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A voi tutti la nostra tragica storia di Natale... Loredana, nata Paolo, non c'è l'ha fatta e ha deciso d'andarsene

19 dicembre 2007

Questa che segue è la tragica storia di Natale che vogliamo proporre a tutti. La storia di Loredana, giovanissima trans di Catania morta suicida pochi giorni fa perché lasciata sola da tutti. Da tutti...
Vogliamo raccontarla perché il periodo natalizio è quel periodo che la maggior parte di persone si ostina a difendere come ''momento magico'', da preservare ed utilizzare per rimettersi apposto la coscienza.
Ecco, la tragica storia di Loredana renderà difficile a molti rimettersi in pari con la propria coscienza anche in questo periodo.
L'umanità, la solidarietà, la tolleranza, la comprensione, l'etica e la moralità, non possono aspettare nessuna festività, nessuna ricorrenza...
   

La tragica storia di Loredana
di Francesco Viviano (Repubblica.it, 18 dicembre 2007)

All'anagrafe si chiamava Paolo, 16 anni, sesso maschile, nata a Catania, ma lei si sentiva donna, si vestiva da donna, si truccava e si faceva chiamare Loredana. Alcuni anni fa aveva subito maltrattamenti dal padre, faceva una vita sregolata, dormiva di giorno e viveva di notte. La madre non riusciva a sostenerla, con il padre, dopo le violenze subite, non aveva rapporti, era intervenuto il Tribunale dei Minori di Catania.
Sette giorni fa Loredana si è impiccata con il suo foulard preferito dentro la stanzetta della "Comunità Alice", a Marina di Palma di Montechiaro (Agrigento) dove era ospite da tre mesi per essere "recuperata". E per "recuperarla" il Tribunale dei Minori di Catania l'aveva assegnata a una comunità dove era costretta a vivere insieme a 35 ragazzi, tutti maschi, extracomunitari, tunisini, marocchini, algerini tra i 15 e i 17 anni, tutti clandestini arrivati dalle coste nordafricane.

Lei, Loredana, era l'unica "donna" di quella comunità e l'avevano assegnata li "perché nessuno la voleva" dice Linda Lumia, l'assistente sociale del centro che quattro giorni fa, insieme ad altri "ospiti" di "Alice" l'ha accompagnata al cimitero di Assoro (Enna) dove Loredana è stata seppellita. "C'erano la madre e i suoi fratelli, ma nessuno dell'Arci Gay, neanche un fiore" sottolinea Linda Lumia che ha dovuto affrontare una situazione incredibile.
Ma è mai possibile che un ragazzo, di fatto donna, per essere recuperata sia mandata in una comunità fatta solo di maschi extracomunitari? L'assistente sociale del centro di accoglienza "Alice" - una bella struttura che sorge a poche centinaia di metri dal mare, con una piscinetta, un campetto di calcio, ottima cucina e stanze da albergo a tre stelle - allarga le braccia e non nasconde la sua impotenza davanti a una situazione del genere finita in tragedia.
Dentro il centro Loredana, che "era in prova", non avrebbe avuto problemi di sorta, sostengono i responsabili della struttura, ma gli operatori tentavano comunque di "proteggerla". "Era la prima volta che ospitavamo in un centro per maschi, una "ragazza" e per lei avevamo allestito - dice Linda Lumia - una stanzetta singola. Aveva in qualche modo la sua privacy, utilizzava il bagno delle donne per le operatrici del centro, mangiava con noi. Era anche contenta perché aspettava con ansia l'inizio del corso professionale per parrucchiera, ma l'altro giorno ha deciso di farla finita".

La Procura di Agrigento ha aperto un'indagine che avrebbe accertato il suicidio ma sta ancora indagando per accertare eventuali responsabilità di altri. Si vuole accertare anche come e perché un ragazzo, di fatto donna, sia finita in quel centro popolato da soli uomini e non in un'altra struttura più adeguata. La notizia del suicidio di Loredana era stata diffusa dal deputato di Rifondazione Comunista, Vladimir Luxuria: "Nonostante l'impegno degli assistenti sociali - dice la parlamentare - la giovane non era in una struttura specializzata ad affrontare i problemi della disforia di genere, soprattutto in una fase delicata come quella adolescenziale. Occorre attivare una seria politica di inserimento sociale e lavorativo a partire dalla realizzazione di strutture più specifiche e mirate".

