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A tutto campo dentro una sua tv...

Berlusconi a 'Studio aperto': "Se il Parlamento non ci approverà questa manovra andremo a casa"

09 luglio 2010

"I saldi di questa manovra dovranno restare invariati e la scelta del governo di porre la fiducia è stato un atto di coraggio. Se il Parlamento non ci approverà questa manovra andremo a casa".
Questa è l'affermazione che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha fatto ieri in un'intervista a tutto campo a 'Studio aperto'.
Secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di palazzo Madama, la manovra approderà in Aula al Senato martedì 13 luglio, mentre il voto finale arriverà giovedì.
"I dati economici confermano la validità della linea del governo in questi mesi difficili - ha rivendicato Berlusconi - nel primo trimestre il nostro prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,4%, cioè più di Germania, Francia e Inghilterra; la produzione industriale nel mese di giugno è tornata a salire; è aumentata la velocità della ripresa, tanto che Confindustria ha assicurato che la recessione è finita; la disoccupazione è scesa al 7,8% mentre in Europa è all'8,7%. Quindi la ripresa è in corso e sarà tanto più salda quanto più collegata a una politica di rigore delle spese e dei conti pubblici". "Noi abbiamo governato la crisi avendo sempre come obiettivo gli interessi delle famiglie, gli interessi dei risparmiatori, gli interessi delle imprese. Partendo da queste premesse - ha quindi evidenziato - è chiaro che i saldi di questa manovra dovranno restare invariati".

A stretto giro la replica di Pier Luigi Bersani che ha criticato la decisione di mettere la fiducia sulla manovra ma contemporaneamente ha teso la mano alla maggioranza pur di ottenere la possibilità di avere una discussione nel merito in Parlamento. "Noi garantiamo i tempi per l'approvazione della manovra, e che siano 24 miliardi - ha detto il segretario del Pd - ma possiamo discutere altre proposte per spostare il carico della manovra. Noi abbiamo fatto proposte chiarissime, pretendiamo che siano discusse sennò vuol dire che stiamo cambiando sistema". "Se siamo in un regime parlamentare dobbiamo discutere, sennò siamo in un altro sistema - ha spiegato il leader democratico - Non mi si parli di coraggio, perché dopo 33 voti di fiducia, riproporre la fiducia significa avere paura". Ed ha aggiunto: "Noi i tempi li garantiamo, la manovra va fatta, ma questo non poter discutere porterà il Paese contro un muro".

Nell'intervista a 'Studio aperto' Berlusconi è tornato anche sul ddl intercettazioni. "Ero e resto e convinto - sono state le sue parole - che la legge in discussione in Parlamento è sacrosanta e ricalca un altro disegno di legge che fu approvato con una maggioranza addirittura bulgara nel 2007 quando al governo c'era la sinistra"."Quella legge - ha spiegato - stabiliva anch'essa il divieto di pubblicazione di tutti gli atti fino alla conclusione delle indagini; sanzioni per i giornalisti e i pubblici ufficiali colpevoli della fuga di notizie; stabiliva anche un tetto massimo di novanta giorni per le intercettazioni. Eppure, nessuno, nessuno, allora parlò di legge bavaglio, di oltraggio alla libertà e alla democrazia. Per la sinistra la democrazia e la libertà esistono solo quando al governo ci sono loro". "La riforma delle intercettazioni - ha proseguito Berlusconi - non modifica nulla nelle indagini sulla mafia, non un solo reato è stato sottratto alla lista di quelli per i quali è possibile fare intercettazioni, anzi ne abbiamo aggiunto uno, cioè lo stalking".
Anche su questo punto non si è fatta attendere la replica di Bersani che parla di "propaganda e diversivi inaccettabili" ed ha rispedito al mittente le dichiarazioni del Cavaliere. "Se vuole fare una legge come la nostra, Berlusconi prenda la nostra proposta presentata in Senato, la approvi e siamo a posto. Che quella sulle intercettazioni è una legge sacrosanta lo dice solo lui, è un colpo alla libertà di informazione e alla legalità. Noi - ha messo in chiaro - siamo solidali con chi protesta e la nostra opposizione sarà nettissima. Berlusconi faccia meno battute e si predisponga a ragionare".

A 'Studio aperto' il premier ha poi nuovamente affrontato le questioni interne al partito. "C'è una regola aurea della democrazia che vale per tutti - ha ribadito in quello che è sembrato un ulteriore monito ai finiani - in un partito ci si confronta e si discute, ma nel momento delle decisioni vince il principio della maggioranza, soprattutto quando questa maggioranza porta avanti con coerenza gli impegni assunti con gli elettori nel programma a loro presentato nella campagna elettorale. Io ho in mente semplicemente di continuare a governare con passione, con determinazione, con slancio, per rispettare gli impegni assunti con gli elettori: chi nel Popolo della libertà dovesse dissentire da questo impegno assoluto, da questo impegno morale, dovrebbe anche prendere atto di non essere più in sintonia con i nostri elettori". Berlusconi ha anche replicato alle critiche e alle proteste degli aquilani sulla ricostruzione in Abruzzo. "Noi abbiamo fatto un intervento immediato dopo il terremoto ed è stato un intervento efficacissimo - ha rivendicato - la ricostruzione dell'Aquila spetta oggi alle istituzioni e alle autorità locali, il governo deve dare i finanziamenti, cosa che è stata puntualmente fatta. I finanziamenti sono a disposizione del comune dell'Aquila, della regione, devono essere questi enti che devono operare per trasformarli in realizzazioni concrete". Quello che è stato fatto dopo il terremoto dell'Aquila, ha aggiunto, "non è mai stato fatto dopo nessun disastro naturale in alcun Paese. Abbiamo dato in meno di dieci mesi una nuova casa completa di tutto a tutti coloro che l'avevano persa. Non ho ancora potuto vedere il resoconto delle Forze dell'Ordine sulle manifestazioni di ieri, mi sembra che non ci possa essere altro che molta strumentalizzazione". [Adnkronos/Ign]

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09 luglio 2010
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