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ACCANIMENTO POLITICO

Sul caso di Eluana Englaro è scontro aperto tra Governo e Quirinale

07 febbraio 2009

Il Governo, o meglio, il capo del Governo, Silvio Berlusconi, ha trovato il capro espiatorio per il difficilissimo "caso Englaro". La più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica, avalla una "politica dell'indifferenza verso la vita", qualcosa di inaccettabile e con la quale combattere con tutti i mezzi. Insomma, se Giorgio Napolitano vuole la morte di Eluana Englaro, Silvio Berlusconi farà di tutto affinché la vita di quest'ultima venga preservata.

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge in materia di alimentazione e idratazione relativo al caso di Eluana. Il ddl è stato fortemente voluto dopo che il Quirinale aveva deciso di non firmare il decreto varato nel pomeriggio dall'esecutivo.
"Abbiamo preso atto della decisione del Quirinale di non firmare il decreto legge che abbiamo approvato al Cdm (nel pomeriggio, ndr) - ha spiegato il premier Silvio Berlusconi al termine del Cdm che si è riunito ieri sera -. Ci siamo quindi riuniti questa sera in seduta straordinaria e abbiamo preso atto di questo rifiuto del capo dello Stato. In particolare, abbiamo ribadito l'esigenza e l'urgenza assoluta del provvedimento sul caso Englaro".
Berlusconi ha quindi rivolto un appello al presidente del Senato, Renato Schifani, per una immediata convocazione dell'assemblea di palazzo Madama per una seduta straordinaria allo scopo di esaminare il ddl approvato dal governo in sostituzione del decreto sulla vicenda Englaro. Il premier ha detto che la risposta del Parlamento arriverà in breve tempo: "Il governo - ha spiegato - ha rivolto un accorato appello al presidente del Senato per una immediata convocazione del Senato in seduta straordinaria. Credo che convocherà subito una riunione dei gruppi e poi i gruppi decideranno quando potersi riunire. Se ci sarà la volontà di fare presto, noi crediamo ci possa essere una risposta da parte del Parlamento in pochissimo tempo". "Potrebbe non essere troppo tardi per Eluana - ha aggiunto Berlusconi -. Per una persona normale è possibile stare due o tre giorni senza bere, rivolgetevi a Pannella".
"Siamo pronti a lavorare anche sabato e domenica per approvare la norma 'salva-Eluana'" ha fatto sapere il presidente dei senatori dell'Udc Giampiero D'Alia.

Solo lunedì, però, si chiariranno quali potranno essere i tempi dell'approvazione del decreto legge. I passaggi sono obbligati: prima dovrà tenersi la conferenza dei capigruppo che decide l'assegnazione del testo, presumibilmente alla commissione Sanità dove è già in atto la discussione sul testamento biologico; a quel punto il presidente della commissione Antonio Tomassini convoca l'ufficio di presidenza per disporre le procedure necessarie e verifica se esiste una volontà politica concorde per accelerare l'esame del provvedimento che, se approvato in sede deliberante, non dovrebbe passare in Aula. Nel caso non dovesse riscontrarsi un clima di concordia politica fra le diverse forze, sulla base dell'art. 72 della Costituzione, o il governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto dei commissari possono richiedere il passaggio in Aula. Si tratterebbe di una decisione strategica cui la maggioranza potrebbe fare ricorso perché, una volta in Aula, è possibile contingentare i tempi e far decadere eventuali emendamenti.

