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Addio a Vincenzo Consolo

Morto a Milano il grande scrittore siciliano. Raffinato intellettuale, raggiunse la notorietà nel '76 con il romanzo "Il sorriso dell'ignoto marinaio"

23 gennaio 2012

Lo scrittore Vincenzo Consolo è morto sabato scorso a Milano dopo una lunga malattia. Legato a Leonardo Sciascia, per lunghi anni consulente editoriale della casa editrice Einaudi per la narrativa italiana aveva raggiunto la grande notorietà nel 1976 con il romanzo rivelazione "Il sorriso dell'ignoto marinaio".
I funerali si svolgeranno a Sant'Agata di Militello (ME) dove Consolo era nato nel 1933.

Sesto di otto figli, Consolo negli anni Cinquanta si era trasferito a Milano per frequentare la Cattolica dove si è laureato in giurisprudenza. A Milano è poi tornato, dopo un breve periodo di insegnamento in Sicilia, negli anni Sessanta per seguire una sua aspirazione letteraria sulla scia di Verga, Capuana, De Roberto. A Milano, lavorando nella struttura di programmazione della Rai, intreccia un intenso rapporto con il grande giro culturale. Collabora con Einaudi e stringe rapporti intensi con Leonardo Sciascia e il poeta Lucio Piccolo.
Nel 1976 viene chiamato a Palermo dal direttore del giornale L'Ora, Vittorio Nisticò, con il quale già collaborava da alcuni anni. Conclusa l'esperienza siciliana, ritorna a Milano mentre esce il romanzo che gli dà una grande notorietà: "Il sorriso dell'ignoto marinaio".

"Più nessuno mi porterà nel Sud, lamentava Quasimodo. Invece - se m'è concesso il confronto - io nel Sud ritorno sovente". Così Vincenzo Consolo spiegava il suo ininterrotto rapporto con la terra e la cultura siciliane: "Da Milano, dove risiedo, con un volo di un'ora e mezza, atterro in Sicilia. Dalla costa d'oriente o d'occidente, ogni volta, come per ossessione, vizio, coazione a ripetere, celebrazione d'un rito, percorro l'isola da un capo all'altro, vado per città e paesi, sperduti villaggi, deserte campagne, per monti e per piane, per luoghi visti e rivisti non so quante volte".
L'ultima volta che Consolo era tornato in Sicilia è stato nell'estate di due anni fa. A Gratteri, sopra l'amata Cefalù, in una limpida serata d'estate si presentava "L'isola in me", un film documentario di Ludovica Tortora de Falco sulla Sicilia suggestiva e straziante di Consolo. Era un ritratto dello scrittore, dell'uomo e dell'artista attraverso i luoghi, i temi, le suggestioni letterarie della sua vita. Consolo si era assegnato quello che chiamava il "destino d'ogni ulisside di oggi": quello di "tornare sovente nell'isola del distacco e della memoria e di fuggirne ogni volta, di restarne prigioniero...". Di questo intenso legame passionale, civile e letterario con la Sicilia Consolo ha sempre dato testimonianza. Dalle profondità del mito ha ricavato una lettura lucida della storia italiana e siciliana dal dopoguerra a oggi. Lo ha fatto attraverso alcuni temi cruciali: l'emigrazione, la vita dei minatori delle zolfare, l'industrializzazione e le devastazioni del territorio, i terremoti e le selvagge ricostruzioni, le stragi mafiose. È una storia che Consolo ha vissuto in prima persona, condividendola con altri scrittori, in primo luogo Leonardo Sciascia a cui era profondamente legato.

E proprio Sciascia aveva segnato il suo percorso letterario cominciato nel 1963 con "La ferita dell'aprile". Prima che nel 1976 pubblicasse il suo secondo romanzo, quello che gli diede la notorietà, Consolo si era lasciato tentare (lui diceva "irretire") da Nisticò e da Milano era approdato a Palermo nella redazione del giornale L'Ora. Ma vi era rimasto solo pochi mesi, poi era tornato a Milano da dove ha continuato a tenere un rapporto intenso, e continuamente rinnovato, con la Sicilia. Di questo legame con la storia e la cultura siciliana sono testimonianza, oltre al sodalizio con Sciascia e all'amicizia con Gesualdo Bufalino, anche la sua intensa produzione letteraria, da "Le pietre di Pantalica" a "Retablo", da "Nottetempo casa per casa" (premio Strega 1992) a "L'olivo e l'olivastro", da "Lo Spasimo di Palermo" a "Di qua dal faro". L'ultima sua opera è "Il corteo di Dioniso" del 2009. A queste opere si aggiungono saggi di forte intonazione civile, interventi e una densa raccolta di articoli per il Messaggero e per l'Unità.


Vincenzo Consolo, Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino

Il ricordo di Gaetano Savatteri - "Per oltre dieci anni Vincenzo Consolo ha presieduto a Grotte, in provincia di Agrigento, il Premio Racalmare - Leonardo Sciascia, intitolato allo scrittore di Racalmuto che nel 1982 ne fu fondatore e primo presidente di giuria", dice Gaetano Savatteri, presidente del premio. "Consolo è rimasto sempre legato - aggiunge - a questi paesi e a questa zona, seguendone con scrupolo e con affetto le iniziative culturali. La presidenza, il comitato di selezione, la giuria popolare e tutti i collaboratori del Premio Racalmare piangono la perdita di una voce autorevole e mai scontata che ha raccontato la Sicilia con passione e lucidità".
Il sindaco Pisapia: "Profondo rammarico" - "Il mio cordoglio e la mia affettuosa vicinanza ai familiari di Vincenzo Consolo, la sua scomparsa mi rattrista profondamente anche perché ci legava un'antica amicizia". Con queste parole il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ha ricordato lo scrittore scomparso due giorni fa, sottolineando che "i suoi scritti e le sue opere, che hanno contribuito ad arricchire il patrimonio culturale italiano, sono un'importante eredità che Milano saprà valorizzare e diffondere anche tra le nuove generazioni".
Orlando: "Grandissima perdita" - "La scomparsa di Vincenzo Consolo - afferma il protavoce dell'Italia dei Valori, l'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando - è una grandissima perdita per la cultura, per la letteratura e per l'etica dell'Italia. Il suo Ritratto di un ignoto marinaio è un autentico capolavoro, che si pone in continuità con l'opera pittorica di Antonello da Messina e con l'opera teatrale di Luigi Pirandello: tutti profondamente siciliani, tutti autenticamente universali. Vincenzo Consolo è stato, per tanti di noi, un riferimento altissimo, quasi un padre spirituale, un sacerdote, un pastore laico. Lascia alla storia del nostro Paese splendidi scritti e la testimonianza di un'intransigente tensione etica".
Rita Borsellino: "Faro per la legalità" - "Vincenzo Consolo - dice Rita Borsellino - è stato tra i più grandi scrittori e intellettuali italiani, un maestro della letteratura mondiale. Ma a me piace ricordalo soprattutto per il suo rapporto con la Sicilia, per l'impegno verso una terra che ha amato profondamente e che ha raccontato con grande maestria e poesia. Sognava una Sicilia capace di cambiare, rinascere, riscattarsi. Odiava la mafia e con le sue opere e il suo impegno è stato un faro della lotta per la legalità. Io che ho avuto il grande onore di conoscerlo e di essere considerata da lui un'amica, oggi mi sento più sola".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica.it]

 

 

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23 gennaio 2012
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