati di mafia. E l'ex presidente, condannato per favoreggiamento a Cosa nostra, può dunque continuare a percepire la somma.

A dicembre Cuffaro è tornato all'attenzione delle cronache dopo che i giudici del tribunale di sorveglianza di Roma respinsero la richiesta dei legali dell'ex politico di affidarlo ai servizi sociali. Ai magistrati non sono bastati il parere positivo della Procura generale, né il "ravvedimento" del detenuto e il percorso critico da lui seguito testimoniati dalla relazioni dell'istituto di pena. L'ex presidente, secondo il collegio, non ha collaborato alle indagini e non ha consentito "il disvelamento" delle zone d'ombra che ancora restano su alcuni fatti a lui contestati. E poiché la legge vede proprio nella collaborazione uno dei requisiti per la concessione del beneficio carcerario, il no del tribunale è stato secco.

Secondo i deputati M5S all’Ars il vitalizio a Cuffaro è "un vergognoso regalo di tutta l’Assemblea regionale". "Se - affermano i deputati - i parlamentari di maggioranza ed opposizione, in occasione dell’approvazione della legge sulla spending review, non avessero fatto fronte comune per bocciare un nostro emendamento, non staremmo a commentare questa aberrante notizia. Avevamo proposto che reati quali 416, 416 bis, 416 ter fossero considerati cause di esclusione, non solo dalla vita pubblica ma anche dall’erogazione di vitalizi e dal trattamento pensionistico. La proposta, come è noto, è stata bocciata da tutti gli schieramenti. E ora, probabilmente, qualcuno di quelli che hanno respinto il nostro emendamento si indignerà pure per la notizia del vitalizio all’ex presidente. Evidentemente all’Ars vige una sorta di legge del contrappasso che ha dotato tutti di lingua lunga. Ma, evidentemente, anche di memoria corta".

"Dietro la maschera dei diritti acquisiti - continuano i deputati Cinquestelle - il sistema si autoconserva e giustifica agli occhi dell'opinione pubblica le peggiori nefandezze, come in questo caso. Il Movimento è contrario ad ogni forma di vitalizio, tanto più quando, come nel caso di Cuffaro, la prova dell' indegnità a rivestire cariche pubbliche risulta certificata dalla ben nota sentenza di condanna passata in giudicato".

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05 maggio 2014
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