Lo scontro istituzionale - La vicenda di Eluana Englaro, dopo l'avvio della procedura di graduale abbandono delle terapie nella clinica La Quiete di Udine, ha assunto il risvolto di un gravissimo scontro istituzionale dopo che, nel pomeriggio di ieri (venerdì 6 febbraio 2009) il presidente Napolitano si è rifiutato di firmare il decreto legge del governo. "Preso atto con rammarico della deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto-legge relativo al caso Englaro, - aveva sottolineato la presidenza della Repubblica - avendo verificato che il testo approvato non supera le obiezioni di incostituzionalità" da lui "tempestivamente rappresentate e motivate", ha ritenuto di "non poter procedere alla emanazione del decreto".
Già ieri mattina il Colle aveva preannunciato il suo no all'ipotesi di un decreto legge scrivendo una lettera informale al Consiglio dei ministri (lettere che riportiamo integralmente a fine articolo, ndr). Ma dopo un lungo confronto, il Cdm ha deciso ugualmente di varare il dl sul caso Englaro.
"Si prende atto delle osservazioni del Quirinale, ma non possiamo condividere la sua analisi politica", sarebbe stato il ragionamento del presidente del Consiglio condiviso dai colleghi presenti alla riunione fiume anche se decisivo sarebbe stato l'intervento di Berlusconi di fronte ad alcune riserve. Il ministro Stefania Prestigiacomo, infatti, avrebbe chiesto di astenersi dal voto. Pronta la replica di Berlusconi che avrebbe chiesto ai suoi colleghi di dare un'immagine di compattezza su un tema delicato anche alla luce della bocciatura del presidente della Repubblica. "In questo momento, non possiamo permetterci divisioni e dobbiamo essere uniti e se qualcuno si astiene, si prepari alle dovute conseguenze", avrebbe detto secondo fonti ministeriali. Davanti ai giornalisti poi, il premier ha rivendicato l'unanimità della decisione: "Sono orgoglioso e onorato della discussione di alto livello morale e di cultura giuridica", ha affermato.
 
Quanto alle motivazioni del decreto in conferenza stampa il premier aveva spiegato: "Non mi volevo sentire responsabile di un'omissione di soccorso per una persona in pericolo di vita. Eluana - ha sottolineato - è una persona viva, respira, le sue cellule cerebrali sono vive e potrebbe in ipotesi fare anche dei figli. E' necessario ogni sforzo per non farla morire. Il governo ha quindi ritenuto che c'erano i motivi di necessità e di urgenza per adottare un decreto legge".
Il premier ha poi criticato l'atteggiamento di Napolitano: "Con la sua lettera si introduce una innovazione: il capo dello Stato in corso d'opera del Cdm può intervenire anticipando la decisione sulla necessità e urgenza di un provvedimento. Per questo abbiamo deciso all'unanimità di affermare con forza che il giudizio è assegnato alla responsabilità del governo. Se il capo dello Stato non firmasse e si caricasse di questa responsabilità nei confronti di una vita, noi inviteremmo immediatamente il Parlamento a riunirsi ad horas e approvare in due o tre giorni una legge che anticipasse quella legge che è già nell'iter legislativo".

Poco dopo, però, Napolitano ha confermato di non voler firmare il decreto. Il presidente, si legge in un comunicato, "ha preso atto con rammarico della deliberazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge relativo al caso Englaro. Avendo verificato che il testo approvato non supera le obiezioni di incostituzionalità da lui tempestivamente rappresentate e motivate, il presidente - conclude la nota - ritiene di non poter procedere alla emanazione del decreto".
Napolitano ha ricevuto l'appoggio del presidente della Camera Gianfranco Fini: "Desta forte preoccupazione - ha dichiarato il presidente della Camera - che il Consiglio dei ministri non abbia accolto l'invito del capo dello Stato, ampiamente motivato sotto il profilo costituzionale e giuridico, a evitare un contrasto formale in materia di decretazione d'urgenza".

