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Abbiamo bisogno di un tetto...

Continua a Palermo il grande, grave problema dei ''senza casa'', sempre meno ascoltati e disperati

31 ottobre 2007

Una tragedia annunciata. Dopo il crollo di domenica mattina nel quartiere Capo, in vicolo dell'Anello, che ha fatto un morto, Antonino Troìa di ventisette anni (leggi), è scoppiata la protesta degli sfollati.
Una tragedia annunciata, una protesta prevedibile...
Una trentina di persone, otto famiglie che abitavano nella palazzina venuta giù e in quelle attorno, sgomberate per motivi di sicurezza. Hanno deciso di occupare un plesso che l'Iacp (Istituto autonomo case popolari) sta ristrutturando poco distante e dato in concessione all'Aics (l'Associazione italiana di cultura e sport) e ad altre sigle dell'associazionismo. Nei locali non ci sono né bagni né acqua corrente, ''ma nessuno del Comune - dice uno degli occupanti - è venuto a chiederci se abbiamo bisogno di qualcosa''. Un'occupazione che potrebbe essere seguita da ''azioni di lotta'' ancora più clamorose, magari assieme agli altri senza casa che in questi giorni occupano il palazzo del Comune, Palazzo delle Aquile.

Lunedì, e ancora ieri i tecnici del Comune insieme ai vigili del fuoco hanno proseguito i controlli nelle case attorno a vicolo del popolare quartiere palermitano. I risultati delle prime analisi non indicano nulla di buono. Altre famiglie potrebbero essere presto sgomberate. Ipotesi ventilata già nelle scorse settimane, quando l'Ordine degli ingegneri di Palermo, dopo il crollo di un'altra palazzina, fortunatamente disabitata, ha chiesto un intervento straordinario per il centro storico anche da parte del governo nazionale. E' avvenuta quindi la tragedia che continua per chi non ha più un tetto sopra la testa.
''Secondo me - dice uno sfollato - queste macerie resteranno qui chissà per quanto tempo ancora. E noi che facciamo?''. La signora Francesca Morgavi, che abitava al terzo piano della palazzina crollata e scampata alla morte perché era uscita a comprare una scatola di piselli, ha raccontato che ''il piano superiore era stato venduto due anni fa. Il nuovo proprietario aveva cominciato a fare lavori nella copertura, lasciandoli a metà. Le continue infiltrazioni d'acqua hanno fatto crollare il mio solaio e quello dell'appartamento di sotto''. ''A casa mia - ha aggiunto - sul lato che si affaccia nel vicolo c'era umidità alle pareti e al soffitto. Sapevamo tutti qual era il problema, ma il proprietario dell'ultimo piano, più volte avvertito, ha sempre rimandato i lavori''.
La magistratura sta indagando, perché la situazione dell'abitato era conosciuta da tempo. Al Comune era arrivata una comunicazione di inizio lavori che sembra porti la data dell'anno 2000. Inizio di lavori che non si capisce bene se incominci o meno. ''Risulta che ci fossero lavori solo nell'edificio adiacente - ha informato l'assessore alla Protezione civile, Roberto Clemente - mentre in quello interessato, nonostante la situazione di degrado, tutto era fermo''.

E intanto, questo ennesimo crollo nel centro storico e con questo l'aumento dei senzatetto di Palermo, la situazione politica diventa sempre più difficile. I trenta sfollati sono ancora nella palazzina occupata dello Iacp, come sono ancora all'interno di Sala delle Lapidi, dentro il Palazzo di Città, le diciotto famiglie che nove giorni fa hanno deciso di occupare il Comune dopo essere state sgomberate dai luoghi dati come alloggio precedentemente dalla stessa amministrazione comunale. Una situazione difficile da gestire e che in un primo momento ha visto l'intervento del sindaco, Diego Cammarata che ha inviato una lettera al prefetto Giosuè Marino, nella quale sottolineava che il problema dell'emergenza casa non può essere affrontato ''senza un adeguato sostegno dello Stato''. La lettera di Cammarata ha però lasciato perplesso il prefetto, perché negli uffici della prefettura si aspettava la richiesta da parte dell'amministrazione comunale di requisizione dell'ex pensionato dei gesuiti di piazza Casa Professa, la struttura di proprietà del Demanio, individuata dai consiglieri comunali del Pd e dal gesuita padre Gianni Notari, che avrebbe potuto dare provvisoriamente un tetto ai sessanta sfrattati dagli alberghi, tra i quali ci sono 29 bambini. Per procedere alla requisizione, infatti, l'autorizzazione del primo cittadino è necessaria: l'atto comporta un costo, una sorta di affitto da pagare al Demanio, che deve essere sostenuto dall'amministrazione.
Al prefetto sembrava fosse stata questa la soluzione - temporanea -  individuata e condivisa da tutti, per risolvere l'emergenza. Ma invece della richiesta in prefettura è arrivata una lettera di Cammarata nella quale si affronta il problema casa in generale.

Marino ha quindi risposto al sindaco sottolineando che, seppur d'accordo con lui sulla necessità di coinvolgere il governo nazionale per risolvere il problema casa, c'era in atto la necessità di trovare una soluzione immediata per risolvere un'emergenza immediata, quella delle diciotto famiglie che dormono dentro al municipio.
Ricevuta la missiva, il sindaco di Palermo sembra aver capito quali sono le priorità e con una nuova lettera al prefetto stavolta ha chiesto la requisizione per sei mesi dell'ex pensionato universitario dei gesuiti di Casa Professa. Cammarata ha, quindi, dato disposizioni all'assessore al Patrimonio, Pippo Enea, ''per un tempestivo sopralluogo finalizzato ad accertare la destinabilità dei locali all'utilizzo prospettato''. Un sopralluogo che verrà fatto ''in tempi brevissimi'', dice Enea.

Ma la sistemazione nell'ex pensionato non convince i senza casa, che dopo aver vissuto per più di due anni accampati a Villa Pignatelli, temono di essere nuovamente dimenticati e nuovamente abbandonati. Il gruppo consiliare ''Altra Palermo'', che insieme con le famiglie ha indetto l'assemblea permanente, sta preparando un altro pacchetto di proposte. ''Il pensionato - ha detto la capogruppo Antonella Monastra - non può essere la soluzione immediata a questa situazione: si devono fare lavori di rifacimento. Potrebbe essere utile, in prospettiva, come albergo cittadino per tamponare le emergenze. Del resto è importante ricordare che insieme con i senzatetto protestano anche i cittadini privati dell'assistenza economica continuativa. Anche loro aspettano risposte''.
 
- ''L'emergenza abitativa a Palermo'' di G. Notari

- ''La marcia dei 60 mila alla ricerca di una casa'' di A. Fraschilla (Repubblica/Pa 24/10/07)

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31 ottobre 2007
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