"Ma dov'era l'Arci Gay quando ho chiesto di darmi una mano?" dice l'assistente sociale Linda Lumia. "E' chiaro che la nostra struttura non era certo la più adatta per affrontare una situazione del genere, così delicata e complicata. Ma noi siamo stati gli unici e non buttare fuori Loredana. Nessuno la voleva, tutti gli altri centri ai quali era stato chiesto di ospitarla hanno detto di no. Loredana aveva "precedenti" era stata ospitata in altri centri da dove era fuggita e dove forse aveva creato qualche problema. Ma noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo chiesto anche all'Arci Gay di darci una mano. A parole dicevano che avrebbero fatto qualcosa, ma non si sono mai visti né sentiti".
L'assistente sociale che con Loredana aveva stabilito un ottimo rapporto e con la quale si confidava non nasconde le difficoltà incontrate nel gestire quel centro con 35 maschi e una donna. "Noi abbiamo fatto il possibile e se Loredana si fosse trovata male poteva andarsene in qualunque momento perché in questi centri tutti sono liberi di entrare ed uscire, poteva fare come tanti altri minori extracomunitari che stanno qui o in altri posti un paio di giorni e poi spariscono. Ma non lo aveva fatto, anche perché non aveva dove andare, perché nessuno la voleva".

Prima d'impiccarsi Loredana aveva scritto due lettere, una alla madre e un'altra ad un suo amico con il quale intratteneva una fitta corrispondenza. Fra tre giorni si sarebbe trovata faccia a faccia con suo padre nel processo. "Non posso più vivere così, non ce la faccio più e ho deciso di farla finita...", ha scritto prima di impiccarsi alla finestra della sua stanza vicino alla parete dove aveva affisso un grande poster di Marilyn Monroe.

Sul suicidio di Loredana
di Piero Montana, Consulente del sindaco in materia di pari opportunità del Comune di Bagheria

E' l'ennesima vittima di quella cultura dell'esclusione e della discriminazione che, nel nostro Paese, continua a godere di protezioni e legittimazioni da diversi fronti.
Loredana, all'anagrafe Paolo, 16 anni, non è riuscita a sopportare il marchio della diversità che per anni ha schiacciato la sua esistenza ancora fragile, come quella di tutti gli adolescenti.
La settimana scorsa si è suicidata, impiccandosi nella stanza della comunità dell'agrigentino a cui era stata affidata.
La transfobia e l'omofobia, di cui i nostri politici negano l'insopportabile e negativa incidenza sociale per intervenire con norme a tutela dei soggetti che ne sono vittime, continua ad uccidere da nord a sud, nel  silenzio e nell'indifferenza su questa quotidiana carneficina di vite, di desideri negati, di aspirazioni frustrate e del diritto non riconosciuto ad esistere con dignità.

Le leggi ed una politica seria di informazione-educazione contro le discriminazioni in base all'orientamento sessuale ed identità di genere, forse, da sole, non basterebbero a salvare la vita di chi vive drammi esistenziali troppo grandi da gestire, soprattutto quando si è ancora poco più che bambini, ma aiuterebbero tanti adolescenti a sentirsi meno soli e meno abbandonati a se stessi.
In un Paese dove purtroppo essere gay, lesbiche e transgender è un marchio di infamia in famiglia, a scuola, al lavoro ed in tutti quei luoghi dove si costruiscono le relazioni vitali di ciascun individuo, l'impunità garantita a chiunque istighi all'odio ed alle discriminazioni in base all'orientamento sessuale della persona, è tra le cause principali di tante vite distrutte, fallite, uccise.
La responsabilità di una classe politica nazionale e locale che nulla intende fare per proteggere, difendere e valorizzare una “cultura della differenza”, da intendere come una risorsa, una ricchezza, per garantire, assicurare dignità alla vita di tanti cittadini, va a braccetto con le esternazioni, altrettanto quotidiane, di chi, in difesa di presunti valori, pensa bene di non votare a favore di leggi che possano contrastare le discriminazioni.

Loredana è morta anche per questo, per il silenzio, l'indifferenza ed il cinismo di una classe politica in un Paese sempre più triste ed incapace di offrire spazi di felicità e dignità a tanti dei suoi cittadini.

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19 dicembre 2007
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