Le critiche dall'opposizione - "Credo che il presidente del Consiglio voglia deliberatamente creare un incidente istituzionale" ha affermato il segretario del Pd Walter Veltroni. "Io credo - ha continuato - che in questa vicenda il merito c'entri poco ma che si tratti di un'intenzione politica. Nonostante il capo dello Stato abbia più volte fatto sapere di essere contrario all'intervento, il premier ha voluto approvare lo stesso il decreto, facendo poi proclami irresponsabili e molto gravi. Esprimo a Napolitano tutta la mia solidarietà".
E mentre il governo varava in tempi record il ddl, al grido di 'vergogna, vergogna!', o 'siete dei golpisti!' si è tenuto davanti a palazzo Chigi un sit in del Pd e della Sinistra radicale contro il decreto legge. Più di 200 persone hanno manifestato sotto il porticato della galleria Alberto Sordi, in piazza Colonna. Tante le bandiere del Pd, dei Verdi, dei radicali, della Sinistra democratica, Rifondazione comunista e del Partito socialista. Dice Marco Pannella con al collo un cartello e la scritta 'Pdl, partito dei lefebvriani': "il decreto annunciato da Berlusconi è una misura penosa e allucinante, corrisponde agli interessi e alla cultura di questo presidente del Consiglio". Gli ha fatto eco Bobo Craxi: "Il governo è entrato a gamba tesa su questa materia così delicata. Hanno trasformato palazzo Chigi in un ospedale, dove si parla dello stato di salute dei cittadini". Rincara la dose Angelo Bonelli dei Verdi: "siamo di fronte a un comportamento golpista da parte del governo che minaccia il capo dello Stato: o si fa il decreto oppure cambiamo la Costituzione".
Un nuovo presidio di protesta davanti a Palazzo Chigi è stato convocato per oggi pomeriggio dall'Associazione per la Sinistra di Roma 'Per il rispetto della legge, per il rispetto della dignità', si legge in una nota in cui si spiega che "il governo Berlusconi ha calpestato la dignità della famiglia Englaro, ha calpestato le leggi della Repubblica, ha aperto un volgare e gravissimo scontro istituzionale con la Presidenza della Repubblica. Per questo l'associazione Per la Sinistra di Roma, invita tutte le forze politiche e i romani a pertecipare al momento di protesta".

Il Vaticano deluso dal Capo dello Stato, soddisfatto dal Governo - "Sono costernato che in tutte queste diatribe politiche si ammazzi una persona" e "sono profondamente deluso" dalla decisione di Napolitano. Il cardinal Renato Raffaele Martino, presidente del pontificio consiglio Giustizia e Pace, non nasconde l'irritazione del Vaticano per la scelta del capo dello Stato. Martino aggiunge: "Ci speravo moltissimo nel decreto perchè era una maniera immediata per poter salvare una vita". 
All'esecutivo è arrivato invece il plauso di tutto il Vaticano. "Approvando il decreto legge sul caso di Eluana Englaro - ha affermato monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita - il governo ha fatto un gesto di grande coraggio, che sarà apprezzato dalla grande maggioranza di tutti i cittadini". "Pur nella differenza delle competenze che abbiamo - conclude Fisichella - ci rallegriamo che le istanze che abbiamo portato avanti in questi mesi sono state ascoltate e accolte".

Intanto nella clinica La Quiete di Udine... - Intanto, nella clinica friulana dove si trova Eluana Englaro, la "fase due" della procedura per la riduzione della nutrizione è iniziata ieri. La conferma è arrivata dall'avvocato Franca Alessio, curatrice di Eluana: "Penso che tutto si stia svolgendo come previsto. Il protocollo prevede che dopo tre giorni cominci lo stop all'alimentazione - ha aggiunto il legale -. I tre giorni sono passati e non intervenendo fatti nuovi si procede come previsto". Per oggi è prevista una nuova riduzione, l'ultima domenica: poi termineranno nutrizione e idratazione artificiali.
Sempre oggi, nella clinica sono attesi gli ispettori inviati dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi per verificare alcune caratteristiche della struttura. Un fatto che non preoccupa i legali della famiglia Englaro, come spiegato dall'avvocato Giuseppe Campeis: "Stiamo operando al di fuori del servizio sanitario nazionale, in quanto si tratta di un servizio appaltato tra l'associazione 'Per Eluana' e la casa di riposo". "Il decreto legge emanato dal governo Berlusconi non ha la firma del capo dello Stato per cui come tale noi andiamo avanti con il protocollo - ha aggiunto Campeis -. Se non ci saranno fatti nuovi e se non avverranno altri impedimenti, si proseguirà".
Circa il fascicolo aperto dalla Procura di Udine, l'avvocato ha precisato che "c'è già stato un chiarimento da parte del procuratore generale di Trieste per cui noi andiamo avanti nella legalità".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Corriere.it, Repubblica.it]

