Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Abbandonati nella giungla

Jomo Gbomo: ''Se il governo spera che libereremo gli ostaggi senza contropartite avrà una sorpresa''

07 febbraio 2007

Nessun abbandono. Dopo il reportage del Manifesto, realizzato da Stefano Liberati, la Farnesina ci tiene particolarmente a sottolineare che il governo italiano  non sta trascurando alcuna pista per la liberazione degli ostaggi rapiti in Nigeria il 7 dicembre scorso.
Le trattative sono complicate, perché le richieste del Mend (Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger) sono politiche, quindi da contrattare con il governo nigeriano. Con un gruppo di mercenari sarebbe stato diverso, i rilasci avvenuti in Iraq insegnano, ma in questo caso le trattative economiche avrebbero un effetto assolutamente contrario e la vita dei tre ostaggi, Francesco Arena, Cosma Russo e Imad Saliba, sarebbe messa ancora più in pericolo.

Uno dei due tecnici italiani dell'Eni, Cosma Russo, ieri mattina ha potuto telefonare alla moglie, nella loro abitazione a Bernalda, in provincia di Matera. Russo, 55 anni, ha rassicurato la moglie Annamaria sulle sue condizioni di salute. Da molti giorni non c'erano stati contatti tra gli ostaggio e le famiglie. La telefonata di Russo è stata quindi accolta con gioia non soltanto dalla sua famiglia.
La signora Annamaria Russo ha quindi rivolto nuovamente un appello al Mend chiedendo con una nota ufficiale un gesto di umanità. ''Chiediamo al Mend un gesto di umanità con l'immediata liberazione degli ostaggi, in maniera da mostrare, così, alla comunità internazionale la sensibilità che tutti si aspettano, anche in presenza delle evidenti difficoltà economiche in cui versa la Nigeria e in particolare il Delta del Niger''. ''Dopo aver letto quanto pubblicato dal Manifesto sulle trattative in corso tra il governo nigeriano e i sequestratori - si legge ancora nella nota - la famiglia Russo rivolge un accorato appello al Mend, affinché valuti con serenità e senza pregiudizi la posizione degli ostaggi. Russo e i suoi colleghi sono in Nigeria per svolgere, lontanissimi dalle loro famiglie, la propria attività lavorativa. Ogni altra questione connessa alla presenza degli stessi in Niger è estranea al rapporto esclusivamente, si ripete ancora una volta, lavorativo dei sequestrati''.

I dimenticati del Delta. Dal reportage di Stefano Liberati.
Stefano Liberati, inviato de ''il manifesto'' è riuscito a parlare con Francesco Arena, Cosma Russo e Imad Saliba, i tre tecnici dell'Agip da due mesi nelle mani dei guerriglieri del Mend.
Liberati ha potuto incontrare i tre uomini perché giornalista, e al Mend interessa che la stampa internazionale conosca la loro tenacia e soprattutto le loro richieste.
Il giornalista è stato personalmente accolto (telefonicamente) da Jomo Gbomo, leader del Mend. Da quando è nato il Movimento separatista, intorno al dicembre 2005, nessuno ha mai incontrato Jomo. Lui comunica solo per posta elettronica. Ma questa è stata un'occasione particolare: Jomo ci tieneva a dare le sue rassicurazioni all'ospite straniero, e a ribadire chiaramente le sue condizioni: ''Potrai vedere i tre per circa mezz'ora. Fare loro tutte le domande che vorrai. Riprenderli con la telecamera e fare foto. Potrai parlare con i miei uomini. Ma non voglio che li filmi o li fotografi a volto scoperto [...] La tua sicurezza è garantita. Sei in ottime mani. Good luck''.

Quello di Liberati, per incontrare i tre ostaggi, è stato un viaggio temerario e affascinante. Francesco Arena, Cosma Russo e Imad Saliba non sapevano che avrebbero incontrato un giornalista e la loro sorpresa è stata tanta, almeno quanto la stanchezza e la delusione. ''Ma l'Italia che fa?''. Hanno subito chiesto in coro al giornalista. Poi è stato Arena il primo a dire la sua, esternando tutta la sua ansia e la sua rabbia: ''Non ne possiamo più. Siamo stanchi di questa situazione. Ma il governo italiano e l'Agip cosa fanno? Ci hanno abbandonato. Sono due mesi che stiamo così, bloccati nella giungla. Vogliamo tornare a casa''.
Arena è esperto del luogo e sa cosa vogliono i ribelli, per questo teme che il governo nigeriano non accontenterà mai le loro richieste. ''Siamo in una trappola'', dice. ''I militanti ci trattano bene ma non è facile stare nella giungla''. Arena ha lamentato soprattutto la mancanza di notizie, il fatto di rimanere così sospeso: ''Non sappiamo niente. Ogni tanto sentiamo la radio. Ma le notizie sono confuse, contraddittorie. Una volta dicono una cosa, un'altra il contrario. Non sappiamo cosa pensare. Una sola cosa è sicura: ci hanno abbandonati a noi stessi''.
La liberazione di Roberto Dieghi, avvenuta il 18 gennaio scorso, non ha infuso ottimismo nel gruppo. Anzi. ''Di Dieghi si sono liberati perché era un peso. Soffriva di ipertensione e rappresentava un problema. Per questo l'hanno rilasciato. Noi, invece, sembriamo destinati a rimanere qui ad eternum''.

Cosma ''Mimmo'' Russo non è più ottimista
. ''Sono sessanta giorni che stiamo qui. Cosa dobbiamo pensare? Nessuno presta attenzione alla nostra situazione. Ma in Italia che si dice?''. Anche Russo ha parole di sdegno per quella che evidentemente considera l'inazione del governo italiano e dell'Eni. ''Devono fare pressioni sul governo nigeriano, affinché accolga le richieste dei militanti. Devono fare in modo che il presidente venga loro incontro. Altrimenti noi restiamo a marcire tra le mangrovie''. Gli fa eco Arena: ''Questa gente vuole una più equa distribuzione dei proventi del petrolio, che viene sfruttato da anni sulla loro terra senza alcuna contropartita. Bisogna accontentarli''.
Infine è il libanese Imad Saliba a parlare col giornalista. Manda prima di tutto un saluto alla famiglia. ''Non so nemmeno se il governo libanese sia al corrente che c'è un cittadino in ostaggio in Nigeria. Probabilmente hanno altre priorità'', ha affermato amaramente Saliba.
Saliba, Arena e Russo infine hanno lamentato ancora che il loro più angoscioso problema è quello di avere solo informazioni frammentarie, di cogliere solo le poche parole che ogni tanto gli dicono i sequestratori. Ma di una cosa sono tutti e tre convinti: ''Il negoziato è a un punto morto. La liberazione è lontana''.

Dopo tre quarti d'ora a Stefano Liberati è stato detto che il tempo dell'intervista era finita. Dopo un altro viaggio tra le mangrovie, portato in un diverso porticciolo del fiume da dove era partito, Liberati è stato accompagnato in macchina da un uomo che si è presentato come uno che lavora per il governo di Bayelsa e di essere coinvolto nelle trattative per la liberazione dei tre tecnici.
''Saranno rilasciati?'' ha chiesto il giornalista. ''Sì, presto. Siamo vicini alla soluzione'', ha affermato l'uomo, senza troppa convinzione. 
In macchina a Liberati viene passato al cellulare di nuovo Jomo Gbomo. Sui negoziati e sull'eventuale rilascio, non si dilunga. ''Al momento opportuno, manderò una comunicazione. Ad ogni modo, rimarremo in contatto''.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

07 febbraio 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia