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Ad un passo dalla libertà ...

Un detenuto si è ucciso a pochi giorni dalla libertà. "Una sconfitta per l'Amministrazione carceraria e per il sistema giustizia"

29 ottobre 2011

Non avrebbe trovato uno straccio di speranza in quella libertà che gli sarebbe stata restituita nel giro di tre giorni: anzi, solo inadeguatezza a tornare nel mondo "normale".
Giovedì sera nel carcere di Livorno Agatino Filia, 56 anni, catanese, ha deciso di togliersi la vita impiccandosi con dei pezzi di stoffa. Aveva passato un lungo periodo della sua vita in carcere (anche per omicidio) e stava per uscire: oggi, avrebbe finito di espiare l’ultima pena, per furto.
Un gesto estremo che ha lasciato nello sgomento polizia e personale civile del penitenziario: raccontano che era una persona introversa ma si era conquistato la fiducia di molti. Era seguito da una psicologa con cui di recente aveva avuto colloqui. Il carcere, in ogni caso, era diventato la sua casa: aveva pure un lavoro, addetto alle pulizie, con libertà di muoversi fuori dalla cella oltre l’orario stabilito. Ieri ha chiesto di poter ramazzare la scala che porta all’infermeria: lì la vigilanza è minore, lì si è ucciso.

"Penso che abbia avuto timore di uscire perché forse non aveva possibilità di accoglienza nella società – rileva il capo del Dap Franco IontaAltrimenti è impensabile commettere un atto così drammatico". Resta, aggiunge, che il suicidio di detenuti è "una sconfitta per l'Amministrazione e il sistema giustizia".
"Era un uomo solo e angosciato da cosa la vita poteva rappresentare, aveva paura del futuro – ha raccontato il garante dei detenuti di Livorno Marco SolimanoSono molto colpito soprattutto se penso che di solito i detenuti contano i giorni che li separano dall'uscita. Provo dolore e amarezza perché è una responsabilità collettiva. In carcere la vita è come vista attraverso un caleidoscopio, ti 'sparcellizza', costruirsi un'identità è difficile. E’ un mostro che ti mangia. Quando invece l'inclusione sociale è il fondamento della pena".
"Non è il primo suicidio in carcere in prossimità di remissione in libertà – osserva il segretario della Uil Penitenziari Eugenio SarnoE' plausibile parlare di sindrome da paura di adattamento sociale. Un sistema paralizzato dall’impossibilità di affermare il mandato rieducativo non è in grado di preparare ad una nuova vita sociale".
"La via più radicale per eliminare tutti questi disagi – aggiunge Donato Capece, segretario del Sappe – sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e del ruolo del carcere".
A Livorno, dati Sappe, ci sono 440 reclusi contro 284 posti, gli agenti sono 217 anziché 305. Le condizioni "inumane", afferma il senatore Marco Filippi (Pd), sono note ma "il ministero non ha mai fatto niente per migliorarle, tanto che si potrebbe parlare di una precisa volontà, quasi un’istigazione al suicidio".
"Di fronte a un caso come quello di Livorno, a fare autocritica non deve essere solo l'amministrazione penitenziaria, ma anche la famiglia, gli enti locali, la società tutta", rileva il coordinatore dei garanti regionali dei diritti dei detenuti, senatore Salvo Fleres, che reputa indispensabile un procedimento giudiziario sulla morte del detenuto.

Carceri affollate, secondi solo alla Serbia e un suicidio ogni 5 giorni - Triste primato per l'Italia, che vede le sue carceri tra le più affollate d'Europa. Con 67.428 detenuti stipati in 45.817 posti, il nostro Paese presenta un tasso di sovraffollamento di 147 detenuti ogni 100 posti. Al primo settembre 2009, data dell'ultima rivelazione ufficiale del Consiglio d'Europa, il tasso di sovraffollamento era analogo (148,2%) e rappresentava un record assoluto nel Vecchio Continente, superato solo dalla Serbia (157,9%). In Francia il tasso era del 123,3%, in Germania del 92%, in Spagna del 141%, nel Regno Unito del 98,6%, mentre la media europea si attestava al 98,4%.
A scattare la fotografia, che getta non poche ombre sul sistema penitenziario del nostro Paese, è l'VIII Rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione di Antigone onlus, presentato in questi giorni a Roma.

Al primo settembre 2009 l'Italia aveva 106,6 detenuti ogni 100 mila abitanti (oggi sono 111,4). In Francia il numero scendeva a 103,1 su 100 mila, in Germania si attestava a 89,3, in Spagna saliva a 167,5, nel Regno Unito era a 150,5. Eppure, stando al Rapporto 'Prigioni malate' che riporta dati Eurostat, i tassi di criminalità in Italia sono piuttosto bassi, con 4.545 reati registrati ogni 100 mila abitanti. Dati leggermente superiori in Spagna e Francia, rispettivamente con 5.147 e 5.559 reati registrati per 100 mila abitanti, mentre Germania e Regno Unito presentano tassi di criminalità decisamente più elevati, con 8.481 e 7.436 reati registrati per 100 mila abitanti.
Ma sono anche altre le anomalie italiane emerse dal confronto con diverse realtà europee. Mentre in Francia al primo settembre 2009 non aveva una sentenza definitiva il 23,5% dei detenuti, in Germania il 16,2%, in Spagna il 20,8% e nel Regno Unito il 16,7%, in Italia questa percentuale schizzava al 50,7%.
Altro dato che rende uniche nel Vecchio Continente le nostre carceri è la percentuale di persone condannate per reati previsti dalla legge sulle droghe. Se al primo settembre 2009 tra i definitivi in Francia questa percentuale era del 14,5%, in Germania del 15,1%, in Spagna del 26,2%, nel Regno Unito del 15,4%, da noi la percentuale si attestava a ben il 36,9%. A dimostrazione dell'"impatto fortissimo che il giro di vite sulle droghe - sottolinea Patrizio Gonnella, presidente di Antigone onlus - ha avuto sul sistema penitenziario".

Italia fanalino di coda, inoltre, sull'applicazione di misure alternative al carcere. Se nel corso del 2009 hanno iniziato a scontare questo tipo di misure 123.349 persone in Francia, quasi 120 mila in Germania, 111.994 in Spagna e ben 197.101 persone nelle solo Inghilterra e Galles, in Italia le misure alternative alla detenzione sono diventate realtà solo per 13.383 persone.
Non solo. Un detenuto ogni 5 giorni si toglie la vita nelle carceri italiane. Nei penitenziari della Penisola si suicida circa un recluso ogni mille, rispetto ai dati nazionali che registrano fra la popolazione un suicidio ogni ventimila persone. Dall'inizio del 2011 al 25 ottobre scorso, mostra il Rapporto 'Prigioni malate', si contano 154 morti dietro le sbarre, di cui 53 per suicidio. A questi si aggiunge il detenuto che si è tolto la vita ieri a Livorno, a sole 48 ore dalla libertà.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign]

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29 ottobre 2011
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