IL TESTO COMPLETO DELLA LETTERA INVIATA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI DAL CAPO DELLO STATO GIORGIO NAPOLITANO



Signor Presidente,
lei certamente comprenderà come io condivida le ansietà sue e del Governo rispetto ad una vicenda dolorosissima sul piano umano e quanto mai delicata sul piano istituzionale. Io non posso peraltro, nell'esercizio delle mie funzioni, farmi guidare da altro che un esame obiettivo della rispondenza o meno di un provvedimento legislativo di urgenza alle condizioni specifiche prescritte dalla Costituzione e ai principi da essa sanciti. I temi della disciplina della fine della vita, del testamento biologico e dei trattamenti di alimentazione e di idratazione meccanica sono da tempo all'attenzione dell'opinione pubblica, delle forze politiche e del Parlamento, specialmente da quando sono stati resi particolarmente acuti dal progresso delle tecniche mediche. Non è un caso se in ragione della loro complessità, dell'incidenza su diritti fondamentali della persona costituzionalmente garantiti e della diversità di posizioni che si sono manifestate, trasversalmente rispetto agli schieramenti politici, non si sia finora pervenuti a decisioni legislative integrative dell'ordinamento giuridico vigente. Già sotto questo profilo il ricorso al decreto legge, piuttosto che un rinnovato impegno del Parlamento ad adottare con legge ordinaria una disciplina organica, appare soluzione inappropriata.

Devo inoltre rilevare che rispetto allo sviluppo della discussione parlamentare non è intervenuto nessun fatto nuovo che possa configurarsi come caso straordinario di necessità ed urgenza ai sensi dell'art. 77 della Costituzione se non l'impulso pur comprensibilmente suscitato dalla pubblicità e drammaticità di un singolo caso. Ma il fondamentale principio della distinzione e del reciproco rispetto tra poteri e organi dello Stato non consente di disattendere la soluzione che per esso è stata individuata da una decisione giudiziaria definitiva sulla base dei principi, anche costituzionali, desumibili dall'ordinamento giuridico vigente.
Decisione definitiva, sotto il profilo dei presupposti di diritto, deve infatti considerarsi, anche un decreto emesso nel corso di un procedimento di volontaria giurisdizione, non ulteriormente impugnabile, che ha avuto ad oggetto contrapposte posizioni di diritto soggettivo e in relazione al quale la Corte di cassazione ha ritenuto ammissibile pronunciarsi a norma dell'articolo 111 della Costituzione: decreto che ha dato applicazione al principio di diritto fissato da una sentenza della Corte di cassazione e che, al pari di questa, non è stato ritenuto invasivo da parte della Corte costituzionale della sfera di competenza del potere legislativo.
Desta inoltre gravi perplessità l'adozione di una disciplina dichiaratamente provvisoria e a tempo indeterminato, delle modalità di tutela di diritti della persona costituzionalmente garantiti dal combinato disposto degli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione: disciplina altresì circoscritta alle persone che non siano più in grado di manifestare la propria volontà in ordine ad atti costrittivi di disposizione del loro corpo.

Ricordo infine che il potere del Presidente della Repubblica di rifiutare la sottoscrizione di provvedimenti di urgenza manifestamente privi dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza previsti dall'art. 77 della Costituzione o per altro verso manifestamente lesivi di norme e principi costituzionali discende dalla natura della funzione di garanzia istituzionale che la Costituzione assegna al Capo dello Stato ed è confermata da più precedenti consistenti sia in formali dinieghi di emanazione di decreti legge sia in espresse dichiarazioni di principio di miei predecessori. Confido che una pacata considerazione delle ragioni da me indicate in questa lettera valga ad evitare un contrasto formale in materia di decretazione di urgenza che finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare.

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07 febbraio 2009
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